#DjokovicOut: sui social la maggioranza è favorevole all’espulsione
AGI - L’incertezza sulla permanenza di Novak Djokovic, agli Australian Open, sta per trovare un epilogo, probabilmente definitivo: il ministro dell'Immigrazione federale, Alex Hawke, dopo aver valutato l’autodichiarazione compilata in aeroporto, ha deciso di cancellare il visto del tennista, la cui validità era stata ripristinata da un giudice, lunedì 10 gennaio.
Secondo il governo australiano Djokovic rappresenta un pericolo per la comunità, non essendosi vaccinato. Quindi va espulso. Ma i legali hanno immediatamente inoltrato ricorso, una corsa contro il tempo perché lunedì inizia il torneo.
Da quando è atterrato in Australia, il 5 gennaio, il numero uno del tennis mondiale ha ammesso gli errori commessi sui documenti di viaggio, e sul suo comportamento dopo essere risultato positivo al test del coronavirus, a dicembre. Il suo nome era stato provvisoriamente incluso nel sorteggio in attesa degli sviluppi, che stanno arrivando in questi giorni.
A pochissime ore dalla decisione del ministro, l’hashtag #DjokovicOut diventa trending topic su Twitter, ma già nei giorni scorsi Djokovic su Instagram aveva condiviso la sua versione dei fatti: riconosce alcuni errori commessi, ma attacca i media per non aver correttamente informato il pubblico.
Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo analizzato le conversazioni sul web, sull’intera vicenda che sta interessando non solo gli appassionati di tennis, ma ampie fasce di audience dei social, di diversa estrazione e orientamento, “no vax” o favorevoli al vaccino. Dieci giorni nei quali sul web la discussione non si è mai spenta, pronta a ripartire in poche ore, a seconda delle notizie provenienti dall’Australia.
I picchi delle conversazioni sul caso Djokovic si sono registrati in concomitanza con il suo arrivo in Australia, il 5 gennaio quando il tennista serbo è arrivato all'aeroporto Tullamarine di Melbourne, dove è stato trattenuto in una saletta dello scalo. Il suo visto è stato annullato e Djokovic trasferito al Park Hotel, dove risiedono rifugiati politici e richiedenti asilo. Già qui le polemiche tra supporters e detrattori si sono innescate, in realtà amplificando una discussione molto più ampia, sui vaccini e le restrizioni delle libertà.
Il successivo picco si è registrato tra il 10 e 11 gennaio quando in tribunale Djokovic ha presentato dichiarazione giurata in cui affermava di non essersi vaccinato, vedendosi ripristinare il visto; secondo il giudice, infatti, al giocatore non è stato concesso abbastanza tempo per parlare con i suoi avvocati. Il tennista viene rilasciato, potendosi allenare al Melbourne Park. Esultano i suoi tifosi e un’ampia parte dell’audience ostile alle vaccinazioni contro il covid.
Ma il picco più alto dell’interesse e delle conversazioni caratterizzate da #DjokovicOut si concretizza il 14 gennaio, in occasione della decisione del ministro dell’immigrazione, Alex Hawke.
Il sentiment analysis mostra una percentuale del 62% di persone che hanno commentato la vicenda, favorevoli all’espulsione del tennista dal torneo, e dal Paese. Dal 3 gennaio solo su Twitter sono stati pubblicati più di 60mila contenuti, che con i commenti e retweet salgono a 192mila, in appena dieci giorni. Una vicenda che ha provocato alti tassi di interazioni e partecipazione, ma solo il 4% ne parla facendo riferimento al tennis e agli aspetti tecnici del torneo. Sui social è un tema esclusivamente politico e sanitario.
Analizzando l’audience, #DjokovicOut non include solo polemiche o contenuti ostili, prese di posizione tra i favorevoli e contrari. In rete, infatti, in queste ore spopolano tantissimi meme e contenuti umoristici, card e fotomontaggi per sdrammatizzare e scherzare sulla cancellazione del visto.
Tra i vari argomenti discussi all’interno del contenitore tematico #DjokovicOut troviamo una prevalenza degli utenti concentrarsi sulla vaccinazione: il tennista “doveva vaccinarsi” e tutti i problemi non si sarebbero presentati, permettendogli di giocare al torneo. Molto meno presenti nelle conversazioni la “falsa testimonianza” e “l’intervista da positivo” rilasciata all’Équipe in Serbia il 18 dicembre, e le trasferte precedenti.