Sayonara, Nike. Ovvero addio: Roger Federer cambia sponsor tecnico, abbandonando quello americano che lo accompagnava da 24 anni e ne sposa uno giapponese, Uniqlo, marca d’abbigliamento fast fashion (paragonabile a Zara o H&M) fondata a Ube nel 1949. Il contratto tra il tennista svizzero numero 2 al mondo e Nike era scaduto a marzo, ma da allora lo sportivo aveva continuato a indossare abiti marchiati dal tradizionale baffetto. L’indiscrezione della trattativa con Uniqlo circolava da settimane, ma la conferma è arrivata nel primo pomeriggio del 2 luglio quando Federer è sceso in campo a Londra per il primo turno del torneo di Wimbledon, uno dei più importanti al mondo. Una vetrina impareggiabile, e su Twitter la notizia è rimbalzata velocemente. La stessa Uniqlo ha scelto di affidare al social network l’annuncio dell’accordo.
Un contratto storico
Il tabloid britannico Daily Express riporta le parole di un comunicato diffuso da Roger Federer proprio in concomitanza con l’inizio della partita odierna contro Dušan Lajović. “Sono profondamente impegnato nel tennis e nel vincere tornei, ma come Uniqlo provo anche un grande amore per la vita, la cultura e l'umanità. Condividiamo una forte passione nel tentativo di avere un impatto positivo sul mondo che ci circonda e non vediamo l’ora di combinare i nostri sforzi creativi”. Con un post su Facebook Uniqlo ha spiegato i motivi dell’accordo: “Federer è uno dei più grandi campioni della storia – le parole del fondatore, presidente e Ceo di Uniqlo, Tadashi Yanai -; il mio rispetto per lui va oltre lo sport”. E oltre lo sport andrà anche il contratto: secondo Espn “l’accordo vale più di 300 milioni di dollari in dieci anni e prevede una clausola senza precedenti che garantisce a Federer di continuare a ricevere i soldi anche se non giocherà”. Il campione elvetico, che in bacheca ha già 20 Slam – record di tutti i tempi -, il prossimo 8 agosto compirà 37 anni.
Il patron di Uniqlo, l’uomo più ricco del Giappone
“Il nostro accordo riguarderà l’innovazione sia in campo che fuori, condividendo lo scopo di cambiare in meglio il mondo – queste le parole di Yanai -. Spero che insieme potremo migliorare la qualità della vita del maggior numero di persone”. Il tabloid aggiunge che tra gli obiettivi condivisi dall’azienda giapponese e dal tennista svizzero ci sarebbe quello di “portare il tennis in nuovi posti, anche nel campo della tecnologia e del design”. Ma che cos’è Uniqlo e chi è Tadashi Yanai? Sessantanove anni, 35esimo tra i più ricchi al mondo nel 2014 secondo Bloomberg e il primo in assoluto in Giappone nel 2016 con un patrimonio da 18 miliardi di dollari, Yanai ha creato un impero partendo da una piccola azienda di famiglia.
Quella dei suoi genitori che, nel secondo dopoguerra, gestivano un piccolo negozio di abbigliamento dove il padre si era specializzato in abiti maschili preconfezionati, raccontava Il Foglio in un reportage del 2016. Il suo primo negozio nasce nel giugno del 1984: si chiama Unique Clothing Warehouse, poi abbreviato nel moderno Uniqlo. I negozi Uniqlo, inconfondibili per il loro marchio rosso che da oggi abita anche il petto di Roger Federer, sono più di milleseicento in tutto il mondo. In patria, scrive Il Foglio, sono dappertutto: una marca diffusa al punto che “indossare i capi di abbigliamento della catena, tra i più giovani, è considerato un po’ da sfigati”. E nello slang urbano giapponese è entrato di diritto un neologismo, unibare, che indica proprio l’indossare un capo di quella marca. Inutile dire che non si tratta di un complimento.
Parola d’ordine: fallimento
Yanai ha un mantra: il fallimento. Lo racconta Channel News Asia in un video in cui spulcia tra le curiosità che riguardano il fondatore di Uniqlo. Nel suo trascorso da imprenditore, infatti, Yanai alcuni passi falsi li ha fatti: ha tentato di sbarcare nel Regno Unito a inizio millennio, per esempio, chiudendo nel giro di un paio d’anni. Ma da quegli errori qualcosa ha imparato: e nel 2019, dopo Belgio, Francia, Germania, Spagna e il ritorno a Londra, anche l’Italia avrà il suo primo negozio Uniqlo. Sarà a Milano e aprirà la prossima primavera.