R io de Janeiro - Troppo forti, troppo veloci, troppo giovani. Il Dream Team versione Rio spazza via l'Argentina (105-78), prenota il classico con la Spagna in semifinale e fa calare il sipario sulla generazione d'oro del basket albiceleste. Si chiude qui la dinastia di Ginobili, Nocioni, Scola e Delfino, ultimi superstiti di quella straordinaria impresa datata 28 agosto 2004 quando, ad Atene, l'Argentina diede una lezione agli Usa di Iverson, Marbury, Duncan e Wade prima di volare verso l'oro olimpico a spese dell'Italia. Da allora, pero', sono cambiate tante cose. Quell'edizione e gli schiaffi ricevuti da Porto Rico e Lituania prima della debacle con l'Argentina suonarono come una sveglia per gli States. Il Dream Team, per essere tale, aveva bisogno dei migliori in assoluto e a Pechino prima e Londra poi i big sono tornati a rispondere all'appello. Da quella clamorosa sconfitta sono arrivate 22 vittorie su 22 (comprese le cinque della fase a gironi di Rio) e due ori olimpici, con doppia 'vendetta' sugli argentini, battuti in semifinale nelle scorse due edizioni. Forse appagati, gli americani sono tornati a schierare ai Giochi non la miglior formazione possibile (LeBron e Curry sono rimasti a casa tanto per citare i protagonisti delle ultime Finals) ma con gente come Durant, Irving ed Anthony - unico reduce di Atene ma in panchina in quella sfida - seppur con qualche difficolta' hanno continuato a dettare legge. E l'ennesima sfida con i sudamericani, anche stavolta, non ha riservato sorprese.
L'Argentina e' partita bene, affidandosi alle invenzioni di Campazzo e a transizioni veloci che hanno mandato in tilt la difesa americana fino a raggiungere il 19-9 con una tripla di Nocioni. Ma a quel punto gli Usa, che erano gia' dominanti a rimbalzo, soprattutto sotto il canestro sudamericano, si sono destati dal loro torpore, hanno aumentato l'intensita' e piazzato un controparziale per il 25-21 di fine primo quarto. Nonostante il calore del proprio pubblico alla Carioca Arena 1, il quintetto argentino e' lentamente affondato sotto i colpi di DeCousins, inarrestabile nel pitturato, e Durant, caldissimo dalla distanza, e il parziale a stelle e strisce e' arrivato fino al 17-2 (36-21). Della squadra che aveva rischiato grosso contro Australia, Serbia e Francia nessuna traccia: col passare dei minuti la superiorita' degli statunitensi si e' fatta imbarazzante, con George e Irving che si sono uniti alla festa. La partita, di fatto, era gia' chiusa dopo i primi due quarti (56-40) piu' di quanto non dica il punteggio. Gli americani, fisicamente straripanti, hanno mostrato di saper arrivare prima su ogni pallone, lasciando le briciole agli avversari che certo non hanno difettato in generosita'. E' finita fra gli ole' degli spettatori ad accompagnare le giocate di Durant (27 punti con 7/9 da tre) e George (17 punti). Ora la Spagna di Scariolo, come nelle ultime due finali olimpiche, penultimo ostacolo verso il terzo oro di fila. I tifosi argentini, intanto, applaudono i loro giocatori, in primis Ginobili (14 punti alla fine per lui, 15 per Scola che e' il migliore dei suoi), che uscendo dal campo non trattiene le lacrime. Il giusto omaggio per congedare gli ultimi eroi di Atene. (AGI)