P ianti e risate. Gli atleti a cinque cerchi. Piangono, subito dopo la gara, e ridono di nuovo, subito dopo. Piangono e ridono, alla premiazione. Piangeranno e rideranno ancora, magari fino alla prossima Olimpiade. Mentre ridono soltanto, e spassionatamente, istintivamente, platealmente, genuinamente, i giovanissimi tifosi sudcoreani schierati in tribuna in a PyeongChang mentre qualcuno, più anziano, gli indica Kim Jong-un, che passeggia sventolando una improbabile bandierina. Non è il vero dittatore nordcoreano che tiene divise le due Coree e terrorizza il mondo con un dito premuto sulla bomba nucleare. E’ un imitatore. Ma quel risata vale più di qualsiasi trama diplomatica, di qualsiasi blocco, di qualsiasi sezione più o meno violento. “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”, risale agli antichi latini ed è sempre moderna.
Dal disastro allo sprint d’oro
Raramente si vede un atleta incassare così male la sconfitta, con la mascella serrata, il capo chino, gli occhi che vagano, i pugni stretti. Raramente il secondo si vede soffiare l’oro olimpico da sotto il naso con una prova assolutamente superba. Il giapponese Ayumu Hirano è stato sfortunato: perché queste cose nell’ultima run di snowboard succedono, e perché nell’half pipe quei due double Cork 1440 consecutivi, conditi di rotazioni e volteggi assolutamente perfetti, che è costretto a vedere all’ultimo momento sono firmati in cielo dal dio della specialità. Che risorge quando sembrava ormai defunto.
Hirano lo sa, lo sbowboard lo sa, il pubblico lo sa: solo Shaun White poteva farcela. Solo il fenomenale asso statunitense che aveva vinto l’oro a Torino 2006 e Vancouver 2010, ma quattro anni fa, dopo la batosta del quarto posto a Sochi si era posto mille domande sulle motivazioni per continuare a rischiare l’osso del collo a ogni salto, e sembrava definitivamente perso come campione, mentre cambiava totalmente allenatore, sponsor, manager, tutto. E poi a ottobre sembrava perso anche come semplice atleta, peraltro a 31 anni, con una lunga carriera alle spalle, costretto a fronteggiare un terribile infortunio. Mentre si allenava in Nuova Zelanda, aveva mancato l'uscita di una figura, aveva picchiato contro le pareti della pista, aveva trovato un impatto ancor più traumatico in ricaduta, aveva macchiato la pista del suo sangue, aveva la faccia irriconoscibile (62 punti di sutura, anche nella lingua), aveva un’embolia polmonare, aveva il corpo in poltiglia e lo spirito a pezzi. Ma, soprattutto, aveva scoperto un avversario nuovo, subdolo, imbattibile, la paura.
“Molestie sessuali solo gossip”, ahi, ahi!
Perciò, il povero Hirano è stato sfortunato. Perché, malgrado tutto ciò, cinque giorni di osservazione e quattro mesi di allenamento dopo quel terribile incidente, “Animal” (per la somiglianza ad un personaggio del Muppet Show) o se preferite “The Flying Tomato” per la capigliatura rossa, ha rivinto l’oro olimpico, il terzo, con lo stesso esercizio che l’aveva mandato all’ospedale.
L’unico che poteva consentirgli di arrivare al miracoloso, aureo, 97.75, sorpassando il 95.25 del giapponese, secondo anche a Sochi 2014. “Sapevo che ce l’avevo dentro, la paura era fuori dalla porta, sono all’Olimpiade, devo farlo, sono di nuovo al top, nella posizione che preferisco, con tutta la pressione del mondo e una sola run. Cose così tirano fuori il meglio di me, sono felice che sono parte del mio essere un combattente”.
E’ il suo terzo oro, il numero 100 dell’America ai Giochi invernali, il primo in cui i cronisti fanno domande sulle presunte molestie sessuali del 2006 di cui lo accusa Lena Zawaideh, ex batterista del suo gruppo musicale, “Bad Things”, che nel 2014 incise un album, ma poi s’è sciolto. “Sono orgoglioso di quello che sono, che è una cosa che non dico mai. Questa vittoria per me significa il mondo”, risponde lui, fiero. “Siamo qui per parlare di sport, non di gossip”. Per poi chiedere scusa al Today Show della Nbc: “Ho usato delle parole troppo semplici per descrivere un soggetto così delicato. Sono sinceramente dispiaciuto, ero sopraffatto dall’emozione e desideravo parlare solo della mia incredibile giornata sportiva e dividere la mia esperienza. E quando ho detto che sono fiero di me, volevo dire che negli anni sono cresciuto come persona e sono orgoglioso di quello che sono oggi”. Nemmeno un campione olimpico miracoloso può dribblare il tema più sentito dall’opinione pubblica americana…
A.A.A. Cercasi fidanzato…
“Sembra proprio che sia il giorno di San Valentino… Me ne sono dimenticata, visto che sono all’Olimpiade e sono single. C’è qualche altro single che vuol essere il mio Valentino?”. A questo simpatico, quando inatteso tweet hanno risposto in tanti, anche un italiano, anche il mito del freestyle francese, Martin Fourcade. Ma la cosa più sorprendente è l’autore del cinguettio che cerca l’amore: è addirittura Lindsey Vonn, una delle donne - non solo delle atlete - più desiderate del pianeta.
Arianna IV
Arianna Fontana è la seconda portabandiera azzurra ad aggiudicarsi l’oro ai Giochi Invernali dopo Deborah Compagnoni (gigante 1994). Prima, due uomini: Paul Hildgartner (slittino 1984) e Alberto Tomba, oro in gigante ad Albertville 1992
Minacce web imparabili
La pattinatrice canadese Kim Boutin che ha vinto il bronzo dei 500 metri short track grazie alla squalifica dell’eroina di casa Choi Minjeong (colpevole di gravi scorrettezze contro Arianna Fontana), è stata subissata di minacce via web. Il Cio, attraverso il portavoce Mark Adams, pur chiedendo di rispettare gli atleti e confermando il sostegno del Comitato Internazionale Olimpico, ha chiarito che non può controllare i social media e il pubblico. E ha invitato il comitato olimpico nazionale canadese ad “assicurarsi che i suoi atleti siano adeguatamente protetti e sorvegliati».
“Red, sei sveglio?”
Il 17enne americano Red Gerard deve ringraziare il compagno di squadra e di stanza Kyle Mack per aver firmato il primo oro olimpico di un millennial ai Giochi invernale nello snowboard slopstyle. La sera prima delle gare si è addormentato mentre guardava Brooklyn Nine-Nine su Netflix, e non ha sentito la sveglia alle 6. Venti minuti dopo, Mack l’ha chiamato al cellulare: “Red, sei sveglio vero?”. Red s’è buttato giù dal letto, ha infilato in bocca un sandwich all’uovo con prosciutto, avocado e formaggio, nella fretta, ha infilato la giacca del compagno ed è arrivato comunque in tempo per la gara delle 11.30. Forse anche per questo ci ha messo un po’ a carburare e, dall’11esimo posto, solo alla terza run, ha piazzato l’87.16 che gli ha consegnato l’oro.
Salvate la Statua della Libertà
Le portiere americane dell’Hockey hanno avuto il nullaosta per mantenere il disegni della Statua della Libertà che hanno sui caschi. Il Cio ha determinato che non si tratta di una violazione della politica contro i simboli politici. Non rappresenta uno slogan o un messaggio di qualsiasi identità o proposta, non è un simbolo pro o contro qualcosa o qualcuno, non è una minaccia o una proposta: è semplicemente una foto di un monumento. Era fondamentale che la risposta arrivasse prima del match contro la Russia.
Ovviamente Germania
I due Tobias tedeschi Wendl e Arlt si confermano campioni olimpici di doppio di slittino. In 1'31"697, precedono di 88 millesimi agli austriaci Penz-Fischler e di 290 millesimi gli altri tedeschi Toni Eggert e Sascha Benecken, dominatori dalle ultime due stagioni con 22 successi su 29 gare. Settimi i ventenni azzurri Ivan Nagler e Manuel Malleier, neo campioni del mondo juniores, a 866 millesimi.
Che belli i cinesi, imprendibili?
Le coppie italiane fanno davvero faville: sia Valentina Marchei-Ondrej Hotarek, settimi (74.50), che Nicola Della Monica-Matteo Guarise, noni (74.00), superano i propri limiti. Ma certo appaiono lontanissimi dai primi. Intanto i favolosi, velocissimi, armoniosissimi, cinesi Sui Wenjing-Han Cong che guidano la prova dopo il programma corto di pattinaggio di figure con lo straordinario punteggio di 82.39, migliorando la propria miglior prestazione mondiale sempre. Dietro di loro, sempre irraggiungibili, i russi, Evgenia Tarasova-Vladimir Morozov (81.68). Quindi, in lotta per il bronzo, i canadesi Meagan Duhamel-Eric Radford, i tedeschi Aljona Savchenko-Bruno Massot.
La Corea del Nord da applausi
Ai Giochi di Pyeongchang ci sono anche atleti della Corea del Nord, gli unici qualificati di diritto, e meritevoli di applausi, come la coppia di figure Ryom Tae-ok e Kim Ju-sik. Che ottengono un ottimo 69.40 nel programma corto, dopo una prova appassionata che li promuove alla seconda prova. Prendendosi anche la soddisfazioni un piazzamento tre posti migliore della coppia Usa,Alexa Scimeca-Knierim e Chris Knierim. Fra gli applausi dei propri sostenitori, accorsi in gran numero. “Ci hanno trasmesso forza e ed energia”, ha commentato Kim, orgogliosissima della miglior prestazione di sempre della Nord Corea nel pattinggio. Dopo che il mese scorso sono diventati i primi medaglisti del paese in una gara internazionale, col bronzo nei Campionati dei 4 continenti.
Povero sci alpino
Anche lo slalom femminile a Yongpyong è stato cancellato per il vento e riprogrammato per venerdì. E’ la terza gara di sci alpino rinviata, dopo la discesa uomini di domenica e il gigante donne di lunedì spostati a domani. Quando le previsioni sono buone. Venerdì, si dovrebbero disputare superG uomini e slalom donne. Sabato, il superG femminile. Tempo permettendo. Mentre la sveglia dovrebbe regalarci il risultato della libera maschile, con Christof Innerhofer che sembra il più in palla degli azzurri, anche se Peter Fill potrebbe fare Bingo. Favoriti Jansrud, Svindal e Feuz.
Moioli e Jacobellis nel destino
Domani slittino con la staffetta e chance di riscatto per l'Italia di Dominik Fischnaller, Voetter e Nagler-Malleier. Grande attesa per lo snowboard cross: prima gli uomini (con la punta Omar Visintin, due vittorie in stagione), poi le donne con la bergamasca Michela Moioli che la più famosa di sport mondiale, Sports Illustrated, dà favorita per l’oro.
Al quale ambisce anche la bella statunitense Lindsey Jacobellis, seconda ai Giochi di Torino 2006 e poi 4 volte campionessa mondiale e 10 volte medaglietta agli X Games, che però ha il tabù Olimpiadi. Al via anche lo Skeleton, coi fratelli lettoni Dukurs brothers, con le esotiche presente del primo ghanese, l’ex spinte Akwasi Frimpong, e del primo giamaicano, Anthony Watson, che, dopo l’esperienza da bobbista con gli Stati Uniti, ha aspirazioni massime fuori del ghiaccio e si descrive: attore, musicista e modello. Mentre la 10 volte medaglietta ai Giochi, la norvegese Marit Bjorgen, punta ad andare oltre il suo stesso mito nella 10 chilometri a tecnica libera.