AGI - Dopo ginocchio, piede, polso, addominali, ci mancava la lesione di secondo grado al muscolo ileopsoas della gamba sinistra. L’infortunio al più potente flessore dell’anca, che ha contribuito alla sconfitta di Nadal al secondo turno dell’Australian Open contro l’americano Mackenzie McDonald lo costringerà a stare lontano dai campi per sei o otto settimane.
Significa che salterà la tournée primaverile americana (Indian Wells e Miami) e dovrebbe ripresentarsi in campo al via della stagione su terra, in aprile. Il condizionale è d’obbligo per due motivi. Innanzitutto perché il fisico di Rafa dà ormai continui segnali di sopravvenuto sfinimento: e i tempi di recupero, dopo ogni infortunio, si allungano. Come è anche comprensibile che sia per un atleta che sottopone il suo corpo a movenze non proprio naturali da quando era un bambino.
Ma il condizionale è d’obbligo anche per un altro motivo: non si può escludere a priori che Rafa, proprio sulla falsariga del percorso del suo grande amico-avversario Roger Federer, preso atto che proseguire la stagione in questo modo rappresenterebbe per lui una via crucis intollerabile, scelga di chiudere la carriera dopo quest’ultimo infortunio.
Nadal è il più grande combattente della storia del tennis e proprio per questa sua caratteristica, oltre che per le parole che ha consegnato alla stampa dopo la sconfitta di Melbourne (“Cosa mi dà la motivazione per andare avanti? Semplice: mi piace quello che faccio”), si è portati a credere che il ritiro non avverrà adesso: ma casomai dopo aver tentato di conquistare il 15° titolo al Roland Garros, il suo giardino di casa, il terreno dove il suo mito è tutt’uno pure con le mura dello stadio del Bois de Boulogne.
Tuttavia le lacrime della moglie Xisca quando si è resa conto che il marito contro McDonald aveva scelto di restare in campo per onor di firma potrebbero dire più di quanto è sembrato in un primo momento. Potrebbero infatti avere il sapore delle stesse lacrime che sono comparse sul volto del marito e della signora Federer, Mirka, quando ha preso parte all’addio di Roger, alla Laver Cup del settembre scorso: quelle che sorgono anche in atleti consumati da mille emozioni quando si rendono contro che un’epoca è irrimediabilmente finita.
I precedenti
Nadal, va ricordato, è solito risorgere delle sue ceneri come l’Araba Fenice. Gli esempi si sprecano: basti ricordare che nel 2021 perse contro Tsitsipas in cinque set a Melbourne con la schiena sostanzialmente bloccata: e l’anno dopo tornò down under e vinse il titolo facendo gridare al miracolo milioni di appassionati.
Nel 2016 si ruppe il polso sinistro a Parigi, anche in quel caso facendo ritenere che la sua carriera fosse giunta al capolinea: dall’anno successivo in poi Rafa ha vinto altri cinque titoli parigini. E l’anno scorso pur di riuscire nell’impresa si è fatto anestetizzare a suon di punture il piede sinistro affetto dalla sindrome di Muller-Weiss, uscendo in stampelle dalla visita medica post-titolo a Barcellona.
Sofferenza che non gli ha impedito di giocare a Wimbledon dove però è stato bloccato da uno strappo ai muscoli addominali, ritirandosi prima della semifinale contro Kyrgios (ma restando in campo e vincendo contro Fritz nel turno precedente nonostante il dolore e a dispetto di suo padre che si sbracciava per convincerlo a uscire dal campo).
Complessivamente in 26 tornei dello Slam Rafa ha dovuto fare i conti con infortuni che in nove casi lo hanno costretto o al ritiro o a chiudere i match per rispetto dell’avversario ma in condizioni precarie. E’altamente probabile che anche questa volta Rafa si rialzi, con la prospettiva di giocare a Parigi: esattamente quanto Federer avrebbe voluto fare con Wimbledon se fisico e testa lo avessero assistito. Ma potrebbe essere davvero l’ultima volta.
Certo: assistere all’impresa compiuta da Andy Murray e dalla sua anca in titanio contro Berrettini (cinque ore in campo e vittorie al supertiebreak a 35 anni) funzionerà per Rafa come stimolo per allungare ancora la sua carriera. Ma ciò che è certo è che il traguardo è vicino come mai è successo. E lui ne è perfettamente conscio.