AGI - "Se segna subito il Napoli, la partita si apre e diventa un problema per la Juve. Se non succede, allora sarà il Napoli a doversi preoccupare": questa la previsione di Moreno Ferrario, ex difensore di Napoli e Roma e oggi tecnico delle giovanili del Legnano. “Io mi aspetto una partita abbastanza 'tirata', per il modo di giocare delle due squadre. Una starà li a vedere cosa succede, e l’altra cercherà di trovare soluzioni", spiega Ferrario in un'intervista all'AGI.
Chi potrà essere decisivo? Tra gli uomini di Spalletti, Ferrario vede "sicuramente Kvaratskhelia, se riesce a ritornare in forma. Osimhen ha forza fisica, elasticità, stacco, anche lui potrebbe diventare pericoloso". Sul fronte bianconero invece "mi piace molto Milik, un giocatore a mio avviso sottovalutato", spiega l'ex difensore. "Potrebbe dare soddisfazioni qualcuno che subentrerà a gara in corso, come ad esempio Chiesa", aggiunge.
La carriera di Ferrario vanta di ben 11 stagioni con la maglia partenopea, tra le quali la più trionfale sicuramente è l’indimenticabile 86-87, quando il gruppo capitanato da Diego Armando Maradona e guidato da mister Bianchi, sollevò il tricolore e la Coppa Italia: "Nella squadra di oggi, rivedo tanto di quel Napoli, le vittorie contro Atalanta, Samp, sembrano davvero le quelle che abbiamo vissuto noi l’anno dello scudetto 87", ricorda.
“Ai miei tempi Napoli-Juve era 'La partita', noi vivevamo solo per giocare contro la Juve. Oggi ogni partita è 'La partita'. Questa è importante è vero, ma ognuna delle due squadre deve sempre giocare per mettere in luce le proprie caratteristiche, così diventa un bello spettacolo".
Secondo Ferrario, in una squadra è la difesa a fare la differenza: “Del resto vince lo scudetto chi prende meno gol. E difficilmente chi fa molti gol, ne prende altrettanti”. A tal proposito, ci rivela il migliore della Serie A secondo lui, in questo reparto: "Il difensore più bravo nell’uno contro uno è Skriniar. Nel Napoli hanno preso Kim che qualitativamente è un gran giocatore, ma prima di paragonarlo ad altri grandi, aspetterei un po' di tempo, anche perché in Italia, al primo errore diventi scarso subito".
In casa bianconera invece "in fase difensiva, più che il singolo giocatore, è tutta la squadra che mi preoccuperebbe, perché è il reparto più pericoloso dei bianconeri. Si critica tanto la Juve, con tutte le sue problematiche, ma se poi vincono le partite in cleen sheet, qualcosa vorrà dire..”.
I complimenti dell’ex difensore azzurro, sono rivolti inoltre all’allenatore del Napoli: “La bravura di Spalletti sta nel riuscire ad avere un gruppo di alto livello e riuscire a dare spazio a tutti, e farli ruotare in modo da non far perdere qualità. Perché altrimenti ogni scusa diventa una giustificazione, sia che un giocatore giochi e sia che non giochi".
Il riferimento è proprio nei confronti del belga Charles De Ketelaere, che ancora una volta, ha fallito il tentativo di potersi finalmente “sbloccare”, durante un’occasione durata 120 minuti di gioco in Coppa Italia a San Siro. “E’ arrivato in un contesto di grande pressione, dove siccome è stato pagato tanto, allora deve per forza essere il più bravo. Parliamo comunque di esseri umani, con i proprio pensieri e sensazioni. Anche a me capitava di giocare poco, però l’allenatore sapeva mettere in luce quello che era il nostro valore. Abbiamo detto che va aspettato? Aspettiamolo e valutiamolo a fine stagione, in tutto il percorso, magari ci ricrederemo o magari no".
Per Moreno Ferrario sarà una partita speciale, perché proprio lui è stato protagonista del gol del pareggio tra Juve e Napoli a Torino, il 9 novembre 1986, vinta per 3 a 1 dai partenopei alla nona giornata di campionato. Un gol decisivo per le sorti del Napoli, che proprio quel giorno, spianò la strada verso il trionfo in Serie A: “Sembrava destino che dovessimo vincerla, e vincere poi anche il campionato. Perché io davanti non ci andavo quasi mai, sui calci d’angolo raramente, non ero bravo di testa. L’ho presa di sinistro (con cui ero scarsissimo)”, racconta scherzando, "e poi palo, palo gol, incredibile". "Se quella sera è cambiato tutto, è perché il grande allenatore Bianchi, ci ha spronato a vincere. Ci ha insegnato la mentalità vincente. Un bravo allenatore, lo è nel corso della settimana, non il giorno della partita".
E ricorda così l’ex compagno di squadra Maradona: "Io da lui ho imparato tanto. Non era mai 'io', era sempre 'noi'. Ma se c’era un problema, in spogliatoio, lui si alzava e diceva: 'Il problema sono io. La forza sono io, ma la bravura siamo noi'. Non era solo bravo lui ma faceva diventare bravi tutti e ci faceva capire tante cose". "Sono stato fortunato a vivere quel Napoli, poi non vincevamo perché erano tutti bravissimi, ma il fenomeno era uno”, racconta. Oggi Ferrario allena le giovanili del Legnano: "L’insegnamento più grande che posso dare loro è quel 'Noi' che Diego mi ha insegnato. E non solo alle nuove generazioni, ma anche ai loro genitori".