AGI - Djokovic-Nadal. Riecco l'happy Slam, il più sorridente dei tornei più importanti al mondo. E il tennis in effetti può dirsi più sereno rispetto all'Australian Open dell'anno scorso. Quando le foto del non vaccinato Djokovic prima nel tetro Covid Hotel e poi in aeroporto per lasciare l'Australia senza nemmeno aver colpito una pallina avevano diffuso sul torneo un'aura strana.
Poi ci pensò Nadal, raggiungendo la finale contro ogni pronostico e conquistando il suo 21 titolo dello Slam (a Parigi avrebbe poi vinto anche il ventiduesimo) a disperdere quell'aura e a ricentrare i riflettori sul tennis giocato.
Il sorteggio 2023 ha detto che Rafa potrà incontrare Djokovic (che stavolta in Australia è stato accolto a braccia aperte) solo in finale: e che ciò avvenga è un'eventualità non campata in aria. Anche se si tratterebbe della negazione di tutto quanto si è detto nella seconda parte della stagione appena trascorsa: e cioè che l'epoca dei Fab Four era definitivamente chiusa (non quella di Djokovic evidentemente) e che si era, per contro, aperta quella dei giovani e arrembanti virgulti: Alcaraz, Sinner e Rune. Ora: Alcaraz a Melbourne non c'è perché si è infortunato alla coscia la settimana scorsa.
Sinner c'è e con ambizioni rinnovate rispetto all'anno scorso ma con lo stesso fisico che già ha lanciato qualche segnale preoccupante con l'anca scricchiolante che lo ha fermato ad Adelaide mentre stava giocando contro Korda. Rune, apparso devastante nel finale del 2022, ha lavorato duro sul suo fisico ma è presto per ritenere che già in questo Slam possa arrivare fino in fondo. Se dovesse accedere agli ottavi avrà il compito di affrontare Rublev che prima o poi, visto il livello che è capace di esprimere, seppur con discontinuità, avrà l'opportunità di giocarsi un titolo major.
Visto che è complicato dire quanto Medvedev, Tsitsipas, Ruud e anche Berrettini riusciranno a crescere durante il torneo, ecco che una finale tra i due grandi vecchi è se non altro nel novero delle possibilità. Anche se Djokovic ad Adelaide ha messo in mostra una condizione fisica inversamente proporzionale alla sua capacità di gestione dello stress ("Le ferite mi hanno reso più cattivo" ha detto in un'intervista dopo il brutto siparietto con cui, nella finale, ha cacciato dalle tribune suo fratello e il manager italiano Edoardo Artaldi) mentre lo stato di forma di Nadal è tutto da verificare. Specie in un torneo in cui la tenuta fisica è fondamentale.
Nole insomma parte da favorito mentre Rafa, per tentare di ripetere la straordinaria cavalcata dell'anno scorso avrà bisogno di una dose di Nadalitudine come forse mai si è vista nella sua carriera da superuomo. Si comincia nella notte fra domenica e lunedì.