AGI - L'Arabia Saudita che ha battuto l'Argentina è la grande sorpresa di questo inizio di mondiale. I verdi sono la squadra con il secondo peggior piazzamento nel ranking tra quelle presenti in Qatar e una lora vittoria era quotata a 20 volte la posta, ma la federazione saudita ha preparato meticolosamente un torneo giocato quasi in casa, nelle calde temperature della penisola desertica.
E in panchina c'è la 'volpe' Herve' Renard, il tecnico francese già trionfatore in Coppa d'Africa con Zambia e Costa d'Avorio. Il campionato saudita, in cui giocano l'Al-Hilal campione in carica della Champions League asiatica e tutti i convocati, è stato sospeso a metà ottobre per dare modo alla nazionale di riunirsi 20 giorni prima delle tre rivali del girone C (Argentina, Messico e Polonia) e di disputare ben sei amichevoli.
Doppio ritiro: uno estivo in Spagna e poi quello pre-mondiale ad Abu Dhabi. I 'figli del deserto' hanno vissuto un'epoca d'oro a cavallo con il nuovo millennio ma dopo il ritiro delle sue stelle come Muhammad Al-Deayea, Sami Al Jaber e Saeed Al-Owairan non si erano qualificati ai mondiali del 2010 e del 2014.
Per preparare al meglio la spedizione per Russia 2018, fu stipulato un accordo con il campionato spagnolo: in cambio di un ritorno economico e commerciale, nove tra i migliori giocatori saudito furono spediti a giocare in nove squadre della Liga e della seconda divisione.
Dopo la deludente eliminazione nella fase a gironi e quella negli ottavi della Coppa d'Asia, il ct argentino Juan Pizzi fu rimpiazzato dal francese Hervé Renard, reduce dai trionfi in Coppa d'Africa con Zambia e Costa d'Avorio, e che ai Mondiali del 2018 aveva guidato il Marocco. Renard, 54 anni, è un ex difensore che si era ritirato a 29 anni per un infortunio al ginocchio e aveva aperto una ditta di pulizie allenando una squadra locale.
L'SC Draguignan. Grazie alla chiamata in Cina dell'amico Claude Le Roy era diventato assistente allo Shangai COSCO, iniziando poi una brillante carriera internazionale.
Al suo approdo a Riad, 'la volpe' ha trasformato la nazionale saudita affiancando ai talenti affermati come Salem Al-Dawsari e Salman Al Faraj, promesse del calcio locale come Firas Al-Buraikan, Abdulelah Al-Amri e Sami Al-Najei.
Un rinnovamento che ha 'sacrificato' il capitano Osama Hawsawi e parte della vecchia guardia. La cura del tecnico di Aix-Les-Bains (che guidò il Marocco ai mondiali 2018) ha dato i suoi effetti: girone di qualificazione vinto davanti a Giappone e Australia, con una sola sconfitta. Il suo pragmatismo gli permette di passare dal 4-2-3-1 al 4-5-1, adattando la squadra agli avversari di turno.
La stella è l'attaccante Saleh Al-Shehri, autore del primo gol all'Argentina: il 29enne bomber di Gedda gioca nell'Al Hilal ma ha trascorsi in prestito in Portogallo al Mafra e al Beira-Mar, con cui ha collezionato 2 gol (tra cui il primo di un saudita in Europa) in 9 presenze complessive, prima di tornare in patria dove ha vinto 2 Champions League asiatiche. Ad aprile aveva subito un grave infortunio al tendine d'Achille ma il 27 ottobre era tornato al gol in nazionale.
A 28 anni di distanza dall'ultima volta, i verdi ora possono sognare una seconda qualificazione agli ottavi nella loro sesta partecipazione a una Coppa del Mondo. E 35 milioni di sauditi sognano in grande, al di là delle accuse di 'sportwashing' rivolte dalle organizzazioni per i diritti umani al principe ereditario e primo ministro Mohammed bin Salman, che aveva anche ricevuto la squadra prima della partenza.