AGI - Ai mondiali in Qatar la nazionale iraniana esprimerà il suo dissenso contro il regime e darà "voce" alla rivolta che da più di due mesi scuote la Repubblica islamica: l'annuncio è arrivato dal difensore e capitano Ehsan Hajsafi, che in conferenza stampa ha esordito con l'espressione "nel nome del dio dell'arcobaleno", la stessa usata in un video dal piccolo Kian Pirfalak, una delle vittime simbolo della repressione costata 400 morti e 15mila arresti.
Il calciatore 32enne che milita nell'Aek Atene ha inviato le sue condoglianze alle famiglie di chi ha perso la vita nelle proteste e ha ammesso che "la situazione nel Paese non è buona". "La nostra gente non è contenta", ha aggiunto, auspicando che "la situazione cambi".
"Noi siamo qui, ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere la loro voce. Io spero che le condizioni cambino secondo le aspettative del popolo", ha aggiunto. L'Iran scenderà in campo contro l'Inghilterra per il girone B e come previsto il mondiale della nazionale numero 20 del ranking Fifa rischia di trasformarsi in una gogna più che in una vetrina per il governo conservatore di Teheran.
I calciatori potrebbero rinunciare a cantare l'inno (come hanno fatto le nazionali di pallanuoto e beach soccer) e scegliere di non esultare o di farlo mimando il taglio di una ciocca di capelli, il gesto simbolo della protesta nel nome della 22enne curda Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché il velo non le copriva completamente i capelli.
Si era già schierato con la rivolta anche la stella Sardar Azmoun, attaccante del Bayer Leverkusen, che in un post su Instagram si era spinto fino ad affermare che essere cacciato dalla nazionale "sarebbe un piccolo prezzo da pagare rispetto anche a un solo capello delle donne iraniane".
Il ct dell'Iran, il portoghese Carlos Queiroz, ha assicurato che "i giocatori sono liberi di protestare come farebbero se provenissero da qualsiasi altro Paese purché in modo conforme ai regolamenti della Coppa del Mondo e nello spirito del gioco". Il ministro della Giustizia, Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, ha però minacciato di punire "quanti sono diventati famosi grazie al sostegno del sistema e si sono uniti al nemico in tempi difficili invece di schierarsi con il popolo".
Prima della partita con l'Iran, l'Inghilterra tornerà a inginocchiarsi nel gesto di Black Lives Matter a sostegno dell'ingrazione e della lotta al razzismo.