AGI - Il dibattito e gli interrogativi dell’estate 2022 ruotano tutti intorno ai cambiamenti climatici, resi evidenti da siccità, caldo oltre i limiti, incendi, devastazione ambientale. E ora una domanda domina su tutte: “Il cricket è sostenibile in mezzo ai cambiamenti climatici?” Sembrerebbe una domanda oziosa e anche poco pertinente nel bel mezzo di tutto ciò che sta avvenendo, “eppure il riscaldamento della terra, unito alla natura estenuante di questo gioco, sta sollevando interrogativi sul futuro del secondo sport più popolare al mondo”, sottolinea il New York Times in un servizio.
Sottolinea infatti il quotidiano: “Quest'anno, lo sport ha affrontato la primavera più calda del subcontinente indiano in oltre un secolo di record e la giornata più calda di sempre in Gran Bretagna. A giugno, quando le Indie occidentali - una squadra composta principalmente da paesi di lingua inglese nei Caraibi - sono arrivate per giocare tre partite a Multan, in Pakistan, la temperatura ha raggiunto i 111 gradi Fahrenheit, sopra la media anche per uno dei luoghi più caldi della terra”. Cosicché Akeal Hosein, 29 anni, delle Indie occidentali, che con i suoi compagni di squadra indossava giubbotti di ghiaccio durante le pause di gioco, ha esclamato: “"Onestamente sembrava di aprire un forno".
Il cricket ad ogni modo è il secondo sport più popolare al mondo, dopo il calcio, con due o tre miliardi di fan ed è anche il più diffuso in paesi come India, Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh e Sud Africa e nelle Indie occidentali, tra i luoghi più vulnerabili per caldo intenso, pioggia, inondazioni, siccità, uragani, incendi e l’aumento del livello del mare legato alle emissioni di gas serra di origine antropica. Così anche il cricket nelle nazioni sviluppate come l'Inghilterra e l'Australia è stato colpito dal fatto che le ondate di calore diventano sempre più calde, più frequenti e più durature perché “l’'aria calda può trattenere più umidità, provocando temporali più pesanti”. Venti dei 21 anni più caldi registrati si sono verificati proprio a partire dall’anno 2000.
Osserva il New York Times: “Il caldo non è certo l'unica preoccupazione per i giocatori di cricket. Come lo sport di lancio e battuta più o meno simile del baseball, il cricket non può essere giocato facilmente sotto la pioggia. A luglio, le Indie occidentali hanno abbandonato una partita in Dominica e ne hanno accorciate altre in Guyana e Trinidad a causa della pioggia e dei campi allagati”. Probabilmente anche quest’ultima, violenta, frutto dei cambiamenti climatici.
Ciò che riporta alla domanda iniziale del quotidiano Usa che si è imposta anche nel titolo del servizio: “Il cricket è sostenibile in mezzo ai cambiamenti climatici?” Ma, conclude il giornale, “La battuta è che se vuoi che piova durante questa estate più piovosa del solito nei Caraibi, inizia una partita di cricket” e sotto l'umorismo c'è apparentemente un tacito accordo con l'affermazione contenuta in un rapporto sul clima del 2018, secondo la quale di tutti i principali sport all'aperto che si basano sui campi da gioco: in un modo o nell’altro, "il cricket sarà il più colpito dai cambiamenti climatici". Ma ciò potrebbe valere anche per tutti gli altri sport. O, almeno, per quelli che si praticano all’aperto…