AGI - L’impresa non gli è riuscita proprio quando tutta l’Italia, incamerati i primi due set in scioltezza, cominciava a crederci. La sua prima semifinale a Wimbledon gli è sfuggita dalla racchetta, ma Jannik Sinner è stato l’unico, in questa strana edizione 2022 a trascinare Djokovic al quinto set. E non è certo l’unico risultato che il ventenne di San Candido si porta a casa dall’All England Club, insieme agli applausi entusiasti di Kate Middleton e del principe William, che fino ad oggi non si erano visti in tribuna, in piedi alla sua uscita dal campo.
Il Sinner che esce a testa altissima da Church Road sembra un campione nuovo, maturato nel suo tennis ma anche esteriormente, con uno sguardo adulto che ha sostituito quello del ragazzino lentigginoso. Questo inedito Wimbledon 2022, dove Sinner ha regalato grandi emozioni azzurre prendendo magnificamente il posto di Berrettini estromesso dal Covid, sarà il punto di svolta della sua carriera.
Avrà anche perso dal numero uno del mondo dopo una lotta all’ultimo scambio, ma Sinner che dall’ 11 luglio sarà il numero 10 del ranking (e non per la performance di Wimbledon che, come si sa, quest’anno non assegna punti Atp) e il primo d’Italia, scavalcando Berrettini, a Londra ha messo in scena una versione di se stesso che anticipa ogni colpo, tira vincenti, mette a segno la prima e spesso anche la seconda palla di servizio, accarezza drop shot imprendibili ed è molto più sicuro di una volta a rete (il rigore buttato sul telone alla fine del quinto set glielo si può perdonare perché è arrivato dopo un incredibile quindici da circo di Djokovic che gli aveva tolto le speranze).
Ma non è da tutti, da novellino dell’erba (Jannik ha vinto il suo primo match sul verde proprio nel primo turno di Wimbledon, contro un campione smagato come Wawrinka) mettere poi in riga Mikael Ymer, Isner e in un ottavo che resterà storico, quello che sarà il suo rivale per anni, quel Carlos Alcaraz che per tutti, fino a Wimbledon era il vero predestinato dei next Gen.
Invece i predestinati oggi sono sicuramente due, Carlos e un Jannik, per la prima volta nei quarti a Wimbledon, sempre più simile a Djokovic. Del resto era stato proprio Nole alla vigilia del match, a dichiarare di rivedersi, per gioco, passione e incisività dei colpi, nel giovane Sinner. E, perlomeno nei primi due set del match è sembrato di assistere a uno scambio di personalità tra i due: il ventenne che neanche era nato quando il suo avversario vinceva i suoi primi match, sul Centrale sembrava Djokovic : vincenti, palle corte, ace, piedi molto dentro il campo. Il supercampione serbo, 35 anni, sei vittorie a Wimbledon, 20 slam, che non perdeva sull’erba da 25 match di fila sembrava invece (prima di risorgere, more solito), un ventenne un po’ spaurito che non sapeva più che pesci prendere.
Archiviati i mesi angustiati da influenze, vesciche, Covid, dolori a un ginocchio e un’anca scricchiolante, Sinner esce da Wimbledon con una nuova consapevolezza di sé e anche del suo team rinnovato a giugno. Accanto a Simone Vagnozzi, che a inizio anno aveva preso il posto di Riccardo Piatti, con cui Sinner aveva clamorosamente rotto a inizio anno dopo tanto e prezioso tempo nella sua accademia di Bordighera, adesso c’è l’australiano Darren Cahill, che nel box non muove un muscolo facciale (come Vagnozzi) ma a cui si devono trionfi di campioni come Agassi e Hewitt.
E funzionano evidentemente molto bene anche il nuovo preparatore atletico Umberto Ferrara e il fisioterapista Jerome Bianchi, ingaggiati quando il fisico di Jannik aveva cominciato a mandare qualche richiesta di aiuto. Poi ci sarebbe anche Maria Braccini, l’influencer e “fidanzata on and off” che a Wimbledon c’era come certifica la foto in pantaloni panterati sulla terrazza dell’All England club postata sul suo profilo Instagram, corredata dal like di Sinner. Di certo lo stanno aiutando tutti, ma i meriti sono soprattutto del ragazzino-sciatore sceso dalle montagne. Ora scala la vetta del tennis.