AGI - Sono bastati 6”41 e 407 millesimi per entrare sempre di più nei meandri della storia della velocità dell’atletica leggera mondiale. L’uomo delle magie, delle meraviglie, delle imprese ad alta velocità è sempre lo stesso: si chiama Marcell Jacobs. Da quell’incredibile oro olimpico nei 100 metri sono trascorsi 230 giorni per rivederlo sul tetto del mondo, su quello dei 60 metri al coperto.
Lo sprinter azzurro ha vinto l’oro ai Mondiali di Belgrado piazzando la testa davanti di appena tre millesimi rispetto al fortissimo statunitense Christian Coleman, il primatista mondiale della distanza con 6”34. Questa sera sul rettilineo della ‘Stark Arena’ della capitale serba il velocista a stelle e strisce è stato più umano di quanto aveva fatto il 18 febbraio di quattro anni fa ad Albuquerque. A completare il fantastico podio un altro americano, Marvin Bracy con 6”44.
Jacobs, 27 anni, bresciano nativo di El Paso in Texas, portacolori delle Fiamme Oro, papà di tre figli (“oggi è la festa del papà e faccio gli auguri a tutti i papà d’Italia e del mondo, ha detto Marcell), non è solo diventato il primo italiano della storia ad aver vinto l’oro alla rassegna iridata al coperto ma ha migliorato di appena un centesimo il record europeo come del resto aveva fatto nella stupenda serata del primo agosto 2021 a Tokyo nella finale olimpica.
Marcell, allenato da Paolo Camossi che ventuno anni fa a Lisbona era atterrato sull’oro mondiale nel salto triplo, ha mandato agli annali il 6”42 corso nel 2009 a Torino dal britannico Dwain Chambers. Scorrendo gli annuari, Marcell Jacobs è diventato anche il quarto uomo di sempre più veloce dei 60 metri indoor. Prima dell’azzurro solo Us Boys, Coleman, Maurice Greene con 6”39 (1998) e Ronnie Baker (6”40 nella gara del record di Coleman). Il 14 febbraio del 1992 a Madrid, l’americano Andre Cason aveva già corso nell’eccellente crono di 6”41.
“È una notte magica, sono venuto qui nelle migliori condizioni, bisogna sempre dimostrare di essere i più forti quando conta e sono orgoglioso di aver conquistato anche questo titolo – ha detto Jacobs nella mixed zone della ‘Stark Arena’ –. Ringrazio tutti gli italiani per il supporto, era veramente importante confermarsi e far capire che Tokyo non è stata un caso bensì il frutto dell’impegno di tanti anni e della dedizione. Ho fatto un gran lavoro anche a livello mentale per riuscire a concentrarmi soltanto su me stesso”. Poi una piccola confessione, “mi sono buttato sul traguardo come non mai, pensare che i 60 metri non sono nemmeno la mia prova preferita ma li faccio per migliorare la prima parte di gara dei 100 metri”.
Marcell Jacobs ha poi aggiunto, “prima della gara ho desiderato tanto questa medaglia d’oro, parlandone con la mia mental coach ci siamo detti che quest’anno si può arrivare a vincere qualsiasi cosa esista in atletica” e quindi concluso, “per me Paolo è più di un allenatore, abbiamo passato momenti non facili, soprattutto quando facevo ancora salto in lungo, ma anche nei primi anni dello sprint ma ora siamo, insieme, campioni del mondo”.