AGI - La proposta di intitolare lo stadio Olimpico di Roma a Paolo Rossi, l'indimenticato centravanti dell'Italia al trionfale Mundial del 1982, per ora non raccoglie consensi unanimi tra i tifosi delle due squadre che giocano nell'impianto: la Roma e la Lazio.
Il tema è delicato, si tratta di uno dei calciatori più amati in Italia degli ultimi decenni: un campione gentile, bomber tra la metà degli anni Settanta e Ottanta con le maglie di Vicenza e Juventus, scolpito nell'immaginario collettivo per la sua tripletta contro il Brasile al secondo turno dei Mondiali di Spagna. Un grande sportivo, venuto a mancare a dicembre dello scorso anno.
Allora perché l'ipotesi suscita perplessità? La contestazione più ricorrente è che le gesta calcistiche del centravanti sono avvenute lontano dallo stadio di Roma.
Oggi la Camera ha approvato, con 387 voti a favore, un ordine del giorno - primo firmatario il deputato vicentino di Forza Italia, Pierantonio Zanettin - che impegna il governo a valutare la possibilità di intestare l'impianto a Pablito, visto il suo grande contributo ai successi della nazionale.
La vedova dell'attaccante azzurro, Federica Cappelletti, si è detta commossa: "È una notizia che mi rende felice, ringrazio l'onorevole Zanettin e anche la sottosegretaria Valentina Vezzali per l'impegno profuso, spero davvero che inizi un percorso che alla fine porti all'intitolazione a Paolo dello stadio di Roma".
L'Olimpico è di proprietà di Sport e Salute, società partecipata del Mef, è stato realizzato per ospitare i Giochi del 1960 e ricostruito in occasione dei Mondiali del 1990. E' il teatro delle gesta di Roma e Lazio, che da anni progettano di realizzare impianti di proprietà senza arrivare ancora ad avviare i loro progetti.
È lo stadio della finale di Coppa Italia, delle partite del Sei Nazioni di Rugby, di grandi concerti, del Golden Gala di Atletica. Ma non è l'impianto per elezione della nazionale di calcio, come avviene ad esempio per l'Inghilterra a Wembley. Così sui social fioccano sondaggi e discussioni sul perché intitolare un impianto sportivo simbolo delle Olimpiadi, dei giallorossi o dei biancocelesti, a un calciatore che ha costruito la sua gloria altrove.
"Paolo Rossi è un patrimonio della nazionale, non venga usato per dividere, soprattutto a Roma, la mozione rischia di essere un boomerang. L'Olimpico c'entra poco con la storia calcistica e umana di Rossi, un grande giocatore che tutti abbiamo tifato con la maglia azzurra", spiega Paolo Cento, ambientalista di sinistra, presidente del Roma Club Montecitorio, già sottosegretario all'Economia.
"Mi pare più appropriato pensare di intitolargli - prosegue - un impianto ad uso solo della Nazionale o delle squadre delle città dove ha giocato".
Anche il consigliere capitolino di Sinistra Civica Ecologista, Alessandro Luparelli, romanista, commenta: "L'ordine del giorno approvato dalla Camera per intitolare a Paolo Rossi lo Stadio Olimpico ci lascia perplessi. Rossi è un campione che tutti noi portiamo nel cuore e che merita di essere omaggiato, ma riteniamo più adeguato che il suo nome venga associato a impianti sportivi in cui ha dato il meglio di sé come quello di Torino o Vicenza".
Mentre Paolo Trancassini di Fdi, che guida il Lazio Club della Camera sottolinea: "Zanettin ha fatto bene a porre il tema, Paolo Rossi è stato un grandissimo del calcio, una persona elegantissima. È giusto celebrare la sua figura, sul discorso dell'Olimpico si tratta di un tema molto delicato, non dobbiamo dividerci. Siamo tutti d'accordo a dedicargli uno stadio, un impianto, però servono le attente valutazioni per evitare di creare le curve. Mi auguro che tutti quelli che si occuperanno di questa vicenda siano molto sereni. Il tema c'è, pensiamoci un attimo su quale sia l'impianto giusto".
Cantava Stefano Rosso, una delle voci della contestazione giovanile degli anni Settanta: "Ma la domenica problemi grossi, segna Giordano, segna Paolo Rossi". La speranza è che, nell'Italia alle prese con la morsa della quarta ondata di Covid, non diventi un problema anche una scelta commemorativa.