AGI - "Vorrei che il mio Paese fosse libero. Vorrei che ogni cittadino avesse il diritto alla libertà di parola e che tutti potessero vivere una vita normale e smettere di avere paura". La sprinter dissidente bielorussa Krystsina Tsimanouskaya è tornata a parlare da Varsavia, città in cui si è trasferita grazie a un visto umanitario, dopo i fatti di Tokyo 2020 e il fallito tentativo di rimpatrio forzato da parte delle autorità di Minsk.
La velocista ha spiegato che è stata una telefonata con sua nonna, dalla Bielorussia, a convincerla a chiedere aiuto alle autorità giapponesi: "Mi ha chiamata e mi ha detto che non sarei dovuta tornare in Bielorussia e che avrei dovuto fare tutto il possibile per non tornare".
Tsimanouskaya ha spiegato come la Bielorussia non sia più "un Paese sicuro per i suoi cittadini" e che le persone "hanno paura di partecipare a qualsiasi manifestazione di protesta perché temono di essere picchiati o di finire in prigione".
Dopo essere entrata in conflitto con alcuni suoi allenatori, poi espulsi dall'evento in Giappone, la velocista 24enne ha ottenuto il sostegno da parte degli organizzatori e dalla Polonia per evitare un ritorno pericoloso in Bielorussia. "Ho avuto paura per la mia vita o di finire di un centro psichiatrico o in carcere", ha confessato ospite della Fondazione bielorussa di solidarietà sportiva (BSSF), associazione che aiuta gli atleti perseguitati dal governo autoritario.
L'atleta ha poi aggiunto che spera un giorno di tornare in Bielorussia dalla sua famiglia ma "solo quando sarà sicura e libera" ovvero "senza Lukashenko".
Tsimanouskaya ha, quindi, esortato altri atleti nelle sue condizioni a "raccogliere tutto il coraggio necessario" per lasciare la Bielorussia. Per la associazione che la sostiene ci sarebbero ancora, in Bielorussia, 7 atleti incarcerati come prigionieri politici e 36 atleti professionisti e allenatori che sono stati licenziati dalle squadre nazionali per le loro opinioni.
Tsimanouskaya sta mettendo all'asta la medaglia d'argento vinta ai Giochi europei di Minsk nel 2019 per sostenere la Fondazione e aiutare così altri dissidenti. Interrogata sul suo futuro sportivo, ha anticipato che nulla è certo ma che le autorità polacche la stanno aiutando a riprendere gli allenamenti. La speranza è quella di correre per un'altra nazionale. "Sto guardando alle prossime Olimpiadi. Mi piacerebbe partecipare", ha concluso.