AGI - Marcell e Gimbo, ‘fratelli d’Italia’ uniti nella leggenda. Un tuono, Marcell Jacobs, che vola oltre all’immaginario sui 100 metri e stampa un fenomenale tempo di 9 secondi e 80 centesimi, un elicottero, Gianmarco Tamberi, che conquista l’oro sognato tutte le notti per cinque anni in compagnia di un amico, Mutaz Barshim. In soli 11 minuti Tamberi e Jacobs hanno scritto la storia dello sport italiano nello sport ‘Regina dell’Olimpiade’, l’atletica leggera.
Marcell, italiano di Desenzano del Garda, è il nuovo campione olimpico dei 100 metri e nell’albo d’oro segue un extraterrestre, Usain Bolt, il ‘fulmine’ che aveva vinto ai Giochi da Londra 2012 a Rio 2016 passando per Pechino 2008 e che nella sua vita è stato capace di diventare una navicella spaziale entrando in orbita in 9”58.
Jacobs, il ragazzone tutto muscoli, tatuaggi e con il sangue un po’ texano per via del padre Lamont marines col quale ha riallacciato solo recentemente, e un po’ bresciano, la madre Viviana, in due ore ha messo a soqquadro prima la storia dei 100 metri in Europa e poi anche quella mondiale. In mezzo secolo, 49 anni, solo tre europei vinsero la gara ‘Regina’ dell’atletica: il sovietico Valery Borzov a Monaco ’72 e i britannici Allan Wells e Lindford Christie rispettivamente a Mosca ’80 e Barcellona ’92.
Nella storia nessun italiano aveva disputato una finale olimpica. Marcell Lamont Jacobs non ha solo vinto ma ha strapazzato e scombussolato gli avversari. In semifinale è stato ancora un po’ umano ma aveva piazzando un 9”84 che cancellava un vecchio esperto dei 100 metri, il portoghese, nigeriano di origini, Francis Obikwelu che da quasi 17 anni deteneva il primato europeo.
L’azzurro è entrato in finale col terzo tempo a meno di un centesimo dal cinese Bingtian Su, al record asiatico con 9”83 (.827 i millesimi) e dall’americano Ronnie Baker con 9”83 (.829). In finale il portacolori delle Fiamme Oro è un missile e si migliora ulteriormente, 9”90. Argento al solito americano di turno, questa volta Fred Kerley (9”84), bronzo al canadese Andre De Grasse (9”89).
Ad infiammare la serata ci aveva pensato Tamberi. Cinque anni fa a Rio de Janiero c’era andato con la gamba ingessata causa quella frattura al piede rimediata a Montecarlo. Ebbene, un pezzo di quel gambaletto gessato in fibra di vetro, Gianmarco l’ha portato in pedana a Tokyo. Quasi come un trofeo. L’oro di Gimbo è l’oro dell’amicizia, della fraternità, un oro condiviso con il rivale-amico di tante sfide, Mutaz Barshim del Qatar. Si sono ritrovati soli alla stessa misura, 2,37, si sono guardati negli occhi e si sono capiti: “la nostra gara finisce qui”.
Ma come? Certo, il regolamento lo permette che quando si è alla stessa misura si può scegliere se andare avanti con lo spareggio oppure condividere quello stesso colore di medaglia. Gimbo e Mutaz, uniti dal salto in alto ma anche dalla sfortuna – Barshim si è rotto il piede tre anni fa e Tamberi cinque – anche per questo sono diventati molto amici.
Per l’Italia del salto in alto è il secondo oro olimpico dopo quello di Sara Simeoni a Mosca nel 1980. Ma c’è di più. Non è la prima volta che l’atletica leggera italiana conquista un oro olimpico (ora sono 21 in totale) nella stessa giornata. Il precedente venne firmato da Alessandro Andrei e Gabriella Dorio nel pomeriggio di sabato 11 agosto 1984 allo stadio Memorial Coliseum di Los Angeles.
Il lanciatore toscano vinse il getto del peso mentre la mezzofondista veneta i 1500 metri. L’ultimo oro conquistato da un italiano alle Olimpiadi era stato quello di Alex Schwazer il 22 agosto del 2008 a Pechino nella 50 km di marcia, settore storicamente fucina di medaglie per l’Italia.