AGI - I capricci del clima di Auckland hanno aggiunto spettacolarità alle già straordinarie acrobazie delle imbarcazioni impegnate nella serie Challenger dell'America's Cup. Una delle barche favorite, American Magic, si è capovolta quando era a un soffio della prima vittoria.
Il vento ha continuato a mettere alla prova i velisti e l'imbattuto team britannico di Ineos ha avuto bisogno di due tentativi per battere Luna Rossa, mentre è stata meno fortunata American Magic che era nettamente in testa su Luna Rossa quando alla boa finale ha scuffiato.
Nessuno a bordo si è fatto male, ma il costosissimo yacht è uscito gravemente danneggiato dalla spettacolare capriola e solo i dispositivi di galleggiamento hanno evitato che affondasse.
È uno degli effetti bizzarri dei venti su queste imbarcazioni avveniristiche, che con venti sostenuto volano letteralmente sul mare in equilibrio grazie alle strutture hi-tech, ma con venti leggeri - come successo sabato - faticano ad avanzare con la chiglia in acqua.
Ineos ha vinto tutte e quattro le regate, Luna Rossa ne ha vinte due e American Magic è finora senza vittorie nella serie per determinare quale degli yacht da 23 metri sfideranno il campione in carica del team neozelandese per la Coppa America.
"Difficile dall'esterno capire la vera dinamica di un incidente così spettacolare, di sicuro siamo in presenza di barche estremizzate dove tutto è teso alla prestazione in termini di angolo al vento e soprattutto velocità" dice all'AGI Massimo Schina, direttore del Centro Italia Vela
Per l'esperto sembrerebbe trattarsi di "un errore umano". L'incidente è avvenuto durante la sfida con gli italiani di Luna Rossa con gli statunitensi che già che pregustavano la prima vittoria. Almeno fino al manifestarsi dei capricci del clima dell'oceano Pacifico spazzato da un fortissimo vento. "La barca americana era nettamente in vantaggio eppure all'ultimo cancello con vento sostenuto qualcosa è andato storto, gettando alle ortiche una gara che poteva essere prudentemente gestita in maniera più conservativa. Comunicazione, preparazione e timing questo 'il segreto' per la riuscita di ogni manovra", spiega Schina che poi entrando nello specifico sottolinea come "più che l'idrodimamica, anche se ormai bisognerebbe parlare più di aerodinamica, sembrerebbe che l'incidente possa essere dovuto a una volante non mollata al giro di boa".
Qualcosa che dipenda più dalle manovre effettuate che da un problema meccanico. "Vento teso e timing sbagliato hanno pantografato l'errore in un vero disastro. La manovra di una volante serve a trattenere l'albero sopravvento quando si naviga risalendo il vento, con la pressione in poppa si rilasciano... qualcosa, credo, ne ha impedito il rilascio al momento giusto, causando la perdita di controllo del timoniere con la conseguenza di vedersi la barca prima impennare e poi disporre al traverso del vento coricandosi sul fianco. Di sicuro è una barca competitiva, ma l'errore sembra umano", conclude.