AGI - Paolo Rossi è stato salutato dai 'ragazzi del Mundial 82' tra commozione, lacrime, abbracci e applausi della gente rimasta ai margini della piazza del Duomo di Vicenza. Pablito, il mito diventato già leggenda dello sport italiano e del calcio mondiale, campione non solo col pallone ma anche di umanità, oggi ha ricevuto l’ultimo commovente saluto dai suoi amici, dai tanti suoi compagni di squadra, dalla sua gente, tutta vicina alla sua famiglia, la moglie Federica, i suoi figli Alessandro, Sofia Elena e Maria Vittoria particolarmente commossi.
Il feretro di ‘Pablito’ è entrato oggi (sabato 12 dicembre) nel Duomo – accesso limitato a 250 persone a seguito delle misure anti-Covid – attorno alle ore 10,20 tra gli applausi e accompagnato dal coro della gente: "Paolo, Paolo...". Tra i banchi c’era il calcio italiano di ieri e di oggi, c’erano tutti i grandi campioni di quella squadra che il ct Enzo Bearzot (scomparso il 21 dicembre di dieci anni fa) riuscì a portare sul tetto del mondo. Davanti, a portare la bara, Marco Tardelli e Antonio Cabrini.
All’interno della chiesa c’erano tutti, Giancarlo Antognoni, Fulvio Collovati, Alessandro Altobelli, Franco Causio, Bruno Conti, Lele Oriali, Beppe Dossena, Daniele Massaro, Claudio Gentile, Ivano Bordon, Giuseppe Bergomi, Franco Baresi e Giovanni Galli. Tra i tanti anche Roberto Baggio, particolarmente commosso, Paolo Maldini, Giuseppe Galderisi, Stefano Tacconi e Roberto Bettega. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, sul feretro ha depositato la maglia azzurra di ‘Pablito’. Ai piedi dell’altare due stendardi, quello del Vicenza e della Juventus.
Il ricordo di Cabrini e Altobelli
Cabrini nel suo saluto all’interno del Duomo ha detto: “Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello, siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo e non pensavo ti saresti allontanato così presto ma che avremmo camminato ancora tanto insieme”. Lo storico numero 4 di quella Nazionale ha aggiunto: “Voglio ringraziarti, sei stato meraviglioso, già mi mancano le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Non ti lascerò, ti prometto di stare vicino a Federica e ai tuoi figli, ciao Paolo!”.
Nell’omelia monsignor Pierangelo Ruaro, delegato del vescovo Beniamino, ha detto che “Paolo ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre e la sua grandezza è stata quella di essere un fuoriclasse e mai un personaggio, ci ha sorpreso come sorprendeva i difensori che lo vedevano arrivare da dietro: ora ti allenerai nella Coverciano del cielo”. Don Pierangelo Ruaro ha poi raccontato Paolo come cristiano, ricordando: “E' stato chierichetto, ha iniziato a giocare nella squadra messa su dal prete della parrocchia e la sua fede era fatta di quotidianità, di gentilezza, rispetto, semplicità ed umiltà”.
Alessandro Altobelli, detto ‘Spillo’, autore del gol del 3 a 0 nell’epica finale del Mundial de Espana '82 (era l’11 luglio di 38 anni fa), all’esterno del Duomo ha detto: “Non ci aspettavamo una tragedia come questa, la vita ti riserva cose belle e momenti come questi, Paolo era un fiore all’occhiello per noi, lui non ci ha voluto coinvolgere nella sua malattia”, aggiungendo che “la famiglia ci aveva sempre rassicurati, era stata una scelta sua quella di non dirci niente: grazie di tutto Paolo”.