AGI - Frank Williams, uno dei massimi protagonisti della Formula 1 di tutti i tempi, vincitore di nove mondiali costruttori, è morto all'età di 79 anni.
Solamente Ferrari e McLaren hanno saputo fare meglio di lui nella storia delle gare automobilistiche: in oltre 50 anni di appartenenza al Circo della Formula 1, Williams ha visto per sette volte un suo pilota salire sul gradino più alto del Campionato del Mondo.
Quanto alle classifiche costruttori, di titoli iridati ce ne sono nove. Nove e sette fa 16, non occorre essere ingegneri meccanici per calcolarlo, il che vuol dire che Frank Williams, morto sabato ma con notizia data a passo di safety car, fu tra i più grandi dei più grandi.
Aveva iniziato nel 1972, come patron della Politoys, scuderia che tre anni più tardi avrebbe portato il suo nome. In realtà quello era il suo sogno. Già nel '66 - erra Beatles e Swingin' London - aveva dato alla luce la Williams Racing Cars, Formule 2 e 3 mentre Silverstone era la mecca del motore rombante.
Il debutto della Politoys fu da copione: fuori pista e tanti saluti. Lui era alle strette: pochi soldi e tanti debiti. La risolse vendendo - visto con gli occhi di oggi che guardano attraverso il prisma del salutismo politicamente corretto - l'anima a chi non bisognerebbe venderla.
Uno sponsor di sigarette salvò la giornata, la scuderia e tanti fumi di scappamento. Ma fu solo per poco, meno di un lustro. Alla fine il patron eponimo dovette mollare la sua creatura e ridursi a occupare un ex negozio di tappeti per ricominciare. Nacque così la Williams Grand Prix Engineering, che poi tuttora esiste e resiste sui circuiti del mondo, che non sono solo più solo Silvetrstone, Monza o Nuerburgring, ma si sono estesi in Paesi una volta improbabili.
La prima grande guida della scuderia fu uno svizzero dal cognome italiano e dall'accento ticinese, Clay Regazzoni, che nel 1979 gli regalò la prima vittoria in un GP. L'anno dopo sarebbe arrivata la consacrazione definitiva: il Titolo con Alal Jones e poi ancora nel 1982 con Keke Rosberg. Nel mezzo altri due campionati del mondo, ma costruttori. Un decennio d'oro, gli Anni '80, che vanno a corrispondere con un certo declino Ferrari dopo il trionfo e le tragedie dell'epoca Villeneuve e Pironi.
Motori Honda e piloti di classe: il dominio tecnico si protrasse per tutto il decennio successivo. La media e' di quasi un mondiale costruttori ogni due disputati. Ora anche l'Inghilterra aveva un suo drago.
La vita ed i motori, però, avevano preteso nel frattempo il pagamento del conto, e dal 1986 Williams era in sedia a rotelle, a causa di uno schianto in Francia. In autostrada, sulla via dell'aeroporto di Nizza. Auto rovesciata, quarta vertebra distrutta. Ma non fu quello l'incidente peggiore.
Era il 1994, e quell'anno Fangio si chiamava Ayrton Senna. L'auto veloce correva, sul circuito di Imola. Lui, Senna, pare si fosse lamentato di una vettura troppo esigente per il fisico di chiunque. Più tardi si dirà che anche il modo in cui era stata disegnata non era impeccabile, e che il fondo non era impeccabile, ma ormai è tardi. All'uscita della curva del Tamburello Senna esce di pista, colpisce con il fianco destro le strutture esterne del circuito, gli entra uno spuntone nel casco. Niente da fare: una decina d'anni dopo Villeneuve il Grande Circo piange di nuovo il suo ragazzo più bello. Per Williams c'è anche l'accusa di omicidio colposo, che però cade nel vuoto.
Parlare di declino successivo è troppo e profondamente errato: si vedano le soddisfazioni che riempiono gli albi e gli almanacchi. Certo però che con la morte di Senna se ne andò un modo di vedere la Formula 1, adesso meno eroica e più tecnologica, più fredda e meno creativa.
Lui stesso, Williams, iniziò un lento ma progressivo disimpegno, fino a lasciare del tutto nel 2013. Ma, per l'appunto, ci mise vent'anni. Il rombo dei motori è il richiamo più forte in natura, anche se ad accenderli è stata per tanti anni una sigaretta.