AGI - Il rigore decisivo a Berlino nel 2006 lo ha fatto entrare nella storia del calcio azzurro, ora la promozione in A con il Frosinone può spalancare a Fabio Grosso una luminosa carriera da allenatore. Il 45enne campione del mondo, nato a Roma ma cresciuto a Pescara, è tra i protagonisti della cavalcata trionfale della squadra ciociara culminata nel matematico ritorno in serie A con tre giornate di anticipo.
"Abbiamo fatto qualcosa di grande", ha commentato dopo la vittoria sulla Reggina, a chiusura della sua terza stagione in Ciociaria dove era arrivato a fine marzo 2021 al posto di Alessandro Nesta, "ci abbiamo messo tanta passione in un campionato difficilissimo, abbiamo fatto un percorso straordinario e ringrazio tutti quelli che hanno lavorato con me, dai ragazzi, che sono stati strepitosi, al direttore".
Grosso ha il contratto in scadenza e ora potrebbe guidare i canarini nella massima serie, provando a evitare l'immediata retrocessione come avvenne nelle due precedenti esperienze del Frosinone in A, oppure accettare un'altra panchina in A. Un'offerta gli era arrivata già la scorsa estate, quando la società gialloazzurra decise di puntare nuovamente su di lui nonostante il nono posto e i playoff sfumati per gli scontri diretti a sfavore con il Perugia.
Guido Angelozzi, direttore dell’area tecnica del Frosinone e il dirigente che lanciò la carriera dell'esterno sinistro portandolo dai dilettanti al Perugia, ha assicurato che c'è "un rapporto e un legame forte" tra tecnico e società ma ha ammesso che "magari arriva una squadra più importante del Frosinone e bisogna lasciarlo libero".
Di certo Angelozzi e Grosso sono stati bravi a rifondare la squadra facendola giocare subito a memoria, probabilmente il miglior calcio della B, con la difesa meno battuta e un attacco abilissimo a sfruttare le ripartenze. Il modulo è il 4-3-3 ma il tecnico pescarese sa alternarlo e non solo a partita in corso, ruotando l'ampia rosa e valorizzando i giocatori come fece al primo anno con Gatti e Zerbin.
L'immagine dell'ex campione del mondo è molto migliorata in questa stagione dopo che sulla carriera avevano pesato i tre esoneri di fila al Verona, al Brescia (prima esperienza in A) e al Sion, in Svizzera. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel dicembre 2011, la sua prima esperienza da coach era stata con la primavera della Juve, dapprima come vice e poi come allenatore in prima quando i bianconeri vinsero il Torneo di Viareggio. Ora, 17 anni dopo l'urlo 'alla Tardelli' di Berlino, è pronto a fare la voce grossa su una panchina di serie A.