AGI - Sarà anche un abile e capace imprenditore ma Joey Saputo, il 57enne canadese di origini italiane proprietario del Bologna Calcio, non sa, a dispetto del cognome, o forse ignora del tutto che in una azienda a volte possono contare anche i sentimenti. Quelli che, ad esempio, i giocatori e una intera tifoseria (escluso l'immancabile mondo degli hater e dei canali online) non si sono mai stancati di manifestare nei confronti di Sinisa Mihajlovic, il tecnico che da tre anni sta sfidando a viso aperto una leucemia mieloide acuta e che da tre anni dedicava tutto se stesso, tra ospedale e campo, per seguire, assieme allo staff, i suoi ragazzi.
Mihajlovic non è più l'allenatore dei rossoblù perchè Saputo ha deciso che il ciclo tecnico è finito sorvolando sul fatto che la squadra è fortemente indebolita rispetto a quella dello scorso anno e che parte del denaro ottenuto con le cessioni di Svanberg, Theate e Hickey (e ancora prima di Tomiyasu) è servito per altro che con il calcio non ha nulla a che vedere.
Ufficialmente il tecnico serbo, all'ultimo anno di contratto, ha pagato un avvio di campionato deludente (appena tre pareggi dopo cinque giornate) ma nulla di così compromettente. Chi conosce bene l'ambiente rossoblù è convinto che tra Mihajlovic e Saputo non sia mai scoccata la scintilla.
Il licenziamento del mister era nell'aria già nello scorso campionato ma poi le condizioni di salute del serbo, destinato a un secondo trapianto di midollo, hanno spinto la società a lasciar perdere. E poi, e qui si torna a parlare di cuore: quando tutta la squadra si presenta sotto le finestre dell'ospedale per esprimere vicinanza e affetto al tecnico malato, che figura ci avrebbe fatto la dirigenza nel cacciarlo?
Mihajlovic ieri non si è dimesso perché era ed è convinto che il suo Bologna avrebbe potuto chiudere la stagione a 52 punti. Pur sapendo di avere una rosa più debole, confidava che i nuovi arrivati si sarebbero presto adattati ai suoi schemi e al calcio italiano. Tutto ciò non è bastato.
"Il calcio è un'azienda e le aziende non possono permettersi un cuore: a volte basterebbe il cervello", scrive oggi sul Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni, che sa tutto di Sinisa e della realtà bolognese. Il cuore lo stanno mostrando alcuni tecnici che, se sono vere le indiscrezioni di queste ore, si rifiutano di prendere il posto di Mihajlovic, benchè siano alla ricerca di un contratto.
"Il canadese Saputo è il padre del licenziamento e deve assumersene la responsabilità - avverte ancora Zazzaroni -. Sinisa voleva restare per completare alla grande un'indimenticabile, terribile, ma anche dolce avventura. Se ci saranno risparmiate esibizioni di amarezza dirigenziale e altre ipocrisie di facciata, saremo grati a una proprietà troppo distante, non solo fisicamente, dal nostro ideale".