AGI - “Saremmo disposti a rivivere tutte le gioie e i dolori di una vita da interista?”: è l'interrogativo con cui si è aperto un evento a tinte nerazzurre nella sede della regione Lombardia per la presentazione di "Inter social club", l'ultimo libro del giornalista Tommaso Labate. A porre il dilemma è stato Pietro Bussolati, consigliere regionale e presidente dell’Inter Club della regione, che si è rivolto alle rappresentanze del mondo interista radunate nella Sala Pirelli.
"Una condizione dell'essere"
A rispondere è proprio Labate, per il quale è “impossibile pensare di barattare la nostra vita da interisti”. Del resto nel libro lui celebra “l’interismo”, definito come “quella connotazione identitaria che ti fa essere prima interista e poi tutto il resto, una condizione dell’essere che ti appartiene fin da bambino”. Nelle 147 pagine del suo saggio, il 42enne giornalista calabrese racconta la sua passione nerazzurra come un amore puro e genuino, di cui ama proprio tutte quelle sfumature fatte di successi e fallimenti, a cui non rinuncerebbe mai. "L’unica cosa che conta non è L’Arte di saper vincere, ma la poesia e la passione di perdere a testa alta", ha osservato, "e in questo nostro modo di vivere le sconfitte, ho intercettato un meccanismo romantico che ci tiene attaccati a questi colori. Le cicatrici sono bellissime da mostrare". Gli insuccessi vissuti nel rettangolo verde sono sinonimo di crescita e tappe del progresso, così come nella vita. A tal proposito, Tommaso ricorda che la prima volta in cui pianse da bambino fu per Inter– Bayern Monaco, 1-3: "Quella ferita è rappresentativa, se fossi nato in altri anni, non so se sarei cresciuto con la stessa forza".
Il pessimismo come profezia che si autoavvera
A far parte del “Social club” di Labate, inteso come un club sociale speciale e unico rispetto a tutte le altre squadre, c’è sicuramente Franco Vanni, giornalista di Repubblica: “Questo libro mi ha fatto rivivere emozioni che il mestiere che facciamo purtroppo cancella, l’ho letto con una certa invidia. Tommaso racconta il grande tifo per l’inter in modo unico, una vita raccontata scegliendo come bussola le emozioni legate all’Inter”. E tra queste non può mancare il “classico pessimismo” degli interisti, continua Vanni “quello di dare per scontato che tutto vada male, come una profezia che poi sì autoavvera. Se c'è da imparare qualcosa dagli juventini, è proprio questo: il campionato dura fino all’ultima giornata, non è finito”. Un riferimento che si inserisce perfettamente nel momento negativo vissuto dall’Inter, che nelle ultime sette partite ha conquistato una sola vittoria.
Riccardo Ferri fiducioso
Per una bandiera come Riccardo Ferri, l'ex difensore nerazzurro oggi opinionista sportivo, “non ci dobbiamo preoccupare perché la prima parte di stagione è stata una delle migliori di sempre, eravamo i padroni del campo; c è stata metamorfosi non mentale ma fisica, ma ora i ragazzi non possono non trovare la forza di reagire". E ancora, sulla dirigenza: “L’arrivo di Marotta ha portato mentalità vincente nell’ambiente, ora vogliamo tornare ad essere protagonisti in Europa”. Un bel messaggio dedicato a tutti i tifosi che hanno ancora voglia di crederci, Tommaso Labate in primis: "Il calcio non è una scienza, L’Imprevedibilità è la parte più bella, tutto può ancora succedere".
Tra Dybala e il vice-Brozovic
Impossibile non fare riferimenti alle ultime voci di mercato: “Dybala? più no che si, non è una priorità, avremmo bisogno di uno come Vlahovic o Scamacca” commenta Vanni. “In difesa investirei su Bremer, a centrocampo si cerca un vice Brozovic”. La figurina mancante anche secondo Labate: “Non avere un vice Brozovic e come non avere un vice pizzaiolo in una splendida pizzeria”. Ma non sembra essere il suo unico rimpianto degli ultimi due anni: “Stefano Sensi, a lui ho visto fare cose incredibili”. E in un mix di emozioni che abbraccia tutti i colori della squadra meneghina, il saluto conclusivo spetta ad un ospite a sorpresa, Fabio Pizzul, figlio dell’inconfondibile voce del calcio del papà Bruno: “In campo ci sono uomini, persone che nascondono grandi storie e umanità, una dimensione fondamentale che spesso non riusciamo ad apprezzare, ma è quella che tiene in piedi lo sport”.