AGI - Il calcio diventa sempre più internazionale e la serie A si adegua: il 40% delle squadre ormai parlano inglese o cinese. Il passaggio di proprietà del Genoa al fondo Usa 777 Partners, infatti, ha sancito la fine dell’era Preziosi e fatto salire a otto il numero dei club in mano a proprietà straniere. I rossoblu si aggiungono alla lista di Inter, Milan, Roma, Fiorentina, Bologna, Spezia e Venezia. Con la bandiera a stelle e strisce a farla da padrone, sei squadre su otto, accompagnata dal Canada e dalla Cina.
Il fenomeno ha preso piede nell'ultimo decennio, ribaltando i rapporti di forza di un campionato dove tutte le squadre in precedenza erano gestite da italiani.
A inaugurare la stagione internazionale è stata la Roma, prima società italiana ad aprirsi a un investitore straniero nel 2011, con la cordata americana guidata da Thomas Di Benedetto, poi sostituito dal connazionale Dan Friedkin. Allora un segnale forte sia per la rilevanza del club, tra le ‘sette sorelle’ del campionato, sia per i fondi messi a disposizione per il rilancio sportivo.
Un percorso successivamente imitato dalle due squadre di Milano, Inter e Milan, accomunate dal progressivo disimpegno dei patron Moratti e Berlusconi e la necessità di accelerare il ritorno ai vertici calcistici. Nel 2016 i neroazzurri sono passati al gruppo cinese Suning che oggi detiene ancora le quote di maggioranza. Nello stesso anno anche i rossoneri sono stati acquisiti da un investitore cinese, Yonghong Li, uscito di scena tre anni fa per problemi economici e rilevato dal fondo americano Elliott.
Nel mezzo ci sono stati anche i passaggi di proprietà del Bologna - che nel 2014 è stato al centro di una cordata nordamericana culminata con l’acquisto integrale del patron canadese Joey Saputo - e della Fiorentina, rilevata nel 2019 dall’imprenditore italo-americano Rocco Commisso.
Hanno beneficiato delle iniezioni di capitali stranieri anche due neopromosse della Seria A: lo Spezia, alla seconda partecipazione consecutiva alla massima serie e il Venezia, tornata a distanza di 19 anni dall’ultima volta.
La prima, rilevata nel 2008 in serie D dalla società Stichting Social Sport dell’imprenditore ligure Gabriele Volpi, è passata a febbraio nelle mani della famiglia statunitense Platek. La squadra veneta invece dal 2015 è stata comprata dalla cordata nordamericana in comune con il Bologna e solo l’anno scorso è stata integralmente riscattata da uno dei suoi membri, il finanziere americano Duncan Niederauer. Scendendo di categoria la musica non cambia, con alcuni dei principali club di Serie B legati all’estero.
Il Parma, retrocesso la passata stagione, è stato comprato dal gruppo americano Kraus nell’estate 2020 mentre il Pisa vanta una proprietà metà russa e metà statunitense. Il proprietario Alexander Knaster, infatti, è nato in Russia ma si è trasferito negli Usa a 16 anni per poi lanciarsi nel mondo della finanza.
Infine c’è il Como ‘asiatico’, dal 2019 tra le società più ricche dell’intera penisola. La squadra lombarda è gestita dalla società londinese Sent dei fratelli indonesiani Robert e Michael Hartono, con un patrimonio stimato di 40 miliardi di dollari.