AGI - Che a Roma non sarebbe stato tanto il giorno di Italia-Belgio quanto quello del Suo sbarco a Trigoria lo si era capito ieri verso l’ora di pranzo, quando sulle radio locali e sui social si sono intensificate le conferme: è sicuro, atterra domani, farà qualche giorno di quarantena, poi presentazione e chiusura del mercato. Il tam-tam è ripreso stamattina alle prime luci dell’alba sui siti romanisti. “Andrà a prenderlo il presidente Dan Friedkin in persona a bordo del suo jet privato N1F”. E così puntualmente è stato.
Josè Mourinho è sbarcato a Ciampino alle 14:43, sciarpa di rito al collo, occhiali da sole d’ordinanza, il famoso ghigno che fa sognare bene in mostra. Che sia stato davvero il patron a pilotare il jet non la sapremo in realtà mai, ma non importa. È la prima scena del kolossal giallorosso. L’ultima - immaginata con certezza da tutti i tifosi già il giorno dell’annuncio - è quella della festa scudetto al Circo Massimo, verosimilmente il prossimo giugno.
Altro che Italia-Belgio. È sbarcato lo Special One, 'er mejo allenatore der monno', quest’anno non ce ne è per nessuno, si vince noi, i 500 che lo hanno accolto fuori dai cancelli di Trigoria già contavano i Tituli e i trofei che arriveranno. Eravamo rimasti all’epico striscione per l’addio di Totti al calcio sulle tribune dell’Olimpico (“Speravo del morì prima”), a Trigoria è stato issato quello nuovo: “HabeMOUs papam”.
Il tripudio è servito, a Roma è cominciata una nuova era imperiale. Mourinho farà notizia tutti i giorni, oscurerà le elezioni del nuovo sindaco di ottobre – ma parlerà anche di quelle, vedrete – farà aumentare le vendite dei quotidiani sportivi, le quotazioni di Borsa della società romanista, i biglietti staccati per entrare all’Olimpico non appena le restrizioni anti-Covid consentiranno la massima affluenza. Non è sbarcato il nuovo allenatore della Roma, ma l’uomo più popolare e discusso dei prossimi due anni.
Un colpo fenomenale, quello messo a segno dai Friedkin, quest’anno spettatori muti di una Rometta a tratti vivace ma assolutamente incapace di far sognare chiunque. Lui, l’uomo del Triplete interista, vincitore di due Champions (la prima, col Porto) e di svariati campionati e coppe nazionali, è – da solo – già un trofeo. E per una sponda del Tevere che negli ultimi 20 anni, dopo lo scudetto del 2001, ha vinto solo due Coppe Italia e due Super Coppe italiane, avere l’allenatore più famoso del mondo è tanta roba.
Intendiamoci. A Roma quando comincia il calciomercato, i romanisti pensano sempre che sia la loro la squadra da battere. Poi - in genere a metà dicembre - si spegne ogni sogno di gloria e comincia il processo a società e allenatore che porterà a un quinto-sesto posto a fine stagione. Negli ultimi anni è andata così.
Qui hanno fallito allenatori top, da Luis Enrique a Claudio Ranieri, da Rudi Garcia a Luciano Spalletti, manager che altrove hanno vinto e scritto pagine importanti dei rispettivi club. A Roma, marciapiede giallorosso, dopo Liedholm negli anni Ottanta, solo Fabio Capello con una rosa spaziale ha centrato l’obiettivo più grosso.
Sia chiaro: si vince con i calciatori forti, i top player veri, non quelli spacciati per assi a ferragosto, che poi si rivelano mezze calze al primo derby. Vero. Ma nessuno come lo Special One poteva alimentare il sogno e l’illusione di chi ha sempre creduto di avere la quadra più forte di tutte, che poi per una serie di motivi non ha vinto (una volta erano gli arbitri tifosi della Juve, più recentemente direttori sportivi inadeguati o allenatori non adatti al calcio italiano).
Disse Daniele De Rossi il giorno dell’addio alla Roma: “In questi anni abbiamo sempre creduto di essere a un passo dalla svolta decisiva, e poi l’estate ci smontavano la squadra e si ricominciava da capo”. Con Mourinho non succederà.
È questo il sogno di chi ha già vinto perché sente che sta per vincere: Special non è venuto qui per fare brutte figure e arrivare settimo. Gli compreranno i campioni, se no non avrebbe accettato. I romanisti hanno oggi visto in faccia il pensiero positivo che accompagnerà le loro notti d’estate e i risvegli d’autunno. Hanno toccato l’uomo dei sogni. È qui, è nostro.