AGI - Dopo vent'anni di trofei e guadagni Messi ha deciso di lasciare Barcellona e la Catalogna. L'esonero di Quique Setien non è servito a convincere 'la pulce' a rimanere. Così come l'addio, tra le file dirigenziali, di Eric Abidal. Ronald Koeman, neo allenatore del Barca, ha provato a trattenerlo e a farlo sentire ancora il sole intorno a cui avrebbe girato il nuovo progetto della squadra blaugrana. Ma la frattura tra il campione argentino e l'attuale dirigenza si è allargata così tanto da non poter più essere ricucita.
Di certo non ha aiutato il benservito dato dal club a Luis Suarez, fautore insieme a Messi dei fasti recenti dei catalani, in patria e in Europa. Mettere alla porta, senza tanti complimenti e con pochi ringraziamenti, l'attaccante uruguagio spezzando un altro legame è stato un clamoroso autogol. L'ultimo di un'estate terribile per la Catalogna calcistica (l'altra squadra di Barcellona, l'Espanyol. è retrocessa in segunda division).
La clausola
Messi, del resto, non aveva molto tempo per prendere questa decisione. Secondo i suoi avvocati ultimo limite era rappresentato dal 31 agosto, nuova data per "liberarsi" a costo zero dal ricco quadriennale, da 110 milioni lordi a stagione, firmato nel 2017. I suoi avvocati, certo, perché quelli del Barcellona non la pensano affatto cosi': la data, nero su bianco, di quella clausola e' il 31 maggio. Una data che appartiene al passato e che l'entourage del giocatore non ha esercitato a tempo debito. Ma la pandemia da coronavirus ha prolungato la stagione e, quindi, sostiene la parte del calciatore, anche la clausola. Dal 31 maggio al 31 agosto.
Interpretazioni differenti che sembrano l'antipasto di una travagliata battaglia che si svolgerà, a suon di carte bollate, fuori dal rettangolo di gioco. La cosa certa è che quello che molti ritengono il più forte giocatore del mondo ha deciso di sfilarsi la maglia numero dieci blaugrana e portare i suoi servigi in altri lidi. Ma prima indossarne un'altra, di qualsiasi colore, Messi deve liberarsi da quell'ingombrante e aureo contratto.
E ora, dove andrà Messi?
Se il 25 agosto e' stata la giornata dell'annuncio "bomba", il 26 e' già dedicato a capire quale potrebbe essere la prossima destinazione del fuoriclasse. La prima cosa da ricordare è che Messi ha 33 anni, casualmente gli stessi del rivale di una vita, Cristiano Ronaldo, quando decise di lasciare il Real Madrid per approvare alla Juventus nel 2018. L'età, insieme alla montagna di quattrini da assicurargli, non è un elemento banale. Messi, come Ronaldo, è interessato soprattutto a vincere la sua quinta Coppa dei Campioni, non è un caso se le cose con il Barcellona siano precipitate dopo l'umiliante 8-2 subito dal Bayern Monaco, ma non intende rinunciare allo status che ha raggiunto, dentro e fuori dal campo.
Psg
Dall'argentina rimbalzano le voci sulla Parigi degli sceicchi. I motivi sono molteplici: ritroverebbe amici di lunga data, come Di Maria e Neymar, giocherebbe in un campionato non usurante, quello francese dove il Psg domina da anni, concentrando gli sforzi quindi sulla Champions, appena sfuggita dalle mani dei francesi. Ai qatarioti i soldi non mancano, basti pensare all'oltre miliardo speso, in piu' di un decennio, per cercare di vincere quel trofeo che ha assunto ormai le sembianze di un Sacro Graal.
Fare un ulteriore investimento, per portare in rosa il giocatore più forte in circolazione, non sembrerebbe un problema insormontabile. Parigi, poi, potrebbe essere una città ideale per la famiglia che si troverebbe in una città aperta, ricca, ospitale. Adatta per i figli e per la vita sociale a cui i coniugi Messi sono abituati.
Inter
Poi c'è l'inter. Anche qui i soldi ci sarebbero, gentilmente forniti da Suning e dalla famiglia Zhang. Un attacco formato da Messi, Lautaro, Lukaku non avrebbe eguali, o quasi, in Europa. Ritrovare la sfida con Ronaldo potrebbe essere una ragione in più per spingere l'argentino verso Milano. Gli acquisti di alcuni immobili e il cambio di residenza del padre nel capoluogo lombardo rappresentano, inoltre, un altro indizio per chi già sogna di vederlo in nerazzurro.
Ma c'è, rovescio della medaglia, chi resta con i piedi ben ancorati a terra. La fumata bianca della riconferma di Conte, avvenuta nella serata di ieri, si basa sulla necessità condivisa di procedere a piccoli step, senza l'ansia da vittoria, trasformando ancora la mentalità di squadra e club, e rinforzando in maniera graduale la rosa. L'arrivo di Messi sconvolgerebbe ogni piano e costringerebbe società e tecnico a puntare immediatamente al colpo grosso, in Serie A e in Champions.
Manchester City
Poi, infine, c'è l'opzione Inghilterra. Difficile non pensare che Messi non abbia mai pensato di confrontarsi in quello che resta il campionato piu' affascinate del vecchio continente. Secondo Radio Catalunya, Guardiola avrebbe chiamato Messi la settimana scorsa invitandolo a prendere in considerazione Manchester, sponda City, come nuova casa.
Anche in questo caso i soldi provenienti dalla penisola araba sarebbero garantiti e l'obiettivo Champions, finora sfuggito, rimarrebbe in cima alla lista dei desideri di tifosi e dirigenza. Senza dimenticare poi l'amicizia con il Kun Aguero. Certo, Manchester non è Barcellona, e neanche Parigi o Milano. In questo caso il cambio di vita, per tutta la famiglia, sarebbe più drastico e complicato.
Prima di vagliare le possibilità che il calcio gli offre, però, Messi deve liberarsi dal Barcellona che, ferito dall'abbandono del suo giocatore simbolo, potrebbe rendere le cose assai più difficili. Per stracciare quel contratto, in caso la diatriba legale virasse verso la versione della società blaugrana, servirebbero 700 milioni di euro. Tanti per tutti. Una clausola rescissoria che oggi assomiglia a un vero lucchetto. Ma la partita è aperta e il volere del giocatore già scritto.