A veva “La Viola” tatuata sul cuore. La Fiorentina calcio, di cui era tifoso sviscerato almeno in misura pari a quanto odiasse, invece, la Juventus. La società che, per lui, come per tanti altri anti-bianconeri equivale da sempre a tracotanza dei suoi tesserati e sudditanza di arbitri ed avversari. “Negli anni 70, per intolleranza alle prepotenze bianconere, diventai il capofila della rivolta viola. Entrai in rotta di collisione con un amico: Gianni Agnelli. Che telefonava per cercare di calmarmi”.
Gianfranco Corsi, più noto col nome d’arte di Franco Zeffirelli, era un toscanaccio di quelli con la lingua lunga e pericolosa, anche per sé stesso. Indimenticabile il suo sfogo sotto il traguardo dell’ultima giornata del campionato 1981-82: la squadra che si identifica con la famiglia Agnelli si aggiudicò lo scudetto battendo il Catanzaro con un rigore di Liam Brady nel finale mentre la sua Fiorentina, che era arrivata a pari punti allo sprint, non riuscì ad espugnare Cagliari. Con tanto di polemiche per una rete annullata a Graziani.
Bravissimo a usare la cassa di risonanza della tv, Zeffirelli si agganciò allo slogan “E una bellissima Fiorentina, dei meglio secondi che ladri. Abbiamo perso lo scudetto per le solite pastette della Juve. Orribile giornata e immensa gloria viola”. E prese di mira il presidente della squadra rivale: “Boniperti è una persona sgradevole, l’ho visto mangiare noccioline in tribuna: sembrava un mafioso americano”.
Si beccò una querela per diffamazione, che si è protratta per anni e gli è costata 40 milioni di lire. Ma non si è mai messo in riga. Anzi, ha dichiarato: “Mi dispiace che una squadra come la Juve che considero una delle migliori in Europa sia costretta a sporcarsi le mani con traffici mafiosi: ha vinto la metà dei suoi scudetti con la benevolenza e i pasticci arbitrali”. E, nel 2015, confessò candidamente: “Se non si sogna, si muore ragazzi. Si deve sognare. Io ho ancora quello di vedere la Juve in B: è stata la regina di un certo modo di fare calcio, lo sapevamo tutti. E anche se sono anti Juve a vita, devo riconoscere che in qualche modo questa squadra ha contribuito allo spettacolo calcistico”.
Ha sparato: "Da sempre fa la padrona e solo lei sa quanto ha vinto grazie ai signori in giacchetta nera. Da quelle parti è dai tempi dei Savoia che vogliono comandare, ma se finissero le ingiustizie anche la mia Fiorentina sarebbe attrezzata per lo scudetto”. Non è sempre stato così delicato. Addirittura, si è anche pulito platealmente e provocatoriamente il naso con una bandiera della Juve durante una trasmissione di Mike Bongiorno. Peraltro tifoso bianconero doc. E a un altro simpatizzante juventino, il giornalista Bruno Vespa, durante un puntata di “Porta Porta” del dicembre 2011, aveva confidato: “La Fiorentina è arrivata a un tale grado di bassezza che chiunque, perfino la Juventus, è meglio di noi”.
E, ahilui, è trasceso, da ultrà più becero e cieco (“Io avevo anche mutandine viola, sin da bambino”), figura da cui in realtà era lontanissimo come storia e cultura. E ha persino affermato: “Giustifico i tifosi della curva quando contano i morti dell’Heysel (i 32 sostenitori della Juventus morti per la caduta di un muro separatori prima della finale di coppa Campioni contro il Liverpool il 29 maggio 1985). La Juventus si è dovuta arrampicare su quei cadaveri per vincere una Coppa”.
La sua Viola l’ha salutato con un comunicato ufficiale: “Tutta la Fiorentina piange la scomparsa del grande Maestro Franco Zeffirelli. Genio fiorentino del teatro e del cinema e grande tifoso della Viola”. Il neo presidente Rocco Commisso ha chiosato: “Le mie più sentite condoglianze per la scomparsa di un grande uomo”. È il minimo per chi ha amato così intimamente il calcio - aveva anche giocato, da mezzala, nella Giovanni Berta - e, per guardare una partita della Viola è persino andato in coma.
Nel’69, l’anno del secondo scudetto, stava raggiungendo lo stadio per la partita contro il Cagliari sull’auto guidata da Gina Lollobrigida, fu coinvolto in un incidente e restò a letto per mesi. “Appena mi rimisi in piedi corsi di nuovo allo stadio, giusto in tempo per festeggiare il titolo”. La Viola, un amore grande come il teatro e il cinema. Ciao, maestro.