S arà ricordata come una delle pagine più assurde dello sport italiano professionistico, nella disciplina regina del nostro Paese, il calcio. Una partita in un campionato ufficiale, la Lega Pro (ex serie C), si trasforma in farsa e, per certi versi, addirittura in dramma. A Cuneo il Pro Piacenza, squadra in gravissima crisi finanziaria, per evitare il fallimento è stata costretta a scendere in campo (aveva già saltato tre gare: alla quarta si viene esclusi dal campionato) e lo ha fatto 'rimediando' 7 giocatori (il minimo consentito perché una partita sia considerate regolare), tutti ragazzi dai 19 anni in giù, senza dirigenti nè staff tecnico.
Il capitano annunciato nelle liste dei giocatori distribuite alla stampa era il 19enne Nicola Cirigliano che compariva anche come allenatore. Una partita farsa completata anche dalla discesa in campo come ottavo giocatore del massaggiatore (che per un ennesimo scherzo del destino si è anche infortunato al 75'). Una partita che non si doveva giocare e che, certamente, non si doveva giocare come è stato fatto dal Cuneo.
Si dice che lo sport è bello se interpretato come fanno gli anglosassoni che vanno avanti a testa bassa come se si giocassero la casa anche quando il risultato è ampiamente al sicuro. Ma non è vero, soprattutto quando in campo ci sono i ragazzi e quando è evidente che non si tratta di sport, ma di disperazione. Vincere 20-0 in 11 contro 7 è impresa non memorabile, tutt'altro. E i social si scatenano contro il Cuneo, allenatore e calciatori, perché hanno messo in atto una 'macelleria messicana' calcistica senza motivo.
Il record poco onorevole di Kanis
Cosi' come non farà onore all'italo-marocchino Hicham Kanis - 21 anni di Vimercate, di proprietà del Novara, prezzo di cartellino 125 mila euro e stesso procuratore di Mario Balotelli, Mino Raiola - passare alla storia come il calciatore ad aver segnato più reti (sei) in una gara ufficiale disputata in un campionato professionistico in Italia. Poco c'entrano i ragazzini mandati al massacro (sportivo) con le tribolazioni della società, però sono loro a meritare l'applauso più grande (e i social sono tutti per loro) per l'impegno profuso in campo e perché, ad oggi, sono l'unica certezza nel Pro Piacenza in una situazione di sbandamento totale della società che in classifica ha 8 punti di penalizzazione ed è sull'orlo del fallimento e dove i problemi sono infiniti: stipendi non pagati, ingiunzioni dei creditori, istanze di fallimento, tesseramenti crollati e una manciata di calciatori tesserati.
"Un insulto allo sport"
Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, che conosce bene la Lega Pro essendone stato presidente dal 2015 a quando si è dimesso per correre per la carica federale, rilascia subito un comunicato in cui sottolinea che "la nostra responsabilità è quella di tutelare la passione dei tifosi, gli imprenditori sani e la credibilità dei campionati: quella cui abbiamo assistito, nostro malgrado, sarà comunque l'ultima farsa". Per Gravina "quanto accaduto con la squadra del Pro Piacenza è un insulto allo sport e ai suoi principi fondanti. In questa situazione surreale - continua - la Figc aveva il dovere di far rispettare tutte le regole ed ha esercitato tale ruolo".
La situazione finanziaria nei club di calcio italiani, soprattutto in categorie minori come la ex Serie C, è gravissima e i fallimenti avvengono a raffica. Ma oggi fa notizia soprattutto una storia umana di un manipolo di ragazzini mandati allo sbaraglio per evitare (o forse solo rimandare) l'ennesimo crac finanziario. Oggi su Twitter c'è chi sottolinea il loro coraggio: "Sarr, Di Bella, Isufi, Valente, Migliozzi, Cirigliano, Del Giudice. Oggi i campioni d'Italia sono loro. In bocca al lupo ragazzi".