Articolo aggiornato alle ore 17,00 del 3 gennaio 2019.
Manca poco più di una settimana al calcio d’inizio della Supercoppa italiana tra Juventus e Milan allo stadio King Abdullah Sports City di Jeddah, in Arabia Saudita. E le polemiche sono già divampate a seguito di un particolare, per nulla piccolo in verità, presente all’interno del comunicato stampa pubblicato dalla Lega Serie A sulla vendita dei biglietti. La querelle gira su due parole che andrebbero a definire l’accesso a determinati settori della struttura: Singles and Families.
Una distinzione “inaccettabile”
Nel comunicato vengono spiegate le procedure per l’acquisto dei tagliandi. Primo passo: registrazione sulla piattaforma dedicata (sharek.sa) e fin qui tutto bene. Secondo passo: selezione della categoria desiderata: singles (riservati agli uomini) o families (uomini + donne), e qui è scattata l’indignazione di molti che hanno giustamente sottolineato come questa discriminazione sessuale non possa essere tollerata all’interno di un contesto sportivo tutto italiano, anche se ospite di un paese straniero. E poco importa se si andrà verso il “tutto esaurito” come sbandierato sui social.
Le donne e lo sport in Arabia Saudita
La possibilità per le donne di accedere allo stadio è una concessione, ancora assai limitata, che è entrata in vigore solo di recente in Arabia Saudita. Come avevamo raccontato qui, le saudite possono partecipare a eventi che si svolgono in appena tre stadi del Paese, quelli di Riad, Jeddah e Damman. E solo in determinati settori. Una regola che sembra essere stata mantenuta anche per tutte quelle tifose italiane che hanno deciso di prendere un volo per assistere a una partita che mette in palio un trofeo “occidentale” molto importante.
Ma cosa succederebbe se si presentassero non accompagnate da un membro maschile della famiglia ai cancelli dello stadio? “Sarebbe davvero un paradosso” scrive il Corriere della Sera. Oltre che una brutta, bruttissima, figura.
In Italia la polemica è divampata nel giro di pochi minuti, dopo l'annuncio della vendita di 50.000 biglietti ma con alcuni settori del King Abdullah Sports City Stadium riservati solo agli uomini. I posti più vicini al terreno di gioco (Lower CAT1 e CAT2), infatti, saranno vietati alle donne che potranno assistere alla gara nei settori per le famiglie e per quelle non accompagnate.
In Italia un coro unanime di critiche
Il vicepremier Matteo Salvini ha commentato che "il fatto che la Supercoppa italiana si giochi in un Paese islamico dove le donne non possono andare allo stadio se non sono accompagnate dagli uomini e' una tristezza, è una schifezza". "Io quella partita non la guardo", ha aggiunto.
Sulla stessa linea, sorprendentemente visti i precedenti, Lauta Boldrini di Leu: "I signori del calcio vendano pure i diritti delle partite ma non si permettano di barattare i diritti delle donne!", ha twittato. Critiche anche dal Pd e da M5s con il sottosegretario per le Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora, che ha espresso il "più vivo disaccordo" sul fatto di giocare in uno stadio in cui le donne potranno assistere alla partita "segregate in appositi recinti". Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni hanno chiesto di spostare la Supercoppa "in una nazione che non discrimina le nostre donne e i nostri valori".
Miccichè rassicura tutti
Il presidente della Lega calcio di Serie A, Gaetano Miccichè, ha replicato a stretto giro, assicurando che "le donne potranno entrare da sole alla partita senza nessun accompagnatore uomo, come scritto erroneamente da chi vuole strumentalizzare il tema". "La nostra Supercoppa sarà ricordata dalla storia come la prima competizione ufficiale internazionale a cui le donne saudite potranno assistere dal vivo".
Micciché ha aggiunto che la decisione di giocare a Gedda è "in linea con le scelte dell'Italia" (che ha un interscambio con Riad pari a quasi sei miliardi di euro nei primi nove mesi del 2018).
Del resto, ha ricordato il presidente della Lega, la Supercoppa, "fin dal 1993 è stato il biglietto da visita per esportare e promuovere il calcio italiano" in Paesi come Cina, Libia e Qatar.
Soltanto dal gennaio del 2018 le donne possono assistere agli eventi sportivi in tre stadi del regno saudita, dove il principe ereditario Mohammed bin Salman ha avviato una graduale apertura ai diritti femminili tra cui quello di guidare. Restano pero' le polemiche sulle limitazioni dei diritti umani, soprattutto dopo l'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nel consolato a Istanbul, il 2 ottobre scorso.