S arà un imprenditore americano o un principe malese a salvare Li Yonghong? Bocche cucite a casa Milan sul possibile ingresso di un nuovo socio nel club rossonero. Al termine del Consiglio di Amministrazione riunito venerdì in Via Aldo Rossi – velocissimo: è durato 45 minuti - il presidente del Milan ha assicurato che completerà l'aumento di capitale entro il 28 giugno, versando la prevista tranche di 32 milioni di euro. Approvati i punti all'ordine del giorno, tra cui il budget per l'iscrizione al prossimo campionato e per l'ottenimento della licenza Uefa. Ma sul tema del socio è calato un silenzio tombale. Li Yonghong sta prendendo tempo: vuole valutare l’offerta migliore per rientrare del suo investimento.
I fatti
Il patron del Milan ha accelerato la trattativa per l’ingresso di un socio di minoranza. Che in breve tempo potrebbe prendere il controllo e diventare il nuovo proprietario della società rossonera. Siamo alla stretta finale: questione di ore o di giorni. Sul tavolo è arrivata tramite Goldman Sachs un’offerta seria: quella di un investitore americano. La tempistica della chiusura dell’operazione preoccupa i tifosi rossoneri. Se la conferma fosse arrivata dal Cda – come qualcuno sperava - il Diavolo sarebbe andato martedì a Nyon a dire “abbiamo soldi freschi”. L’obiettivo più urgente è di versare la tranche in scadenza a fine giugno. Ora pare che Li abbia dato la sua parola: i soldi arriveranno.
Del resto la somma è fondamentale per permettere al misterioso uomo d’affari di restare in sella al club rossonero almeno fino a ottobre, quando incombe l’altra scadenza: il debito con Elliott. Mr Li deve scongiurare l’ingresso anticipato del fondo americano come nuovo azionista (ha finora rispettato sempre le scadenze, anche se in ritardo; l’intervento del’hedge fund è obbligatorio per contratto in caso di rottura di alcuni covenant). A meno che nelle prossime ore tutto cambi e Mr Li ceda il posto a un nuovo azionista di maggioranza.
Il Milan ora prepara la missione Uefa
Il fiato sul collo dei giudici svizzeri è sempre più pesante. Martedì 19 giugno l’Uefa aprirà il processo contro il Milan. Il club salirà sul banco degli imputati per le violazioni al fair play finanziario nel triennio precedente all’arrivo del proprietario cinese. Ma la bocciatura è stata dettata anche dai dubbi sulla solidità patrimoniale di Li. Il ventaglio delle possibili sanzioni è ampio. A fronte di un deficit di oltre 100 milioni, tra le ipotetiche punizioni – stop al mercato, restrizioni della rosa, multe – non è esclusa la più severa: l’esclusione dalle Coppe. Cioè, addio Europe League.
Nyon guarda con preoccupazione alla scadenza del 15 ottobre quando il patron del Milan dovrà restituire 303 milioni a Elliott con i quali fu comprato il club (740 milioni di euro a Fininvest, compresi 220 milioni di debito). Ecco che l’ingresso di fondi freschi potrebbe far materializzare le garanzie finanziarie necessarie per convincere l’Uefa.
Appare sempre più chiaro che difficilmente il nome del socio spunterà prima della prossima settimana. Come scrive la Gazzetta dello Sport, è difficile che i giudici si facciano impressionare: alla convocazione mancano ormai pochissimi giorni. Certo è che l’ingresso di un partner credibile potrebbe rafforzare la continuità aziendale tanto cara all’Uefa. Se ne riparlerà a Losanna per il TAS, dove una seconda udienza è prevista per la fine del mese. L’auspicio è che la decisione venga ribaltata in favore di sanzioni e limitazioni di mercato.
La ricerca del nuovo socio
Monta la pressione. Mr Li è pronto a passare la mano: massimo riserbo sull’identità del nuovo socio, ma secondo fonti finanziare milanesi citate da Repubblica, il nuovo azionista di controllo del club con cui la società rossonera sta chiudendo l’accordo, sarebbe una cordata di imprenditori americani.
Sono ore di grande fermento tra Londra e Milano: si stanno definendo i dettagli di un’operazione che cambierà le carte in tavola. Il nuovo socio americano – spiega il quotidiano diretto da Mario Calabresi - entrerebbe con una quota di minoranza per finanziare subito il club, per poi salire e prendere il controllo. Cosa resta a Li Yonghong? Non più di un 30-35%, proprio come è accaduto a Eric Thohir quando ha ceduto l’Inter al colosso cinese dell'elettronica Suning. Il nuovo socio si farà carico del debito sottoscritto da Li con Elliott. A quel punto, per consentire all’uomo d’affari cinese di rientrare completamente del suo investimento, si potrebbe lavorare alla possibilità di lasciargli i diritti sui proventi di Milan China: la società creata per sviluppare il merchandising del club in Asia.
Una parabola annunciata
A distanza di un anno dalla cessione del Milan alla Rossoneri di Li Yonghong, i destini della squadra sono sempre più foschi. Dopo essersi indebitato per concludere l’operazione, scontando il blocco dei capitali cinesi, e aver condotto una costosissima campagna acquisti per rilanciare la squadra, il piano di Li è andato in fumo: la società guidata dall’ad Marco Fassone puntava alla qualificazione per la Champions e ai ricavi del mercato cinese. Non solo tutto ciò non è accaduto - tra scandalose inchieste giornalistiche sull’inconsistenza patrimoniale di Li e una inchiesta della procura di Milano - ma è sopraggiunta anche la tegola dell’Uefa. (Agi aveva anticipato tutto un anno fa).
Spunta Li nelle intercettazioni di Parnasi
Come se non bastasse, il nome Li Yonghong spunta anche nelle intercettazioni telefoniche di Luca Parnasi, l'imprenditore edile al centro dell'inchiesta per le mazzette sullo stadio della Roma. In un colloquio del 23 marzo scorso con il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, Parnasi – riferisce Milano Finanza – si sfoga e riferendosi a Li dice che “a questo cinese sono fallite tutte le società”. Non solo: aggiunge di averlo detto a Elliott, il quale però “qualche soldo ce l’ha”. Parnasi sembra convinto che il passaggio del club al fondo sia inevitabile “perché non credo che il cinese riesca a trovare ‘sti 400 milioni che servono, soprattutto adesso che il badwill che ormai c’è in giro è totale comunque io con loro dialogo, comunque”.
I possibili soci
Sul tavolo del club sono arrivate molte offerte. Le piste che portano al nuovo socio sono due, secondo Sky Sport.
La prima riguarda un imprenditore malese, residente a Singapore, con intermediario Jorge Mendes. Questa proposta ha pochissime possibilità di successo.
La seconda, invece, più quotata, riguarderebbe un investitore americano. Tra i nomi circolati in queste ore: il magnate americano John Fisher, figlio dei fondatori del marchio di abbigliamento Gap e proprietario di una serie di squadre in differenti sport; e Stephen Ross, proprietario dei Miami Dolphins.
L’americano, individuato dalla banca d’affari Goldman Sachs, entrerebbe nel club rossonero per contribuire alla copertura delle contingenze di fine stagione e al rifinanziamento, senza affrontare al momento discussioni relative ad una posizione futura, a differenza del malese. Anche se – come scrive Carlo Festa sul Sole 24 Ore - non bisogna sottovalutare un problema di governance: arduo che un socio di minoranza possa entrare senza chiedere condizioni certe, a cominciare dalla possibilità di avere un’opzione a crescere nel capitale.
Ed ecco che l’ipotesi dell’ingresso di un socio destinato a diventare presto il nuovo proprietario del Milan prende sempre più piede.