E miliano Mondonico aveva 71 anni. Il “Mondo”, come veniva chiamato da giornalisti e addetti ai lavori, si è arreso al cancro con cui combatteva da sette anni. Una lotta che. oltre a costringerlo a diversi interventi, lo aveva allontanato dalla panchina ma non da quell’universo che continuava ad amare e che raccontava come opinionista televisivo. Aveva anche accarezzato l’idea, appena qualche mese fa, di seguire l’Atalanta a Liverpool, per la trasferta di Europa League contro l’Everton. La città dei Beatles e della storia della musica. L’altra grande passione dell’allenatore di Rivolta d’Adda che una volta, da giocatore, si fece squalificare per non perdere il concerto dei Rolling Stones al Palalido di Milano (Gazzetta).
I successi sportivi
La carriera di Mondonico, dopo anni nel calcio di provincia, cambia nel 1984. È l’anno in cui riporta la Cremonese in Serie dopo 54 anni. Un’impresa di quelle destinate a rimanere negli annali dello sport. Quattro anni dopo è la volta dell’Atalanta. Non solo la conquista della massima serie ma anche un’avventura in Europa, nella Coppa delle Coppe, finita solo in semifinale con i belgi del Malines. Una cavalcata che l’Eco di Bergamo, in occasione del ventennale, ha rivissuto qui. Era l’Atalanta di Caniggia e di Stromberg, di Garlini e Cantarutti.
Negli anni ’90, Emiliano Mondonico sbarca sulla panchina del Torino portando la squadra nella parte alta della classifica. Quinti nel 1991, terzi nel 1992. E poi ancora l’Europa. I granata arrivano fino alla finale, persa, con l’Ajax. Due pareggi e un sogno svanito per colpa della regola dei gol in trasferta. Fu in quell’occasione che l’allenatore, in un momento di furia, impugnò e alzò una sedia per inveire contro l’arbitro. Quella che ancora oggi è riconosciuta come una delle immagini più iconiche del calcio italiano (Corriere). Era il Torino di Scifo, Casagrande, Mussi, Lentini e di un giovanissimo Christian Vieri.
La stagione successiva, per Mondonico, arriverà un’altra grande soddisfazione: la vittoria della Coppa Italia ai danni della Roma. Negli anni successivi tornò a occupare più volte le panchine di Atalanta e Torino conquistando diverse promozioni. Le delusioni più grandi? Una retrocessione con il Napoli e i risultati, non sempre positivi, con la Fiorentina, squadra per cui provava più che una simpatia, ma che riportò nel 2004 in Serie A. Negli ultimi anni era tornato su alcune panchine di Serie B, quelle dell’AlbinoLeffe e del Novara, e in Lega Pro, in quella della Cremonese. Parentesi brevi e discontinue a causa della malattia.
La sua lotta (fuori e dentro al campo)
A dare la notizia è stata la figlia Clara, sul profilo Facebook del padre. Ne ha ricordato l’esempio e la voglia di non arrendersi, nonostante tutto. Il 30 novembre scorso, Mondonico aveva raccontato la sua lotta in una lunga intervista al Corriere delle Sport. “Ci sono trenta probabilità su cento che la Bestia ritorni. Ma, credimi, dopo quattro operazioni, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di colon e di intestino, sei pronto a tutto. E, ogni giorno di più, apprezzi il tempo che ti è dato. Il cancro non è invincibile, il calcio mi dà la forza per continuare a sfidarlo”
In quell’occasione aveva deciso di raccontare anche la sua ultima sfida: tornare a occuparsi dei ragazzi, allontanandoli dalle insidie della gioventù e mostrando come il pallone, e lo sport, potessero essere una chiave per costruire un futuro diverso “Alleno i ragazzi delle medie di Rivolta: è quando frequentano le medie che bisogna intervenire, parlare, educare. Si è ancora in tempo per mostrare loro, per spiegare loro che cosa sia il senso della vita. Alla fine di ottobre ho organizzato una partita fra gli studenti della scuola contro la squadra degli ex alcolisti e degli ex tossici, un’altra ancora contro una squadra di disabili”. Un modo per raccontare la vita, in un campo di calcio, come Mondonico ha sempre fatto.