C ’è una sola religione a Liverpool ed è quella del pallone. I tifosi dei “Reds”, una delle squadre più forti e storiche della Premier League, sono noti in tutto il mondo per il loro calore e per la loro passione. Ma anche per i loro canti. Ad Anfield, lo storico stadio cittadino, prima di ogni calcio d’inizio, risuona quello che per molti è l’inno più bello della storia del calcio. You'll Never Walk Alone. Non camminerai mai da solo.
Pazzi per Salah
Negli ultimi mesi, i supporter del Liverpool hanno visto partire per Barcellona una delle loro stelle, il brasiliano Philippe Coutinho. E dopo questa separazione hanno eletto un nuovo idolo. Non proprio inglese. Non proprio vicino alle loro tradizioni e alla loro fede. Mohamed Salah, attaccante esterno dell’Egitto, ha già conquistato la Kop, la storica curva dove trovano posto gli ultras più fedeli. Salah, visto anche in Italia con le maglie di Fiorentina e Roma, ha segnato più di 30 gol in questa sua stagione d’esordio.
Il canto e l’Islam
La canzone a lui dedicata, diventata virale sul web in pochissimo tempo recita queste parole:
"Mo Sa-la-la-la-lah, Mo Sa-la-la-la-lah, if he's good enough for you, he's good enough for me, if he scores another few, then I'll be Muslim too”.
E che, più o meno, può essere tradotto così:
“Mo Sa-la-la-la-lah, Mo Sa-la-la-la-lah, se è abbastanza giusto per te, è abbastanza giusto anche per me; se segna un altro paio di gol, allora diventerò anch'io musulmano”.
Ci sono molti video che sono stati girati nei pub, negli stadi e in molti altri luoghi pubblici in cui si sentono i tifosi cantare, con entusiasmo, questo ritornello. Due strofe dedicate al loro idolo che non lasciano dubbi sul messaggio da trasmettere: "He's sitting in the mosque, that's where I want to be.” Ovvero: ”È seduto nella moschea ed è lì che anch’io voglio essere”.
Una canzone contro le discriminazioni?
In Inghilterra parlano già di una canzone di pace e della ritrovata capacità del pallone, dopo diversi casi di razzismo, di veicolare un messaggio di fratellanza. Al Jazeera ha citato a riguardo i dati pubblicati da Kick It Out, un'organizzazione che lavora per porre fine alla discriminazione all’interno dei campi di calcio: nel 2017 ci sono stati più di 300 segnalazioni con un aumento del 59% rispetto all’anno precedente. E anche in Italia abbiamo assistito a casi simili.
Lo stesso calciatore ha apprezzato su twitter. Un messaggio di gioia che molti si augurano sia di buon auspicio per combattere quel fenomeno che, in Inghilterra come in altri paesi, si chiama islamophobia. O almeno l’occasione di esultare al prossimo, ennesimo, gol.