L ’Europa sente l’odore del sangue. Sangue cestistico, certo, ma sempre sangue pregiato. Quello del “dream team”, di quell’America che da anni attira e trattiene i migliori giocatori di basket del pianeta. In Cina, sabato, prendono il via i mondiali di pallacanestro e stavolta lo scalpo a stelle e strisce sembra alla portata di molte compagini del Vecchio Continente.
A team with a dream
A indossare la canotta USA non saranno le stelle più famose della NBA. Alle porte c’è una stagione difficile, frutto del rivoluzionario mercato estivo, con un equilibrio che rende difficile ogni pronostico. I campioni hanno quindi deciso di rimanere in palestra a recuperare da piccoli e grandi infortuni e a lavorare sodo per arrivare freschi a giugno. Dalla lista iniziale sono stati depennati 17 giocatori. Non pochi. Quelli rimasti sono, in teoria, quelli che avrebbero dovuto lottare per gli ultimi posti disponibili sull'aereo per l'Oriente. Del resto, i mondiali, non sono le Olimpiadi. Il fascino dei giochi a cinque cerchi avrebbe superato ogni diffidenza verso quei tornei internazionali estivi, bollati spesso come dispendiosi e pericolosi. Un sacrificio che, almeno oggi, non vale la pena di correre.
Quelli che ci saranno, però, non sono certamente delle schiappe. Sono uomini che in Europa farebbero la differenza. Uomini “con un sogno”: non deludere una nazione che del basket ha fatto una religione. A guidare la truppa c’è Gregg Popovich. Ecco, il campione in panchina è rimasto. Settant’anni compiuti, un titolo e una vita a San Antonio. Popovich sa che quest’edizione, con questa squadra, può essere vinta solo dalla coesione, e dalla difesa più che dall’attacco. E ci ha lavorato tutta l’estate. La sconfitta con l’Australia nel corso della preparazione è stata “storica” da un punto di vista meramente statistico (perdere dopo 13 anni e 78 partite di fila non può non costituire una notizia) ma assolutamente funzionale nel progetto di avvicinamento di questi USA al mondiale cinese. Accanto a lui, in panchina c’è Steve Kerr, uno degli artefici del fenomeno plurivincente dei Golden State Warriors. Un’altra garanzia, insomma. Soprattutto se ci sarà da parlare alla testa dei giocatori. Lui che in campo, con la canotta dei Bulls, era uno dei più stimati e ascoltati da Micheal Jordan.
Sarà Kemba Walker, neo giocatore di Boston, a ricoprire il ruolo di leader. Accanto a lui i futuri compagni di squadra ai Celtics, Jayson Tatum e Marcus Smart, il funambolo di Utah, Donovan Mitchell, e il centro di Indiana, Myles Turner. Dal perimetro i cecchini Joe Harris, dai Brooklyn Nets e Khris Middleton, dai Milwaukee Bucks, saranno fondamentale per scardinare le difese, soprattutto quelle a zona, che proporranno molte avversarie europee. Insomma, Team USA resta la squadra favorita per vincere il titolo ma raramente, almeno negli ultimi anni, lo scarto che la divide dal resto delle contendenti è stato così minimo.
Le altre pretendenti
Al ballo dei mondiali cinesi sono parecchie le nazioni europee che mirano al colpo grosso. La Serbia, pur priva di Teodosic, acquisto milionario della Virtus Bologna, può contare su un roster talentuoso e completo in ogni reparto: Bogdanovic, Jovic, Bjelica, il gigante Marjianovic, e soprattutto quel Nikola Jokic, una delle sorprese della passata stagione NBA. Il fenomeno dei Denver Nuggets ha guidato i compagni in un precampionato senza cadute: dieci partite, dieci vittorie. A testare la solidità e le ambizioni della Serbia, oltre a Filippine e Angola, sarà proprio l’Italia di Sacchetti, inserita nello stesso girone dei balcanici.
Poi c’è la Spagna che invecchia ma non molla. Il ricambio generazionale non è mai mancato agli iberici anche se, stavolta, sempre sotto l’egida tattica e tecnica dell’italiano Sergio Scariolo, sembrano partire dalla seconda fila. Dai fratelli Gasol (Marc c’è) ai fratelli Hernangomez. E poi Rubio, Llull, Rudy Fernandez. Gli assi da mettere sul tavolo (o sul parquet) non sono pochi. Impossibile non inserirla tra le favorite.
C’è anche la Francia. Nando De Colo, Nicolas Batum, Rudy Gobert è un asse di sicuro affidamento. Sarà il cast di supporto, in caso di salto di qualità, a decretare le sorti di una squadra che sarà ostica e difficile da battere per tutti e che mira a sorprendere le rivali.
E la Grecia? Tutti, chi più a voce alta chi più sottovoce, la indicano come la vera outsider della manifestazione. Giannīs Antetokounmpo ha vinto il titolo di MVP nell’ultima stagione NBA. E anche fuori dai confini americani è considerato da molti, oggi, il giocatore più forte al mondo. Accanto a lui il fratello Thanasis e i “soliti” Bourosis, Sloukas, Papanikolau, Mantzaris e Calathes. Non ci sono i big del passato come Diamantidis e Spanoulis e ad Atene sanno che il destino degli ellenici passerà dalle mani di “Giannis”.
“Solide realtà”, citando un famoso spot, sono la Russia, la Lituania, il Montenegro, la Turchia e, nonostante un precampionato zoppicante, anche l’Italia. L’assenza di Croazia e dei campioni d’Europa della Slovenia non è un elemento da trascurare ed è figlia di un sistema di qualificazione che ha penalizzato diverse compagini. Ma questa è un’altra storia e degli assenti non si parla.
Le mine vaganti dal mondo
È un elenco di squadre ricche di talento ma che difficilmente potranno arrivare fino in fondo. Brasile (età media altissima) e Argentina (con Scola ultimo sopravvissuto della fortissima squadra guidata da Ginobili e Nocioni di qualche mondiali fa) sono da prendere con le molle perché in grado di battere chiunque in una singola partita. L’Australia ha battuto gli USA in preparazione conquistandosi prime pagine e ossequi dal mondo dello sport, ma pecca di continuità e, nonostante i passi in avanti degli ultimi anni, resta squadra ambiziosa ma limitata.
Da tenere sotto osservazione il Canada che vive ancora degli entusiasmi portati dalla vittoria nella NBA dei Toronto Raptors e la Nuova Zelanda, squadra fastidiosa e fisica. Occhi puntati anche sul Giappone di Rui Hachimura, lungo afro-nipponico di colore appena scelto dalla NBA e di cui si dice un gran bene. La Cina, padrona di casa, ha un buon girone ma deficita in talento, oltre Yi Lianlian e Qi Zhou c’è poco. L’Africa, nonostante una muscolarità con pochi eguali resta sullo sfondo, ancora indietro per tecnica e tattica.
E l’Italia?
Diciamolo senza fronzoli. Gli azzurri possono tornare dalla Cina dopo una tremenda disfatta o un torneo da grande sorpresa. L’assenza di Nicolò Melli, anche lui emigrato in America a New Orleans, peserà non poco. Piccoli sotto canestro, si soffrirà, e non poco, la fisicità degli altri team. Ci affideremo, come sempre, al talento di Belinelli, Gallinari e dell’acciaccato Datome. Saranno le percentuali al tiro, la difesa, la corsa e il cast di supporto alle nostre stelle a decretare se l’Italia è pronta per combattere in un palcoscenico così difficile. Il primo passo sarà superare l’abbordabile girone (fu la mano di Kobe Bryant a comporlo) battendo Filippine, sabato, e Angola e cercando di sorprendere la Serbia. Il risultato minimo è la qualificazione al pre-olimpico che stacca i biglietti aerei per Tokyo 2020.
La formula (rinnovata)
Una piccola rivoluzione che si può descrivere come tentativo di emulazione del calcio. Così si potrebbe riassumere il rinnovamento del torneo dopo l’edizione, ormai lontana, del 2014. Qualificazioni durante la stagione, con assenze fortissime, che hanno decretato il destino di alcune nazioni che hanno dovuto schierare squadre altamente rimaneggiate e sono state eliminate, vedi la Slovenia campione d’Europa.
ll mondiale cinese si svolge in otto città Pechino, Shenzhen, Shanghai, Nanchino, Wuhan, Dongguan, Foshan e Guangzhou. Vi partecipano 32 squadre ed è articolato in tre momenti differenti.
- Otto gironi (A-H) da 4 squadre ciascuno di cui si qualificano le prime due. Le eliminate giocheranno la fase classificatoria 17-32.
- Altri 4 gruppi da 4 squadre (I-L) con altre due partite da giocare con le squadre ancora non affrontate in precedenza. L’Italia, gruppo D, se passasse la prima fase, affronterebbe le due promosse dal girone C, quindi la Spagna e, presumibilmente, una tra Portorico e Iran. Le prime due di questo secondo girone accedono ai quarti di finale, le altre due giocheranno la fase classificatoria 9-16.
- Fase a eliminazione: quarti, semifinali e finali. Le eliminate ai quarti giocheranno fase classificatoria 5-8.
Le fasi classificatorie sono importanti perché determinano le 7 squadre che approdano direttamente a Tokyo 2020 e le 16 che invece si contenderanno nel torneo pre-olimpico, i restanti posti.