AGI - Negli ultimi giorni si riconcorrono insistentemente le voci su una quarta stagione di “Boris”, la serie cult trasmessa fino al 2010 sul canale Fox di Sky. Dieci anni in cui il successo, invece che diminuire, come sarebbe potuto fisiologicamente accadere, viene invece rimpolpato dalla messa in onda delle repliche, non ultimo lo sbarco su Netflix dove resta costantemente nella lista dei programmi più visti.
Ed è proprio da questa nuova collocazione sulla più importante piattaforma streaming che si è riacceso l’interesse del pubblico per una nuova stagione di “Boris”, una richiesta “ufficializzata” addirittura con una petizione sul sito change.org che, citando alcune famose battute della serie recita: “In questo paese troppe volte la qualità ha lasciato spazio alla mediocrità: è tempo che le piattaforme di streaming ripropongano un prodotto unico, attuale e tagliente come Boris! È giunto il tempo di "smarmellare, aprire tutto e fare le cose a cazzo di cane! DAI DAI DAI!”.
Di cosa parla Boris
Per chi non lo avesse visto o non lo ricordasse, “Boris” racconta in maniera comica ma precisa la vita sul set di una fiction della tv di Stato (ma la RAI non viene mai citata) dal titolo “Gli occhi del cuore 2”. Tra attori cani, stagisti maltrattati e sceneggiatori sfaticati viene fuori forse la più geniale e severa critica metatelevisiva della storia della tv italiana. L’appello per la produzione di una nuova stagione è stato accolto su Instagram da tre dei principali attori del cast: Paolo Calabresi, Caterina Guzzanti e Carolina Crescentini.
L'intervista a "Duccio"
Oggi, sentito da AGI, se ne aggiunge un altro, uno dei personaggi più popolari della serie, Duccio Patanè, direttore della fotografia interpretato magistralmente dal messinese Ninni Bruschetta.
Tu saresti felice di fare una nuova stagione di Boris?
“Certo che sarei felice, chi non sarebbe felice? Oltre agli attori anche il pubblico, che dopo dieci anni è ancora qui”
Ne avete mai parlato con gli altri membri del cast?
“Noi ne abbiamo parlato sempre. Inizialmente ci siamo trovati tutti d’accordo, a parte Paolo Calabresi che ha sostenuto per mesi che Boris non si facesse più perché ero troppo dimagrito, una cattiveria gratuita di Paolo che tutti conosciamo (e ride). Dal mio punto di vista le tre stagioni con il film sono state perfette, andare a farne una quarta subito dopo sarebbe stata un rischio, perché se tu fai una bella cosa tutti ti dicono “che bella cosa che hai fatto”, se l’ultima non riesce bene tutti ti dicono “che bella cosa che hai fatto, peccato per quell’ultima stagione”.
Nello stesso tempo ad un certo punto, proprio allo scadere del decimo anniversario dell’inizio di Boris, quindi nel 2017, tutta questa attenzione dei fan è diventata una cosa che non potevamo ignorare; naturalmente sono venute fuori varie ipotesi, quella che secondo me era la più bella era il cosiddetto “puntatone”, cioè invece di fare un film o un’altra serie fare un film tv di due ore. Purtroppo nel contempo Mattia se n’è andato a dir poco prematuramente e presumo che la sua assenza pesi molto”.
Appunto, secondo Paolo Calabresi l’assenza di Mattia Torre renderebbe impossibile il progetto?
“È una forma di rispetto, ma da un lato potrebbe essere una celebrazione di Mattia, però questa è una scelta che non possiamo fare noi”.
Secondo te perché alla gente è piaciuto così tanto Boris?
“Perché è fatta come nessuna serie italiana, e sottolineo nessuna. È fatta da tre veri scrittori, da tre veri registi, da un vero produttore e da veri attori scelti con provini senza alcun genere di condizionamento su nulla. Punto”.
All’inizio era stato bollato un po' come serie dedicata agli addetti ai lavori, no?
“Questa era semplicemente una malignità degli invidiosi incompetenti che si sono accorti che il progetto e il prodotto erano di straordinario successo. Hanno cominciato a dire che era un prodotto di nicchia, che è un termine disgustoso che si usa in Italia quando si vuole far fuori qualcuno o qualcosa. Quando siamo saliti sul palco del Concertone del Primo Maggio, prima di entrare Pietro Sermonti mi ha chiesto “ma questi ci conoscono?”, quando siamo entrati c’erano decine di migliaia di persone che urlavano i nostri nomi, avremmo dovuto forse portare questi imbecilli su quel palco e dirgli “guardate che non è un prodotto di nicchia”.
Ma ti aspettavi potesse andare così bene?
“Chiaramente nessuno si aspettava che potesse andare così bene, anche perché era una produzione piccolissima e in questo suo essere piccola comunque c’erano produttori come Lorenzo Mieli, che poi è diventato uno dei produttori più importanti d’Italia e il delegato Fox per la serie si chiamava Fabrizio Salini, che oggi è amministratore delegato della RAI, quindi stiamo parlando di persone eccezionali. Io ho letto il copione della prima serie dopo aver fatto il pilota, contestualmente ricevetti un’offerta di lavoro per un film RAI in cui avrei dovuto lavorare la metà e guadagnare il doppio, ma leggendo quel copione ho chiamato la mia agente e timidamente, perché chiaramente gli agenti guadagnano sul nostro lavoro, le ho detto “io farei l’altro”, lei mi rispose “io pure”.
Quindi una sorpresa per tutti poi?
“La serie uscì su Fox con ascolti iniziali bassissimi, fortunatamente nell’arco di un mese ha intercettato la nascita dello streaming ed è esploso vertiginosamente. Io feci il calcolo che quando uscivo mi fermavano una persona per “Squadra antimafia” che faceva il 27% di share e tre per “Boris”.
Tu che hai girato molti set ci confermi che le storie di Boris, per quanto assurde, sono molto più comuni di quanto pensiamo?
“Sono sicuramente meno cattive di quanto non potrebbero essere, mostrare la verità sarebbe stato pornografico. Loro sono riusciti ad edulcorarla e farla diventare divertente, la realtà di alcuni set del mercato televisivo italiano è una realtà disarmante, dove ci sono copioni scritti male, recitati male, girati male, prodotti peggio e venduti come operazioni di grandissimo livello che poi sono un fallimento continuo agevolato da giochi di potere da quattro soldi. Poi adesso è tutto totalmente falsato perché le grandi piattaforme hanno sostituito completamente la televisione generalista, infatti la cosa più grave è che da “Boris” non si è imparato nulla”.
Tu avevi fatto il provino per il ruolo di René è esatto?
“Io ho fatto il provino per René. Loro sono stati molto in dubbio per molti giorni e secondo me hanno fatto la scelta perfetta perché è vero che poi, una volta che lo vedi, non ti riesci a immaginare come un altro attore avrebbe potuto fare René, Francesco Pannofino è perfetto quindi è giusto che sia stato così. Poi io amo molto Duccio…”
Ti sei divertito ad interpretarlo?
“È un personaggio senza passato e senza futuro, uno scellerato, un personaggio eccezionale. Poi io ho teorizzato che Duccio in realtà fosse un grande direttore della fotografia che però si era talmente frantumato le palle di tutto quello che vedeva attorno che alla fine è diventato uno che vuole far passare il tempo”.
Molti anni fa hai detto che è stato il più bel set dove hai lavorato…?
“Lo confermo, è ancora quello, non ce n’è stato uno migliore. Devo dire che anche su “La linea verticale” ci siamo divertiti tantissimo, perché c’erano più o meno le stesse persone, ma il set di “Boris” è inarrivabile. Mi ricordo che ad un certo punto, stavamo chiusi in un camerino, quattro/cinque persone, aprì la porta Carlo De Ruggieri, ci guardò, se ne andò e noi abbiamo cominciato a ridere per un quarto d’ora; non era successo assolutamente nulla, lui era solo entrato e ci aveva guardati”.
Tu in conclusione la vedi davvero una cosa fattibile? I fan possono sperarci su una nuova stagione di Boris?
“Secondo me incide molto il modo in cui, se si vuole provare, ci si rapporta alla presenza/assenza di Mattia. Tutto è possibile, chissà, non lo possiamo prevedere. Il fatto che ci sia questa pressione così bella da parte di chi lo segue è una cosa che ovviamente va tenuta in considerazione. Ora vedremo che tipo di reazione ci sarà a quest’ultimo fiume di successo, che è dovuto a causa di una semplicissima uscita su Netflix, che poteva benissimo passare inosservata dato che su Netflix c’è un mare di roba, invece a distanza di dieci anni di distanza è entrato nei primi dieci in una settimana, questa è una valutazione importantissima a livello di mercato”.