Q uando tutto sarà finito, ce la ricorderemo tutti l’eroica tv di questi giorni dominati dal coronavirus. Perché programmi così non si erano mai visti, con i conduttori da soli in studio in preda a crisi abbandoniche come Mara Venier a Domenica in, collegamenti traballanti via Skype o Face Time con gli ospiti relegati nei loro salotti e nelle loro cucine, conduttrici scarmigliate e struccate che alimentano l’autostima delle telespettatrici, per la serie “allora non erano così inarrivabili” e “siamo tutte nella stessa barca”: si salva giusto l’impeccabile Lilli Gruber, visto che, almeno per ora, La7 è l’unica che, cassando quello per gli ospiti ha però mantenuto il servizio di “trucco e parrucco” per i conduttori.
Se il prodotto che vediamo è questo, il motivo sta nelle disposizioni aziendali che, attenendosi alle indicazioni ministeriali Rai e sorelle hanno adottato, cercando faticosamente di tutelare la salute dei dipendenti e informazione tv: dallo smart working che ha spostato a lavorare da casa il più alto numero possibile di lavoratori (4.800 su 13 mila totali in Rai, 2.500 su 3.500 a Mediaset, 230 su 472 a La7, 3.300 su 4.800 a Sky ), nella chiusura di studi inadatti a garantire la “self distance”, nello sparuto numero di ospiti ammessi. Eccole, di seguito, tv per tv.
RAI: Chi in Rai lavora a una distanza interpersonale inferiore a due metri indossa una mascherina chirurgica, fornita dall’azienda, corredata dai guanti per chi viene in contatto con altri o con dispositivi toccati da altri. Lo ha deciso pochi giorni fa la “task force” che si occupa dell’emergenza coronavirus in Rai, prevedendo anche il rispetto della distanza di due metri in ogni altro ambiente, dagli ascensori alle sale riunioni, alla mensa. Istituita il 22 febbraio scorso per affrontare l’impatto aziendale dell'emergenza coronavirus, la task force si riunisce al piano terra di viale Mazzini, nella sala degli Arazzi, dove tradizionalmente si tengono le conferenze stampa, oggi vietate dalle misure di contenimento governative.
Recentemente irrobustita dal generale a riposo dei Carabinieri, Paolo Piccinelli è coordinata dal dg corporate Alberto Matassino e formata dai capi delle varie direzioni aziendali. È anche ampiamente coinvolta ( a partire dalla gestione di un database elettronico dei casi positivi di coronavirus, che garantisce comunque la privacy) nella “Procedura per la gestione dei casi positivi o sospetti” di Coronavirus che oggi l’amministratore delegato Fabrizio Salini ha inviato ai dipendenti, con allegata lista di FAQ. Scritta sulla base dei decreti della Presidenza del Consiglio, delle circolari del ministero della Salute e dei documenti delle autorità sanitarie internazionali, la procedura dispone indicazioni operative(per il cui mancato rispetto è previsto il procedimento disciplinare) che la Rai si riserva di aggiornare in base all’evolversi degli avvenimenti.
Fonti Rai chiariscono all’Agi che la task force ha anche chiesto a tutti i direttori di incentivare lo smart working (ad oggi sono circa 4800 quelli lavorano a casa su 13mila dipendenti) per tutte le attività che si possono svolgere a distanza, e di agevolare ferie e congedi retribuiti. Dal 5 marzo sono partite anche una serie di pulizie e decontaminazioni nei centri di Roma, Milano e Torino e nelle sedi regionali di Calabria e Puglia. Da sabato 22 marzo all’ingresso delle principali sedi quattro termoscanner misurano la febbre ai dipendenti (rispedendo a casa chi ha più di 37,3) insieme a 150 termometri a distanza.
Oggi si riunisce per la seconda volta anche il Comitato per la verifica del Protocollo per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori del quale, insieme all’azienda fanno parte anche due rappresentanti per ogni sigla sindacale. Dopo la prima riunione, che si è svolta il 16 marzo, un comunicato dei sindacati ha informato i dipendenti che per eventuali spese sanitarie legate al contagio da coronavirus la Rai ha attivato (retroattivandola, dal 1 gennaio 2020 al 32 dicembre 2021) una assicurazione per tutti i dipendenti, integrativa rispetto a quelle già esistenti.
MEDIASET: Colpita da una serie di positività interne al Coronavirus (la prima tra le Iene che torneranno in onda ai primi di aprile, poi Nicola Porro, poi Piero Chiambretti) e anche dalla preoccupazione di giornalisti e tecnici rimasti a presidiare Cologno Monzese, Mediaset ha appena varato nuove misure anticoronavirus. Sono finalmente arrivate in azienda nuove mascherine più professionali (stile dentista) rispetto a quelle sottili distribuite inizialmente: le distribuiscono all’ingresso, insieme ai guanti, quattro addetti, dotati di guanti anche loro.
Inizialmente riservati soltanto ai collaboratori, i termoscanner da un po’ misurano la febbre anche ai dipendenti. Ad oggi, spiegano all’Agi fonti ufficiali dell’azienda, sono rimasti a lavorare in sede circa 1.000 dipendenti (su un totale di 3500), “tutti quelli che non sono indispensabili alla messa in onda dei programmi e ai servizi di manutenzione e sicurezza”.
Tra i circa 300 giornalisti di Newsmediaset e Videonews sono pochi però quelli in smart working. Per la maggioranza rimasta in sede è stata prevista una riduzione dei turni di lavoro, tesa a contenere la presenza in redazione, per rendere realizzabile il distanziamento delle postazioni (i direttori, raccogliendo l’invito dell’azienda a frequentare il meno possibile uffici e redazioni, riescono a organizzare il lavoro da casa, limitando la permanenza in redazione).
Tutte, o quasi, le forze redazionali rimaste, sono convogliate sui programmi informativi, appena rafforzati: da domenica 22 marzo Videonews garantisce al pubblico sette prime serate su sette di attualità in diretta. E’ raddoppiato l’appuntamento di Canale 5 con ‘Live - Non è d’Urso’, in onda sia la domenica sia il martedì, e sono confermati gli appuntamenti di Retequattro con la variazione di “Fuori dal coro” che passa al mercoledì e di “Stasera Italia Speciale” in onda il lunedì in attesa del rientro di Nicola Porro con “Quarta Repubblica”. . Si naviga a vista, chiariscono in aziensa, con la programmazione che può essere rivista ogni giorno, e per ora sono congelati dall’emergenza Coronavirus anche i progetti futuri.
LA7 : La pandemia ha colonizzato come in tutte le altre reti, anche il palinsesto della tv di Cairo ma almeno finora non ha portato, a particolari stravolgimenti e cancellazioni: Andrea Purgatori conduce “Atlantide” da casa sua (è in autoquarantena anche se non positivo) il pubblico è sparito come nelle altre tv, gli ospiti in studio si contano sulle dita di una mano, è stato dato lo stop ai servizi di trucco e parrucco a loro dedicati e sono stati conseguentemente potenziati i collegamenti da remoto, con i cosiddetti “zainetti” e soprattutto le videoconferenze.
Per la tutela dei suoi 472 dipendenti (circa un centinaio i giornalisti) l’azienda di Urbano Cairo spiega all’Agi di aver applicato fin dal 22 febbraio misure rigorose in materia di prevenzione e contenimento del contagio, adeguandosi alle disposizioni via via emanate dal Governo. E’ stata favorita l’adozione dello smart-working per oltre il 50 per cento dei dipendenti e sono state fortemente limitate tutte le trasferte. Tutti i dipendenti in servizio, e chiunque frequenta le sedi aziendali (quella di Milano e, a Roma, il centro direzionale di via della Pineta Sacchetti e il centro di produzione di via Novaro sede del telegiornale e di tutti i programmi del day-time) viene dotato di mascherine e guanti, in tutte le sedi campeggiano prodotti disinfettanti per l’igiene delle mani e delle superfici e vengono rispettate rigorosamente le distanze minime di sicurezza.
L’accesso alle sedi è stato vietato, oltre che al personale non strettamente necessario, a qualsiasi visitatore e, naturalmente, a tutti coloro fossero entrati in contatto con positivi al test coronavirus, e a quelli che negli ultimi 14 giorni sono rientrati in Italia da aree a rischio epidemiologico (come da indicazioni OMS), a quelli in quarantena, a chi ha sintomi di malattie da raffreddamento o più di 37,5 gradi di febbre.Tutti gli ambienti di lavoro sono sottoposti a sanificazioni e bonifiche igieniche straordinarie e sono stati potenziati gli interventi ordinari di igienizzazione e pulizia. Gli interventi riguardano le sedi interne ma anche gli studi, gli uffici e ogni ambiente delle produzioni esterne nei quali abbiano accesso dipendenti o collaboratori di La7. (‘Dimartedì’, ‘Propaganda Live’, gli studi esterni di “Non è l’Arena” e di ‘Piazza Pulita’) Ai dipendenti sono stati forniti i moduli di autocertificazione per recarsi al lavoro e sono a disposizione di tutti una mail e un numero dedicati alla quale chiedere in qualsiasi momento informazioni e chiarimenti e tutto il supporto necessario. Per l’aggiornamento e il monitoraggio delle misure di prevenzione è stato istituito un apposito Comitato che coinvolge i rappresentanti sindacali dei lavoratori.
SKY : Smart working e turnazioni tese a garantire che in ufficio non entrino più di 150 dipendenti al giorno. E per tecnici e giornalisti per le cui mansioni non è applicabile lo smart working c’è una “indennità di business continuity” che parte retroattivamente dal 12 marzo e sarà valida fino al 3 aprile, con possibilità di estensione. Sono le misure con cui Sky, 4.800 dipendenti distribuiti tra la sede centrale di Rogoredo, Cagliari, lo studio romano di Montecitorio, gli uffici rimasti nella sede di Roma-Salaria, sta affrontando l’emergenza coronavirus. Con un’esperienza in tema smart working, spiegano all’Agi fonti ufficiali dell’azienda, sperimentata già dal 2016, con i cosiddetti “standard worker”, più della metà del totale dei dipendenti che svolgono un’attività prevalentemente d’ufficio e quindi possono lavorare in smart working senza problemi. Ma anche circa 200 dipendenti delle altre tre categorie, con più vincoli rispetto al lavoro remoto (gli operatori di costumer care, gli operatori televisivi e i giornalisti di Sky TG24 e Sky Sport 24) erano abilitati allo smart working già prima dell’emergenza. Così, spiegano da Sky, già dal 24 febbraio, tre giorni dopo il primo caso di coronavirus italico, è stato possibile mettere circa tremila dipendenti di Milano in smart working, con 500 tra operatori di costumer care, operatori televisivi e i giornalisti di Sky TG24 e
Sky Sport 24. Dal 9 marzo sono in smart working anche i dipendenti delle altre sedi Sky, per un totale di 3300. Restano tradizionalmente operativi in 1500 organizzati in turni, e quindi mai contemporaneamente in sede (a Rogoredo entrano, dicono, mediamente 150 dipendenti al giorno). Per la loro tutela sono state attivati pulizia straordinaria, sanificazioni, oltre a kit per la pulizia della postazione per gli operatori della produzione, distanziamento delle postazioni di lavoro e distribuzione di mascherine, soltanto a chi per svolgere la sua attività non può mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro.
Per dipendenti, agenti, stagisti e lavoratori con contratto di somministrazione, l’azienda ha attivato poi un’assicurazione in caso di contagio da coronavirus, che durerà per tutto il 2020. Prevede: un’indennità giornaliera a partire dall’ottavo giorno di ricovero causato da infezione da Covid-19, fino a un massimo di dieci giorni, un’indennità da convalescenza a seguito di un ricovero in terapia intensiva causato da infezione da Covid-19 e un’assistenza post ricovero che può comprendere trasporto in ambulanza, invio del medico generico e altro teso a permettere recupero della salute e gestione familiare.
Il giorno più nero di Sky è stato l’11 marzo, con la positività al coronavirus di un giornalista di stanza a Milano, a Sky Tg 24, e la relativa sanificazione degli studi. Sky sport ha sospeso la programmazione per un giorno e il Tg si è interamente spostato per qualche giorno negli studi romani di Montecitorio.