L ’ultima puntata di ‘Imma Taranni - Sostituto procuratore’, il caso televisivo con cui a 42 anni ha agguantato la notorietà, Vanessa Scalera stasera la guarderà, come le cinque precedenti, con il gruppo d’ascolto itinerante (“una volta a casa mia, una volta da loro”) capitanato dal regista della serie Francesco Amato e dalla collega Barbara Ronchi, la Diana De Santis sua assistente in Procura.
“Sono occasioni in cui oltre a seguire le indagini della mia Imma si scherza e si mangia, domani in più ci sarà lo spirito del gran finale”, racconta all’Agi l’attrice pugliese, sentimentalmente legata all’attore e regista Filippo Gili e figlia di una coppia di infermieri di Latiano, che partita professionalmente dalla strada provinciale pugliese, con il ciclone “Imma Tataranni”, tratto dai romanzi di Mariolina Venezia ha imboccato un’autostrada (la serie di Raiuno assopigliatutto della prima serata domenicale ha una media di circa cinque milioni di telespettatori, l’ultima puntata ha registrato il 23,3 per cento di share). Adesso Scalera è sul set di ‘Romulus’ la serie Sky di Matteo Rovere che racconta la nascita del mito di Roma (“posso solo svelare il nome del mio personaggio, Silvia”) è stata ingaggiata anche dai Manetti Bros per il loro ‘Diabolik’ con un ruolo ancora top secret e ha anche una piccola parte ne ‘Il ladro di giorni’ il film di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio appena presentato alla Festa del cinema.
Da dove è cominciato tutto?
“Da Latiano, volevo diventare un’attrice fin da ragazzina. Mi piaceva mettermi in mostra, recitavo, dicevo le poesie a memoria, ero una grande imitatrice.
Chi imitava?
“Adriano Celentano. La maestra mi portava di classe in classe a far sentire agli altri bambini la mia imitazione. Ero una ragazzina ingombrante, parlavo sempre, crescendo sono diventata più timida. Oggi le interviste in tv innescate dal successo della mia Imma mi emozionano molto di più di quando a teatro si apre il sipario. Perché io nasco sul palcoscenico: a 19 anni ho lasciato la mia Puglia per un corso a Roma, il primo spettacolo a 20 anni l’ho messo in scena in un pub, si chiamava “Trasformazioni”, ci divertivamo. Poi è arrivato il cinema, con ‘Mari del Sud’ di Marcello Cesena, quindi Marco Bellocchio, Nanni Moretti che mi ha voluta in ‘Mia madre’ e Marco Tullio Giordana, che quattro anni fa mi ha scelta anche come protagonista nel film tv ‘Lea’ sulla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo. E quindi sono diventata Imma Tataranni“
In tv è arrivata quasi come una marziana, come è riuscita una quasi semisconosciuta ad ammaliare tanto pubblico?
“Mi aspettavo un certo seguito, ma non prevedevo che avrebbe avuto questa portata. Uno dei fattori del successo si deve probabilmente al fatto che la mia Imma incarna una tipologia femminile finalmente diversa da quella proposta tradizionalmente nelle fiction. E’ tosta, a volte anche feroce, e si prende la responsabilità di poter essere anche sciatta, di fregarsene di come appare, la sua è una femminilità stropicciata.”
Ci si riconosce?
“Anche io sono una donna del Sud come Imma, sono istintiva come lei, ma non ho il suo caratteraccio, sono più accondiscendente, più morbida e diplomatica”.
Anche il look da accozzaglia di stili e colori che contraddistingue la Tataranni non le appartiene, così come i capelli rossi e ricci del personaggio per il quale si è sottoposta a una notevole trasformazione fisica…
“Sono talmente diversa dal sostituto procuratore di Matera che, nonostante la notorietà improvvisa, per strada non mi riconosce quasi nessuno. Ma non mi dispiace, anzi. Il fascino del mestiere dell’attore sta proprio nel poter cambiare la propria fisicità, nel diventare un altro da sé. Mi piacerebbe prima o poi interpretare un uomo, magari a teatro”.
Per incarnarsi nel sostituto procuratore che corre traballando sui tacchi nelle stradine di Matera, è dotata di un marito a suo agio nel ruolo di mammo e casalingo e di un giovane assistente che le scatena fantasie erotiche, che direttive le ha dato il regista?
“Francesco aveva in mente un sostituto procuratore alla Frances McDormand, attrice che amo, straordinaria, coraggiosa, che osa. Mi ha consigliato di riguardarmela in ‘Fargo’, il film dei fratelli Coen dove era il capo (incinta) della polizia locale.
Il suo personaggio, per capacità d’indagine e numeri Auditel viene spesso paragonato a quello del commissario Montalbano…
“E’ una delle poche serie che seguo, guardo poca televisione. Credo che Imma e Montalbano siano accomunati soprattutto dal carisma, finalmente in tv si racconta un personaggio femminile carismatico senza associare questa connotazione, come è stato fatto finora, a isteria, depressione o santità. La mia Imma è una donna molto più complessa, che sa rimettere al loro posto gli uomini di potere”.
Imma non tratta benissimo i maschi…
Solo come quelli che se lo meritano, come il procuratore capo interpretato da Carlo Buccirosso. Imma non può sopportare qualcuno che sul posto di lavoro tenta di ridimensionarla dicendole “Ma una bella parmigiana a suo marito non gliela prepara mai?”.
Qualcuno l’ha mai fatto con lei?
“Hanno tentato di farmi rientrare nei canoni di bellezza femminili imposti dal mondo dello spettacolo suggerendomi di ritoccare il naso, dicevano che era troppo grosso per i primi piani. E’ storto, è vero, me lo sono rotta da ragazzina, giocando con mio fratello ma non lo correggerò mai, anche perché ho una paura terribile di finire sotto i ferri”.
Non teme una sua eccessiva identificazione con Imma, come per Zingaretti con il commissario Montalbano?
“Io sono solo alla prima stagione, non so cosa ne sarà di me e senza togliere nulla ai romanzi di Mariolina Venezia, dietro il successo di Montalbano c’è lo straordinario successo editoriale di Camilleri”.
Ma ci sarà una seconda stagione di Imma Tataranni, già invocata dal pubblico?
“Non lo so, non ne sono ancora informata, ma mi auguro di sì, anche per il coraggio del regista”.
Perché parla di coraggio?
“Perché è stato molto coraggioso a scegliere me, praticamente sconosciuta in tv, per il ruolo della protagonista. Francesco, regista che viene dal cinema, ha compiuto una scelta impopolare che si è dimostrata poi vincente, perché i telespettatori si sono incuriositi a un volto nuovo come il mio”.
Come l’ha scelta?
“Attraverso la mia agenzia ho partecipato ai provini, già il primo è andato molto bene, ho notato lo sguardo interessato del regista. Dopo il quarto mi ha mandato un sms: “ciao Imma”.
Lei lavora da tanto, ma per merito della sua Imma, è diventata un’attrice popolare solo a 42 anni. La meritocrazia è ancora un miraggio nel mondo dello spettacolo?
“Bisognerebbe chiederlo a chi il merito non lo riconosce, io ho fatto tanta gavetta, è vero anche se non mi piace che tutto il lavoro che ho fatto prima di arrivare al successo sia definito così: tutto quello che viene prima è lavoro e non lo considero minore. La mia bellissima gavetta mi ha dato la possibilità di osare e sperimentare, soprattutto a teatro”.