E nzo Muscia ha deciso che il 19 febbraio i 40 dipendenti della sua A Novo Italia resteranno in azienda, a Saronno, fino a mezzanotte circa. Non per lavorare, ma per festeggiarsi, con le loro famiglie, davanti al maxischermo allestito per la visione collettiva de “Il mondo sulle spalle” il film tv in onda in prima serata su Raiuno che racconta la miracolosa vicenda della fabbrica specializzata nell’assistenza post vendita di monitor e prodotti elettronici e di telefonia, la forza di volontà dei suoi impiegati e soprattutto quella di Muscia, ex operaio e poi direttore commerciale che per salvare la fabbrica sette anni fa ipotecò la sua casa.
Per rilevarla e riassumere una parte dei suoi colleghi finiti in mezzo alla strada, proprio nelle stesse ore in cui suo figlio, nato prematuro con una malformazione cardiaca, lottava in ospedale. Il piccolo Alessandro ce l’ha fatta e Muscia pure, alla grande, anche grazie alla forza che gli ha dato suo figlio. Tanto che a Nicola Campiotti, il regista esordiente che stregato dalla sua storia ha deciso di farne un film tv ha detto che “Il coraggio per fare tutto quello che ho fatto me lo ha dato mio figlio, che in bilico tra la vita e la morte è riuscito a restare nella vita. Da quel giorno non ho più avuto paura di niente”.
Muscia, che nel film tv è interpretato da Beppe Fiorello, specialista di eroi del quotidiano, due anni fa è diventato Cavaliere della Repubblica per decisione del presidente Sergio Mattarella, nel novembre scorso ha pubblicato per Roi edizioni il libro “Tutto per tutto. Come ho fatto rinascere l’azienda che mi aveva licenziato e ho assunto i miei ex colleghi” e ora sta facendo il giro delle trasmissioni tv per raccontare la sua storia. Una star, insomma. Anche se all’Agi dice però che il suo vero obiettivo è "dare serenità e nuove opportunità" ad altri suoi ex colleghi di lavoro.
"Nel 2011 la filiale italiana della multinazionale francese Anovo aveva 320 dipendenti, un portfolio clienti importante e produceva utili. Come un fulmine a ciel sereno, a un certo punto ci comunicarono che la case madre, quotata in Borsa, voleva chiudere la filiale per risanare i conti". Lui, all’inizio riuscì a riassumerne solo otto, adesso a Saronno sono in 32 tutti ripescati dopo la fuoriuscita dall’azienda madre.
E nel frattempo, alla fine dello scorso anno, aprendo una filiale a Torino (dov’è girato il film tv prodotto da Picomedia e Raifiction) Muscia ha un po’ replicato la storia di Saronno: “Ho rilevato una filiale Samsung chiusa da un anno per il fallimento dell’azienda che la gestiva e riassunto gli otto dipendenti che ci lavoravano”. L’anno scorso l'imprenditore ha fatturato due milioni di euro (“quasi un miracolo, per chi come noi vende manodopera”) e entro il 2019 si prefigge di assumere altri dieci dipendenti, pescando tra gli ex colleghi naturalmente.
Adesso ha 50 anni, quanti ne aveva quando è entrato per la prima volta in azienda?
"Ero un 27 enne. Dico sempre, scherzando, che in azienda ho fatto 23 anni di università. All’inizio ero un tecnico specializzato, poi ho ricoperto diversi ruoli fino a a quello di direttore commerciale che avevo quando è crollato tutto".
Cosa successe esattamente?
"Alla fine del 2011 la filiale italiana della Anovo ha dichiarato fallimento. Ma il curatore fallimentare davanti al nostro livello di competenza e agli utili decise di creare un affitto di ramo d’azienda chiedendomi di gestirla per un anno, insieme a 20 colleghi, in attesa che qualcuno la ricapitalizzasse. Ma non si fece avanti nessuno, l’azienda si avviava verso la chiusura definitiva. Ma quel patrimonio umano e professionale non si poteva buttar via. L’azienda la rilevai io, scommettendo sulla mia vita, visto che per ottenere un finanziamento dovetti ipotecare la mia casa. Ma se ce l’abbiamo fatta lo devo anche ai colleghi che con me hanno creduto a questa scommessa. Non avevamo risorse. Ci siamo dovuti occupare personalmente di tutto, anche della ristrutturazione dei locali".
Quando il regista è venuto a cercarla come ha reagito?
"Inizialmente avevo pensato di dover recitare io la mia parte, mi ero pure un po’ illuso. È giovane e molto determinato, questo film tv si deve alla sua forza. Ci ha creduto per primo, e io per secondo. E’ una storia che parla di coraggio, un valore decisivo oggi".
L’interpretazione di Fiorello l’ha convinta?
"Pienamente, mi ha interpretato al meglio. E poi mi è piaciuto come persona. È generoso e anche umile, siamo diventati amici".
Uno dei momenti più drammatici del film tv è quello che racconta la cocente delusione e i relativi drammi esistenziale degli ex colleghi ed amici che lei non incluse nei venti scelti per il primo tentativo di salvataggio dell’azienda. Come si sentì nei panni di chi doveva decidere delle vite altrui?
“Non è stato un momento facile. Ma dovevo farlo, e il criterio è stato esclusivamente quello delle competenze. Scelsi chi mi serviva per i ruoli decisivi in quella fase. E ora siamo in quaranta".
Ma si è emozionato di più rivedendosi in tv o quando il Presidente Mattarella l’ha insignita del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica italiana?
"Ero così emozionato al Quirinale che stentavo a credere di essere io il protagonista del riconoscimento. Mi sembrava di assistere alla premiazione di qualcun altro".