A lessandro Sortino, già Iena Mediaset, già direttore creativo della tv dei vescovi, già a La7, e per Raidue inventore del format Nemo che adesso si è trasformato in Popolo Sovrano, al via il 14 febbraio in prima serata, va molto fiero di non aver mai accostato il suo nome a quello di un partito nei suoi primi 49 anni di vita. “Neanche ho mai presentato un saggio o un romanzo politico. Non rispondo a nessuno, se non alla mia coscienza. Se e quando qualcuno pretenderà di dirmi cosa fare prenderò la porta”, chiarisce all’Agi.
Però adesso è alla guida (ideatore, autore e conduttore con Eva Giovannini e Daniele Piervincenzi) di un nuovo programma dal titolo politicamente sospetto, che ha proposto proprio lui a Carlo Freccero, il direttore di Raidue benedetto da Beppe Grillo. E come era ovvio aspettarsi la prima domanda che gli è piovuta addosso è la seguente: “Un programma che si chiama Popolo Sovrano sarà sovranista? Ragionamento scontato ma a quanto pare sbagliato, perché a Sortino non piacciono gli “ismi” e con la sua trasmissione punta a liberare le parole che ama, “dagli ismi che le soffocano”. Da popolo a sovranità passando per comune, liberandola dal comunismo.
Il titolo non l’avrebbe scelto, insomma, per strizzare l’occhio al governo, ma perché il primo articolo della Costituzione italiana che detta la linea al programma parla di sovranità popolare e lui e i suoi videomaker andranno a narrare i conflitti contemporanei che la rendono complicata. “Racconteremo come il popolo si muove, lamenta, soffre e vota, dai risparmiatori vittime delle banche ai pastori, passando per gli immigrati sgomberati dall’ex fabbrica Penicillina e ora ridotti a “zombie” che si aggirano a poche centinaia di metri dall’edificio che occupavano”.
Sortino racconterà insomma i cambiamenti, e cosa significa tentare di esercitare la sovranità popolare in una società modificata dalla globalizzazione. Ma visto che il cambiamento riguarda (e molto) anche la politica, lui lo affronterà senza per questo essere o sentirsi, sostiene, vicino a Di Maio e Salvini: “Raccontare il cambiamento non significa essere filogovernativi ma onesti, perché chi ci governa non è un usurpatore, è qualcuno che ha vinto le elezioni”, chiarisce, spiegando di non comprendere proprio “l’atteggiamento di chi si sente offeso” perché negli Usa Donald Trump è alla Casa Bianca o perché esistono i gilet gialli. No, lui l’atteggiamento "di chi sta affacciato dal suo attico romano a guardare e lamentarsi” proprio non lo capisce. E insiste sulla sua onestà intellettuale.
“Non sono il solito conduttore che recita la messa cantata” chiarisce, “sono un autore, non un officiante di un rito tv e sarò prismatico come la realtà che racconteremo. Il programma non si accontenterà mai di un solo punto di vista, ma darà voce a tutte le posizioni e a tutte le idee”. Nella sua guerra contro gli ismi coinvolge anche Freccero, che definisce “geniale, uno che non obbedisce a nessuno” e a cui, dice “chi ipotizza una trasmissione sovranista fa sicuramente un torto”. La coppia Freccero-Sortino, insomma non punterebbe al populismo ma alla popolarità. Tanto che sarebbe stato l’approccio televisivo di Freccero ad aiutare a spazzare via ogni “visione fighetta” da Popolo Sovrano. “Ci ha chiesto di realizzare una tv popolare”. Vedremo.