U n Festival di Sanremo che non sarà sovranista ma ha una sua identità - come assicura il direttore di Rai1 Teresa De Santis, alla sua prima prova del fuoco in questo ruolo - e neppure politico, come assicura Claudio Baglioni, alla sua seconda direzione artistica di fila. E come pure assicura Claudio Bisio: "Non parlerò di Venezuela, non parlerò di migranti, né di Bolsonaro e né della Juve e rigori"...".
Sono ore di attesa nel vero senso della parola quelle della 69esima edizione della rassegna che costituisce l'asset chiave della Rai, perché al di là del canone è il Festival la vera cassaforte del servizio pubblico, quella cioè che consente di sostenere altra programmazione nell'intrattenimento.
Quanto incassa il Festival
E i numeri giocano a favore: sono già 28 milioni, o quasi, i ricavi pubblicitari per questa edizione, due-tre milioni in più dello scorso anno. I costi sono stati ulteriormente abbassati, c'è una "dimensione virtuosa nella gestione della spesa", e alla fine, a meno di sorprese dell'ultima ora come l'arrivo di qualche ospite - tipo Riccardo Cocciante, annunciato per mercoledì sera e finora non previsto e al quale si è preferito non rinunciare anche se questo ha un costo - ci potrebbe essere un risparmio che, come avviene da qualche tempo, sfiora il milione di euro sul precedente anno.
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Alcuni dei grandi ospiti italiani che ci saranno in questa edizione "vengono a meno del rimborso spese. Non dirò cifre ma è così, grazie all'attenzione dei colleghi verso Baglioni, e questo ha portato a un grandissimo beneficio. Il lavoro di contrazione spese è sempre molto forte, anche un po' in linea con il clima del Paese che non sembra vivere il momento migliore, bisogna tener conto qualche volta che c'è un Paese che arranca".
Il caso Baglioni
Un Festival "ritenuto strategico dalle aziende, che chiedono di investire", ha aggiunto De Santis, che ha anche ribadito l'inesistenza di un conflitto di interessi di Baglioni nel suo ruolo di direttore artistico del Festival di Sanremo a proposito delle polemiche dei giorni scorsi legate al fatto che diversi degli artisti ospiti ed anche tra quelli in gara appartengono allo stesso gruppo, hanno uno stesso riferimento manageriale.
Il direttore di rete ha parlato di "termine molto vago" quando si parla di conflitto d'interessi, sottolineando quindi che "la produzione culturale nel nostro Paese vive anche di contiguità artistica", una contiguità amichevole, ed anzi "è un'industria che può addirittura fare tesoro" di essa.
Nel caso di Baglioni, quando si fa un contratto ad un artista operante "è evidente che abbia rapporti con il mondo della musica e dunque sta alla sua coscienza, che credo sia molto forte da questo punto di vista, portare avanti la certezza di un risultato e di un prodotto. Un artista con 50 anni di storia non penso che voglia buttare alle ortiche questa esperienza per finire nelle strettoie di chissà quale oscura macchinazione. Non ha bisogno di sovvenzioni né di giochi di potere che non gli competono".
Niente appalti all'esterno
E a sua volta Claudio Fasulo, vice direttore di Rai1 e responsabile dell'area intrattenimento e quindi 'capo' operativo del Festival, ha detto che la Rai "non ha appaltato nulla all'esterno. Stiamo facendo un lavoro basato sulla qualità del prodotto, sia per gli artisti in gara che per gli ospiti. Sfido chiunque, le nostre scelte sono inattaccabili dal punto di vista della qualità, questa situazione è figlia di un mercato molto concentrato ma nell'assoluta trasparenza". La clausola di trasparenza "c'è, è rispettata - ha aggiunto Fasulo - il contratto di Baglioni è in linea con precedenti direttori artistici".
Baglioni non ha toccato il tema, ha invece sottolineato che quello che si apre domani "non è un Festival politico.. a meno che non accadano a mia insaputa delle cose. Nella parte intrattenimento vincerà la leggerezza", a meno, appunto, di cose dell'ultima ora, di un'attualità da cui non si può prescindere.
Perché non ci sono ospiti stranieri
Parlando di ospiti stranieri che non ci sono, Baglioni ha sottolineato che alcuni anni fa la situazione discografica permetteva a questi di venire al Festival di Sanremo, avere un grande uditorio e anche rinunciare a cachet sostanziosi perché si vendevano dischi. Ma oggi i dischi non si vendono e "allora la Rai dovrebbe rompere il 'dindarolo' e strapagare gli artisti, ma la Rai sta lavorando al contenimento dei costi. E non è una 'diminutio' non avere il gruppettino dell'ultimo momento, che magari gli italiani non conoscono e che arriva qui a fare il francobollino e in playback completo..".
La canzone italiana "è ricca di onori e gloria, ha viaggiato in tutto il mondo. L'anno scorso era il Festival che avrebbe portato l'immaginazione, e non avremmo mai pensato di ottenere quel gradimento. L'internazionalità c'è già con molti dei suoi ospiti, come Bocelli, Cocciante".
Baglioni ha aggiunto di sentirsi con "la coscienza a posto nell'aver cercato tra le quasi 400 proposte sottoposte alla commissione selezionatrice" i brani ammessi alla gara, "una fotografia reale della musica italiana corrente". Messo all'incasso il grosso risultato in raccolta pubblicitaria e messo all'incasso che il Teatro Ariston già a metà gennaio era sold out, si parte con la gara. Che cominci la festa della musica.