L a torta con le candeline fatta entrare a sorpresa nella sala degli Arazzi della Rai per celebrare i vent’anni del Montalbano televisivo non è riuscita a salvare fino in fondo, ieri, quella che doveva essere la festosa presentazione dei nuovi due episodi della serie, “L’altro capo del filo”, un giallo sull’omicidio di una donna in una Sicilia toccata dal dolore degli sbarchi dei migranti, in onda l’11 febbraio e, “Un diario del ’43”, in onda il 18 febbraio.
La direttrice della fiction Tinni Andreatta, quella di Raiuno Teresa De Santis, il produttore Carlo Degli Esposti, il regista Alberto Sironi e il protagonista Luca Zingaretti avrebbero voluto parlare a lungo dei numeri da record della serie, dei 34 film tratti dai romanzi di Andrea Camilleri andati in onda in questi vent’anni in prima serata, delle 190 serate, delle punte di ascolto con 12 milioni di italiani incollati allo schermo e della cifra monstre di spettatori totali nei venti anni, addirittura un miliardo e 300 mila.
"Le polemiche politiche non ci interessano"
Ma la stampa convocata aveva un solo chiodo fisso: sapere quanto ci fosse di vero nell’articolo di Repubblica che raccontava di una Rai entrata in fibrillazione quando si era accorta che L’altro capo del filo, scritto da Camilleri tre anni fa, affrontava il tema dei migranti con una visione diversa da quella governativa.
Quella accogliente di cui lo scrittore è paladino da sempre. L’episodio si apre infatti con l’arrivo di un barcone pieno di migranti soccorsi sia dai poliziotti che dai vigatesi, con Montalbano che raccoglie il corpo di un naufrago e sdrammatizza anche i sospetti su presunti infiltrati dell’Isis sul barcone.
Repubblica scriveva che per controbilanciare quelle tesi che arriveranno a tanti milioni di spettatori, la Rai avesse pensato di sostituire, proprio l’11 febbraio, un lunedì, la seconda serata di Fabio Fazio (che tanto simpatico a Salvini non sta e i cui giorni in Rai sembrano contati) con uno speciale di Bruno Vespa dedicato alle elezioni regionali in Abruzzo del 10 febbraio, test elettorale importante. Lo speciale, si sarebbe soffermato, secondo Repubblica, sul voto locale, ma anche sul tema del momento: gli sbarchi dei migranti. Offrendo un altro punto di vista.
Vero o falso? Falso. Nel senso che in Rai non c’è, sostengono, nessuna fibrillazione: "Le polemiche politiche non ci interessano, io trasmetto uno splendido prodotto. Il servizio pubblico dà conto in modo completo degli argomenti legati alla realtà, anche se complessi" ha detto la direttrice di Raiuno De Santis, chiarendo pure che "La Rai non ha nessun imbarazzo verso la fiction Montalbano, se ci fosse stato imbarazzo non ci sarebbe stata la messa in onda".
Pure Carlo Degli Esposti, il produttore di Palomar ha spiegato che lui la Rai la frequenta spesso, e non vede "nessuna preoccupazione in giro", mentre Zingaretti-Montalbano si rifiutava di dire come la pensava sui migranti ("non è questa la sede, andatevi a vedere il mio monologo sui migranti". Nessuna dichiarazione imbarazzante in stile Baglioni alla conferenza stampa di presentazione di Sanremo, insomma. Ma la ricostruzione di Repubblica era, in parte, vera. Nel senso che l’11 febbraio, dopo Montalbano, Fazio lascerà il suo posto a Vespa, per il suo speciale elettorale: "Le elezioni abruzzesi sono un test importante", ha detto la De Santis, e i temi politici sono normalmente trattati da Bruno Vespa, icona dell’informazione". Fazio non perderà il suo appuntamento settimanale, ma slitterà al martedì.
Striscia sovranista dopo il Tg1
Tutti contenti quindi? Mica tanto perché Montalbano non è stato l’unico tema politico della giornata Rai, con Lega e M5S sullo sfondo. Perché a un certo punto è venuto fuori che l’esordio della sovranista Maria Giovanna Maglie alla striscia post Tg1 (l’ipotesi di un tandem con il grillino Peter Gomez, tesi di Repubblica, non è mai esistita, dicono fonti di Raiuno) sarebbe programmata proprio l’11 febbraio, sempre che si faccia in tempo a firmare il contratto e ad allestire una redazione di tre persone. Maglie non potrà incassare più dei 240mila euro l’anno previsti dal tetto Rai, guadagnando molto meno del suo predecessore Giuliano Ferrara, che nel 2011, in epoca pre-tetto incassava circa 4mila euro a puntata.
Per lei la questione economica si incrocia con quella politica: lo spazio informativo dopo il Tg2 verrà gestito internamente, condotto da un giornalista del notiziario a costo zero, elemento che ha fatto imbufalire al grido di "nessuno scippo verrà tollerato" il cdr del Tg1, e che ha fatto uscire allo scoperto anche il direttore del notiziario Giuseppe Carboni, indicato dal M5S ("Sono a disposizione, il Tg1 è pronto, abbiamo il know how per farlo laddove l’azienda lo ritenga utile").
L’Usigrai , sostenuto anche da Fnsi, ne fa più una questione politica e ricordando l’attacco della Maglie al Presidente Mattarella nei giorni della formazione del governo scrive in un comunicato "A quanto pare in Rai si sta aprendo una stagione nuova: per avere un ruolo di primo piano bisogna avere nel curriculum accuse al Presidente della Repubblica di aver violato la Costituzione".
Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, nel pomeriggio si è pure lasciato andare ancora di più sul suo profilo Twitter postando un video in cui la Maglie parlava della Rai "come di un lavandino dell’Italia". E chiosando "E qualcuno in Rai le vuole affidare la prima serata?". Più tardi ha anche twittato: "Maria Giovanna Maglie, alla quale qualcuno in #Rai vuole affidare la striscia informativa in prima serata che fu di Enzo Biagi, non risulta iscritta all'Ordine dei #Giornalisti. Non risulta più iscritta da circa 3 anni".
Insomma, volano stracci che non risparmiano nessuno, neppure il commissario più amato d’Italia. Trattato sempre meglio però del povero Baglioni, che continua ad essere bersagliato per il suo presunto conflitto d’interesse con la Friends and partners di Salzano. Ieri sera Striscia la notizia ha continuato a martellare, svelando che la società di Salzano è in scioglimento e in liquidazione volontaria dal 30 gennaio.