"Il partito Rai è contro di me. Io ho fatto il programma su Grillo, ho lavorato sul format che sta rianimando la rete. Il contratto spetta alla burocrazia del settimo piano che si oppone alla programmazione, lo stesso partito Rai che ha firmato il contratto di Fazio Fazio. E pensare che Grillo non voleva neanche farlo, l'ha convinto il suo agente”. E’ stato questo lo sfogo di Carlo Freccero, inviperito per ritardo al via libera per il suo "C'è Grillo”, prima che ieri sera la Rai sdoganasse il contratto. Il neodirettore di Raidue accusato di ipersovranismo ha raccontato di sentirsi assediato e addirittura messo sotto stress "dal partito Rai che", questa è stata la sua denuncia, "spera ardentemente che io lasci la direzione di Raidue per i continui 'no' che ricevo dal coordinamento".
Il caso del programma atteso per stasera su Raidue in prima serata e dei 30 mila euro di compenso dovuti al fondatore del Movimento 5 stelle per i diritti d'autore ha rischiato di rompere definitivamente i rapporti tra il direttore di Raidue e i vertici Rai, prima che dal settimo piano domenica sera arrivasse la nota che diceva "Al pari degli altri soggetti del sistema tv, la Rai verserà il dovuto per la cessione in licenza dei diritti di diffusione televisiva", destinando il corrispettivo "alla società titolare dei diritti dell’artista".
Freccero che già in occasione della bufera social su Povera Patria, aveva detto all'Agi di "non sentirsi sufficientemente difeso dal settimo piano di viale Mazzini", si è ulteriormente sfogato, durante una riunione con i suoi collaboratori, più che innervosito perché il contratto per la cessione dei diritti d'autore con Aldo Marangoni, l'agente di Grillo, a 24 ore dalla messa in onda non era stato ancora firmato.
Un Grillo solo comico, senza politica
Era trapelato infatti che l’ad Rai Fabrizio Salini stesse pensando a una retromarcia, chiedendo all'agente di Grillo Aldo Marangoni una cessione gratuita dei diritti d'autore (obbligatori). A lui Freccero ha chiesto solo materiale di cui la Rai non aveva i diritti: immagini andate in onda su Tele+, altre comparsate su reti a pagamento. E ha raccomandato ai curatori del programma di montare solo le parti comiche, gli sketch, senza nessuno spazio per gli interventi politici e gli spettacoli post discesa in campo.
"Dopo quest'ultima bufera per due ore di vecchi pezzi comici di Grillo (è boicottato anche sui social, con l’hashtag #facciamorete ndr) una vera follia che ha svelato il volto maccartista del Pd", ha pure esternato Freccero, "chiederò che si pubblichino tutti i compensi dei giornalisti del gruppo l'Espresso che lavorano per la tessera numero 1 del Pd Carlo De Benedetti, il cui peso politico è molto maggiore di un programma comico e di montaggio. Dimostrerò che la Rai non è cambiata, ma è sotto il controllo ideologico del gruppo di De Benedetti".
Mentre il Pd Morassut definiva il programma, su Grillo (e il relativo versamento di 30mila euro) "un episodio da repubblica delle banane" e tanto Pd si infiammava, a difesa dell’ex comico e di Carlo Freccero è sceso in campo il senatore M5s Alberto Airola, membro della commissione di Vigilanza Rai: "Stiamo parlando di un programma di sketch comici e di 30 mila euro di diritti d'autore. Mi sembra che si facciano tanti problemi inutili per un movimento che restituisce decine di milioni, compresi quelli del finanziamento pubblico che Grillo avrebbe potuto tenersi".