«Noi cantanti cosa dovremmo fare, stare zitti? Quando si avvicinano le elezioni ci chiedono di partecipare, di schierarci politicamente. Quando invece parla Claudio Baglioni ed esprime il suo pensiero fuori dal coro, il ministro dell’Interno lo bacchetta dicendo che di politica si deve occupare chi la fa e non chi canta canzonette…». Ermal Meta, il cantautore albanese naturalizzato italiano che l’anno scorso, in coppia con Fabrizio Moro, ha vinto il primo Festival di Sanremo baglioniano con il toccante brano di resistenza agli attacchi terroristici 'Non ci avete fatto niente', ha affidato a un editoriale scritto per La Stampa la sua difesa del direttore artistico, sotto attacco per le sue esternazioni pro migranti durante la conferenza stampa del Festival di Sanremo.
Cosa scrive Ermal Meta su Baglioni
«Baglioni è un uomo di buon senso e sui migranti ha detto solo cose giuste e condivisibili» scrive Meta. «Attaccarlo, o strumentalizzarlo è un errore madornale. Stanno usando la paura dell’altro, la sventolano come uno spauracchio». La politica «sfrutta il tema migranti e lo trasforma in un’arma di distrazione di massa», argomenta l’artista, chiarendo poi che più dei migranti, di gente scappata dalle guerre, si dovrebbero temere «il nepotismo, le mazzette, le infiltrazioni mafiose, i ponti che crollano…».
Mentre Baglioni viene blindato dall’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini, convinto che si debba andare avanti senza esitazione, senza ostacolare né lui né il brand più importante (e più fruttuoso) della Rai, il mondo dello spettacolo si divide tra il partito di chi difende il direttore artistico e la sua licenza di pensiero a spada tratta e quello che, invece, sostiene che gli artisti, soprattutto quelli della tv pubblica, dovrebbero riservare le loro esternazioni politiche a luoghi più neutrali e meno mediatici di una conferenza stampa ufficiale.
Bisio sceglie la penna di Serra
Tra i primi spicca Claudio Bisio, co-conduttore del Festival con Virginia Raffaele (per ora silente) che, avendo scelto come suo autore al Festival la firma sinistrorsa di Repubblica Michele Serra («uno che se c’è da parlare di attualità non si tira indietro», sottolinea) potrebbe provocare qualche altro disagio alla direttora di Raiuno Teresa De Santis: «Sono d’accordo con Baglioni, la sua è stata una dichiarazione assennata e condivisibile. Si può fare intrattenimento senza essere stupidi e ignorare la realtà.
Tra i supporter di Baglioni c’è anche un nome di peso come Renzo Arbore che condivide «la grazia con cui ha detto quello che pensava, tra l’altro rispondendo a una sollecitazione esterna, rifiutandosi di fare il pesce in barile. In Italia la politica è sempre stata ossessionata dalla volontà di controllo della tv», spiega l’artista che, appena glorificato da Carlo Freccero, sarà uno dei mattatori della sua nuova Raidue.
Lo stupore di Mannoia, il no-comment di Magalli
Se la cantautrice Fiorella Mannoia ha consegnato la sua difesa di Baglioni a un tweet («Ma che cosa avrebbe detto di così terribile? Mi sembra una considerazione di buon senso. Io non l’ho capito, giudicate voi») il conduttore de I Fatti Vostri Giancarlo Magalli ha scelto il microfono di 'Un giorno da pecora' per chiarire che se si fosse trovato al posto del direttore artistico quando in conferenza stampa gli è stato chiesta la sua opinione sui migranti della Sea Watch, si sarebbe trincerato dietro un no comment: «Un presentatore ha il diritto di avere delle opinioni come chiunque altro, ma deve avere anche la delicatezza di esprimerle nei luoghi e nei momenti giusto. E forse la conferenza stampa del festival di Sanremo non è il momento giusto per una dichiarazione politica, io non lo farei, ecco, anche se è legittimo, giusto e doveroso avere delle opinioni».
Avrebbero tenuto la bocca chiusa anche Tony Renis («Baglioni è amico mio, ho grande stima di lui però le affermazioni sul festival le avrei evitate») e una vecchia volpe del Festival di Sanremo come Adriano Aragozzini, che ne è stato patron: «Quando hai un incarico importante come quello da direttore artistico non puoi permetterti di fare dichiarazioni su migranti e governo», ha spiegato, chiarendo che se fosse stato il manager di Baglioni gli avrebbe sconsigliato di evitare i riflettori del festival.
E poi c’è chi sta nel mezzo, come Antonio Ricci inventore del tg satirico Striscia la notizia, che, da sempre in polemica con il direttore artistico del Festival, pur schierandosi dalla sua parte sottolinea con una punta di veleno il fatto che nella sua esternazione pro migranti della nave Sea Watch, Baglioni non abbia mai nominato il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Mi dispiace dar ragione a Baglioni anche se per la prima volta nella vita. Però c'è anche un colpo di scena: essendo lui fondamentalmente democristiano, non ha preso posizioni contro un determinato ministro». Ricci invita ad ascoltare con attenzione la risposa di Baglioni: «Si capisce che lui se l'è presa con questo governo, ma anche con i governi precedenti perché per lui l'importante è avere 850 paia di scarpe con un piede solo. In ogni caso però le cose che ha detto sono di assoluto buonsenso, lo ammetto».