L a dodicesima finale di X Factor si apre con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Corinaldo ed è una cosa che ci piace.
Almeno qualcuno comincerà a distogliere lo sguardo dai testi di Sferaebasta, brutti come quelli di mille altri artisti venuti prima e che verranno dopo di lui, e comincerà a concentrarsi sull’unica cosa che conta davvero: l’assurdità assoluta di morire per la partecipazione a eventi di intrattenimento.
In apertura, toccante versione di Heroes di David Bowie a cura dei ragazzi accompagnati da un’orchestra. Il forum è davvero vestito a festa e almeno ci ricordiamo che seguiamo XFactor perché è il programma televisivo meglio fatto della tv italiana.
Entra Marco Mengoni, piccolo consiglio, se togliete il volume e provate a leggere il labiale avrete il sospetto che dica “Sono l’unico decente uscito da questo programma!”. A
lessandro Cattelan, come da tradizione, decide per la finale di vestirsi come un Muppets; pensavamo fosse il peggio conciato, ma poi è arrivato Fedez con una giacca talmente indecente che ci brucerà i pixel della tv. La prima manche prevede un duetto con lo stesso Mengoni.
I concorrenti
Luna (4,5): appena entra in scena, Mengoni accanto a lei sembra suo zio. Cantano “Ti voglio bene veramente” e viene testualmente bene veramente, ma lei sa così tanto di bambina che l’effetto è sempre vagamente imbarazzante.
Quando Agnelli commenta l’esibizione poi chiude con un “Brava, piccola” e in tribunale vale come un’ammissione di colpa: rimettetela a letto che domani c’è scuola! Le sue esibizioni sarebbero anche interessanti se non avessimo già visto dieci anni fa Glee.
Già ce la immaginiamo condurre un programma del mattino su Disney Channel. Non supera la seconda manche, probabilmente perché ha il coprifuoco. La ricreazione è finita, ora torniamo alle equazioni di primo grado.
Anastasio (10): ruba la scena anche a Marco Mengoni, ricevendo una vera ovazione. Se continua così tutto il panorama musicale italiano lo bloccherà su WhatsApp. È una specie di bancomat delle rime, ne ha tirate fuori più lui in una manciata di settimane che Fedez in tutta la sua carriera.
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La sua seconda manche, quella che dovrebbe essere un medley delle sue migliori cover, diventa in pratica un monologo teatrale. Una versione naif e popart della vecchia tv italiana, quella fatta come si deve. Arriva una quantità tale di parole che alla fine sei confuso, non ci capisci più niente, sai solo che vuoi votare Salvini. Chissà perché.
Prima di annunciare il vincitore finale gli consegnano il disco d’oro, tangibile l’emozione di Anastasio nello scoprire cos’è un disco. Vince. Aveva già vinto dopo la prima inquadratura, dopo la prima rima. Giustissimo così. Su Facebook festeggia scrivendo “Prossimo obiettivo: presidenza del consiglio”. Ovviamente si scherza. L’impressione è che ne sentiremo parlare ancora per tanto tempo, forse ben oltre Mengoni, forse ben oltre i Maneskin.
Bowland (9): quando la frontman canta in italiano tutto scompare. Ma sono troppo musicisti e troppo poco televisivi. Stasera tutto è nelle mani del pubblico, ed è un pubblico di ragazzi, con le orecchie riempite di trap; i Bowland li capiranno tra una decina d’anni. Tutto sommato, se pensate che in fondo è un programma televisivo, che loro siano arrivati fin qui è stato quasi un miracolo.
Naomi (6,5): Sarà che l’hanno vestita come Raffaella Carrà, sarà un arrangiamento che suona così retrò, ma sembrava di guardare una puntata di Techeté, alla tv è spuntato il tubo catodico, si vedeva tutto in bianco e nero e anche Cattelan rientrando sembrava Jonny Dorelli. Eravamo al telefono col tecnico di Sky per capire che problema avesse il decoder, quindi l’esibizione non l’abbiamo nemmeno sentita.
In seconda manche inizia a rappare a 100 Km/h. Non è che non sia brava è che fuori da un’inquadratura televisiva te la immagini più alla cassa di un supermercato. Quando sparirà il Mediolanum Forum, i ballerini, i giudici, le luci dei riflettori, lei dove andrà? L’esibizione del medley merita nettamente la finale, in gola c’ha Mina. Ma se avesse anche vinto sarebbe stato uno scandalo. Va bene così.
Gli ospiti
Marco Mengoni: diciamocelo, è il tizio che ha salvato tutto il baraccone. Sono anni che non fanno altro che ripeterci che “No, XFactor è una vetrina… guarda Mengoni!”, non ci fosse stato Mengoni XFactor sarebbe diventato una specie di The Voice. Ma Mengoni è uno, tutti gli altri, vincitori compresi, sono più di 150.
Thegiornalisti: Tommaso Paradiso ha scelto di partecipare perché XFactor è un luogo dove, gli hanno detto, suonano e lui non aveva ancora fatto pipì nell’angolo. Canta il primo pezzo “New York” con gli occhiali da sole e finché non li toglie noi siamo assolutamente convinti sia la sua imitazione de “Le coliche”. Se si fosse messo un cartello che diceva “Ma quanto so’ indie??” sarebbe stato più corretto.
Sia lui che le canzoni funzionano maledettamente bene, è come il tizio che ha inventato il Tiramisù, ha semplicemente trovato la ricetta giusta per fare una cosa che piaccia assai. E tutti quelli che provano a imitarlo ci fanno una figura barbina. Finito di cantare Cattelan non sa come farlo uscire, corre a donare un lungo abbraccio a Lodo Guenzi, non vorremmo sbagliarci ma il giudice pare gli abbia detto “Ma quanto sei indie???”. Poi pretende, per chissà quale motivo, di fare una scivolata sul palco sotto le gambe di Cattelan, ma la gag mette una tristezza infinita; poi causa, presumiamo, fiatone, alle domande del conduttore sbiascica qualcosa di incomprensibile, pare fosse il testo di un nuovo singolo.
Ghali: il trapper “metà italiano e metà tunisino” si veste come un pappone anni ’70 di The Deuce. In tutta la scena trap è il più sopportabile, forse perché, nonostante i temi restino giustamente teen, non è fissato con droghe, soldi e prostitute. Ma resta comunque un ragazzo tecnicamente impreparato e quando lo senti cantare in diretta la cosa diventa tanto palese quanto imbarazzante. Ci duole dirlo, ma non lo salva nemmeno l’autotune.
Muse: sono i Muse, cosa pretendete si debba aggiungere? Momenti che fanno respirare le orecchie. Imbarazzante il momento in cui Cattelan ha dovuto spiegare a Matthew Bellamy che Leo Gassmann è già stato eliminato. Messi insieme in un’inquadratura stretta, Cattelan e Bellamy sembrano una coreografia del Milan prima del derby.
I giudici
Manuel Agnelli (4): l’annata non è andata benissimo. Aveva in mano tre potenziali vincitrici, ma se le è giocate malissimo. Prima Sherol, la voce migliore dell’edizione: ha appannato la sua luce non avendole dato un indirizzo preciso. Poi la Attili, non sfruttando minimamente le potenzialità ecclettiche della ragazzina, che va a casa cliccatissima su qualsiasi piattaforma. Funziona meglio Luna, perché funziona meglio il genere che porta, ma era la prima del trio a dover tornare a casa. Peccato.
L’anno prossimo ha detto che non ci sarà e non è che ci strappiamo i capelli. In questa edizione è stato televisivamente parlando del tutto inutile. Abbiamo aspettato per anni che cominciasse a massacrare senza pietà, ma ha mantenuto sempre un atteggiamento politically correct che stonava troppo con l’idea molto rock che aveva di lui il pubblico.
Lodo Guenzi (8): è un essere umano innamorato della musica, si vede. Sapeva che non avrebbe mai vinto con i Bowland come sa benissimo che i Bowland fuori da qui si faranno valere ugualmente. In una situazione al quale non era del tutto abituato, ha preso il treno in corsa e ha fatto un grandissimo lavoro con ciò che di valore aveva tra le mani, ovvero i Bowland. Ha affrontato da gran signore anche una sorta di velato bullismo a tratti insopportabile da parte degli altri giudici. Ha detto che finora nessuno della produzione l’ha pregato in ginocchio di restare anche l’anno prossimo. Sbagliano, e di grosso.
Mara Maionchi (4): indossa una giacca rubata evidentemente ad una drag queen travestita da Fonzie. Affronta l’ultima puntata come l’ultimo giorno di scuola. Parla e si dimentica le parole e quando se le ricorda ne approfitta per festeggiare mandando tutti a quel paese. Per quanto ci riguarda la salutiamo volentieri e con tanto affetto e rispetto. La svolta al tavolo è necessaria, resti Lodo e tutti a casa. D’altra parte può fare una bella uscita da vincitrice, meglio di così?
Fedez (6,5): apre le danze, dopo l’eliminazione dei Bowland, ringraziando Lodo Guenzi per il coraggio con il quale ha affrontato il ruolo, sembra una scommessa persa con gli amici del bar dopo troppe grappini “Scommettete che riesco a lodare Lodo senza scoppiare a ridere?? Lodare Lodo?? L’avete capita??”; ha vinto, giro di Vov portato a casa.
Non ci può proprio credere di aver portato Naomi fino alla finale, non ci credeva più da settimane; e nemmeno noi, perché in fondo siamo romantici e pensiamo ancora a valutare la musica di XFactor come se fosse davvero musica. L’anno prossimo non ci sarà, come Agnelli, ma trovare un altro personaggio che abbia (sempre più vagamente) a che fare con la musica e che regga come lui la drammaturgia del format sarà complicato.
Dice che vuole tornare a concentrarsi sulla musica, ma a dire il vero non è che da questa parte noi fossimo esattamente in pensiero. Cioè, volesse soffermarsi un altro paio di annetti a noi starebbe benissimo. Nel discorso di saluti finale dice che XFactor è il programma più bello della televisione italiana, “e pensa quando non ci sarai tu!” commenta qualche lingua maliziosa.
Alessandro Cattelan (10): risulta sempre la parte migliore dello show. Doma un cavallo potenzialmente pazzo, da un ritmo che nessuno nella tv italiana regge come lui. Risulta vagamente più annoiato quest’anno ma quel palco è casa sua e se non è questo almeno quello di Sanremo. Qualcuno dalle parti di viale Mazzini scommettiamo che c’ha già pensato e sarebbe un ruolo per lui perfetto e strameritato.