AGI - È stata una prima festosa chiusa con una coda politica quella di ‘Fiesta’ lo spettacolo di Fabio Canino andato in scena ieri sera al teatro Sala Umberto di Roma, dove resterà fino al 26 novermbre. Al debutto, all’indomani della bocciatura del ddl Zan al Senato del progetto teatrale che vent’anni dopo il debutto del cult Fiesta rimette in scena, aggiornandolo, uno spassoso e parecchio autoironico affresco del mondo gay attraverso una festa tra amici, organizzata nel giorno del compleanno dell’icona del mondo gay Raffaella Carrà, c’era un ricco parterre: Pippo Baudo, celebrato da Canino e da una standing ovation a fine spettacolo, il direttore di Raiuno Stefano Coletta, le conduttrici Serena Bortone e Alda D’Eusanio, Leopoldo Mastelloni, e anche Alessandro Zan, il deputato “padre” della disegno di legge sull’omotransfobia.
“Non sapevo fosse tra il pubblico, mi aveva detto che era fuori Roma, altrimenti lo avrei chiamato sul palco a fine spettacolo” , ha spiegato all’AGI all’uscita Canino all’uscita dal teatro, dove pochi minuti prima, raggiunto dai cronisti, Zan spiegava che la sua legge ha comunque contribuito a “creare una coscienza civile” e che gli applausi che aveva appena sentito a teatro “luogo di cultura” erano “ben diversi da quelli scrosciati in Senato” da chi ha contrastato il suo disegno di legge.
Sul palco era stato Canino, dopo l’ovazione sollecitata per Baudo, a chiudere con un discorso politico: “C’è bisogno di spettacoli leggeri come il nostro per rasserenarci in un momento come questo ha esordito, chiarendo quindi “sul ddl Zan abbiamo perso una battaglia, ma torneremo. Ci sta che una legge non passi in democrazia, ma non che si applauda per lo stop a una legge che ha a cuore dei diritti”. Canino ha ricordato quindi che nel foyer del teatro campeggia il murales ispirato alla Carrà di Mr Churro, recentemente vandalizzato nella gay street della capitale: “Alla fine delle repliche il nuovo murales tornerà ad essere ammirato nella gay street”.
Politica a parte, nello spettacolo che Canino ha scritto con Roberto Biondi e Paolo Lanfredini si ride molto e di gusto. A pochi mesi dalla scomparsa della Carrà, icona nazionale venerata dal mondo gay, Canino e compagni rimettono in scena la commedia che spopolò venti anni fa con sei mesi consecutivi di sold out, aggiornando con nuove battute e nuove citazioni i dialoghi serratissimi.
Con Canino,in scena pazzo della Carrà tanto da venerarla con una statuina che la riproduce e che passa di mano in mano per il momento del “gioco della verità”, alla serata gaya della “Fiesta” a casa sua ci sono in scena i suoi due migliori amici Renato (DiegoLongobardi) e Ivano (Sandro Stefanini), il primo infermiere amante della palestra e dei bei ragazzi che per l’occasione indossa pantoloncini di paillettes verdi, il secondo un
aspirante scrittore di poco talento, uomo di fede e truccatore della Ferragni.
La vita sentimental-sessuale è in una fase di battuta d’arresto. A sparigliare la serata arrivano, Giuseppe(Simone Veltroni), un collega di Luca incerto tra identità etero e gay e soprattutto il suo amico totalmente etero Massimo, poliziotto dotato di un fisico pazzesco che manda in tilt Canino e compagni e alla fine resta da solo con il padrone di casa. Il finale è aperto e interattivo, è il pubblico, sollecitato da Canino, a dover votare per tre finali: quello del lieto fine che prevede una capitolazione del poliziotto alla notte nel letto con Canino, quello del “lui non ci sta ma io faccio credere agli altri che siamo stati insieme”, e quello del “lui non ci sta e basta”. Il pubblico della prima ha votato per il lieto fine della prima opzione”.