U no spettacolo maestoso in uno scenario epico e unico al mondo. Nelle intenzioni degli organizzatori è questo è il musical 'Divo Nerone Opera Rock'. Lo spettacolo che si presenta al pubblico come il più imponente musical mai realizzato, non solo a Roma, per numero delle persone coinvolte, tra tecnici e attori, e per dimensioni del palco (quasi mille metri quadrati, più una tribuna da tremila posti). E come l’evento live dell’anno, anche grazie alla partecipazione di 4 premi oscar oltre alla regia di un ‘nobel’ della televisione italiana, come Gino Landi.
Divo Nerone si svelerà mercoledì 7 giugno a Vigna Barberini, dentro il Palatino, nel cuore del Foro Romano, affaccio sul Colosseo, dopo mesi di discussioni e polemiche. Sono previste rappresentazioni fino al 10 settembre, 6 giorni a settimana, 5 in inglese per i turisti e uno in italiano. Tanti i detrattori dell’operazione, due i partiti in campo: da una parte politici, studiosi e intellettuali schierati con il ‘no’ all’uso del Foro Romano per uno spettacolo commerciale. Dall’altra, una formazione speculare di idee opposte: anche il Foro va vissuto, basta con il concetto di città Museo, apriamo e usiamo i monumenti di Roma anche per fare business, anche per creare ricchezza e reddito che magari si potranno sfruttare per manutenere e valorizzare il patrimonio culturale.
“L’archeologia va vissuta, nessun sacrilegio”
Per ora la partita l’ha vinta la seconda squadra. “Ogni richiesta degli organizzatori è stata esaminata e non ci sono rischi per la tutela dell'area. Il resto sono solo polemiche”, ha spiegato giorni fa il ministro della Cultura, Dario Franceschini, nell’annunciare che Divo Nerone si farà, tutte le carte sono in regola. A supporto erano arrivate anche le parole del soprintendente speciale per i beni archeologici di Roma Francesco Prosperetti pubblicate dal Corriere della Sera. “Sono convinto che l’archeologia troppo spesso è usata per recintare pezzi preziosi di territorio. Al contrario – ha detto Prosperetti - dovrebbero essere parte della nostra vita. Per questo ho pensato che un musical non fosse un sacrilegio, ma un modo di far sentire il Palatino parte della vita delle persone e della città. La mia preoccupazione quindi è stata la tutela, attraverso un allestimento che non portasse danni alle strutture archeologiche".
Interrogazioni e petizioni. Il partito anti-Nerone
Le polemiche sullo spettacolo Divo Nerone sono iniziate dopo l'esposto presentato, venerdì 19 maggio, alla Procura della repubblica di Roma da Nathalie Naim, consigliera radicale del primo municipio della capitale. Il caso è arrivato in Parlamento. L'esposto di Naim punta il dito su 2 principali problemi:
- La trasformazione dell'area archeologica in un parco divertimenti a causa dell'impatto visivo della struttura d'acciaio e dell'illuminazione notturna.
- Il possibile danneggiamento del sito archeologico e dei monumenti circostanti a causa delle vibrazioni provocate da operai, spettatori e artisti.
Ma i nemici di Divo Nerone non finiscono qui. Una petizione on-line per salvare i resti del tempio di Eliogabalo (parte della base piana di appoggio, ndr) che si trovano sotto le impalcature è apparsa, sempre il 19 maggio, sul sito change.org e si rivolge al ministro Franceschini. Un'interrogazione a risposta scritta contro il "sostegno di un evento privato con risorse pubbliche" è stata presentata il 23 maggio dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Francesco Storace, esponente di La Destra, al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e agli assessore alle Attività produttive e alla Cultura.
E ancora: una interrogazione urgente su "come vengono destinati e spesi i soldi dei contribuenti" è stata presentata il 24 maggio da Gianluca Perilli, portavoce 5 stelle in Regione Lazio, alla Giunta Zingaretti. Mentre un’altra interrogazione urgente sui possibili danni al patrimonio storico legati al montaggio del palco è stata presentata dalla senatrice di Sinistra italiana Loredana de Petris al Ministro Franceschini. lo scorso 24 maggio.
La polemica sul patrimonio archeologico
Tre noti archeologi italiani hanno preso posizione nei giorni scorsi su La Repubblica. “Sono favorevole alla valorizzazione, anche creativa, ma questo è un intervento che sconcia lo skyline e il paesaggio. Una cosa incredibile", ha dichiarato niente meno che Andrea Carandini, già ordinario di Archeologia alla Sapienza di Roma, ex presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e presidente del Fai. Sulla stessa linea l'ex sovrintendente alle antichità di Roma, Adriano La Regina, che ha parlato di “insulto al paesaggio archeologico”. E Filippo Coarelli parla di “scempio permesso proprio da chi dovrebbe difendere quei luoghi”.
Al centro della polemica la dimensione del palco. La struttura ha il permesso ministeriale: “Durerà qualche mese, poi verrà smontato. Se non andasse bene, i prossimi anni non si farà più", ha precisato lo scorso 21 maggio il ministro Franceschini, forse spiazzato dalla veemenza di critiche così autorevoli.
Il palco di Divo Nerone si trova a ridosso della chiesa secentesca di San Sebastiano. Un'articolo di Paolo Liverani pubblicato giovedì da Repubblica parla dei possibili danni che possono provocare le vibrazioni alle pareti affrescate nel X secolo. A complicare le cose la "cervellotica riorganizzazione" del patrimonio archeologico romano della quale parla il Corriere della Sera. Il riferimento è alla creazione della Soprintendenza Archeologica e alle recenti sentenze del Tar del Lazio sui direttori dei musei.
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Sulla carta, un’opera colossale
Alea jacta est, direbbe Giulio Cesare. Divo Nerone si farà, mercoledì salirà il sipario, e a quel punto la parola passerà al pubblico. Gli organizzatori, Jacopo Capanna e Christian Casella (Nero Divine ventures), si dicono ottimisti e fiduciosi sulla risposta del botteghino. Certo, non sarà facile riempire una tribuna da tremila posti 6 giorni su 7, per 260 rappresentazioni (80 quelle estive fino al 10 settembre le altre in inverno in diversi teatri romani al chiuso). Solo in estate, ci saranno 5 giorni di spettacolo in inglese e il sabato sarà riservato al pubblico italiano. I biglietti vanno dai 48 a 180 euro. Non uno scherzo andare a break-even. La prevendita, a quanto risulta all’Agi, sarebbe in realtà molto sotto le attese della produzione e dai tour operator coinvolti per l’acquisto dei biglietti gli organizzatori si aspettano una grossa mano proprio nei primi giorni di spettacolo. Si punta molto sui turisti russi, cinesi e inglesi.
Un team di autori hollywoodiano
A Vigna Barberini sul Colle Palatino, affacciata direttamente sul Colosseo, dove nel 2009 gli archeologi portarono alla luce resti della Coenatio Rotunda, la sala da pranzo della Domus Aurea di Nerone, che ruotava giorno e notte imitando i movimenti della Terra. Hanno lavorato all’opera il vincitore di 2 Grammy Awards e celeberrimo autore musicale Franco Migliacci, il regista e coreografo Gino Landi, il tre volte Premio Oscar Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo (anche a lei 3 Oscar per arredo e decoro), la costumista Premio Oscar Gabriella Pescucci e il contributo eccezionale alle musiche del Premio Oscar Luis Bacalov. Questo il cast autoriale. L’opera racconta 14 anni di vita dell’imperatore Nerone, conta su un gruppo di 26 tra ballerini e acrobati, 12 cantanti-attori, selezionati da Franco ed Ernesto Migliacci, Gino Landi ed il coreografo Marco Sellati.
Una gabbia acustica contro i decibel
Divo Nerone è stato finanziato dalla Regione Lazio (un milione e 50mila euro), attraverso la società Lazio Innova che promuove la creazione e lo sviluppo di startup innovative. Allo Stato andrà il 3% degli incassi. “Abbiamo cominciato due anni fa a chiedere i permessi per lo spettacolo alla Soprintendenza statale”, ha spiegato Christian Casella al Corriere della Sera. “Un lasciapassare subordinato all’esito positivo di verifiche tecniche e analisi storiche. Anche noi abbiamo condotto ispezioni geologiche, che si sono rivelate utili per gli studiosi. L’esito? In quell’area c’è ben poco. È un terrapieno. Fra l’altro fino al 2010 è rimasta inaccessibile. L’approvazione da parte del ministero è arrivata solo in seguito al nostro impegno alla tutela e valorizzazione. L’accordo prevede l’impegno a versare allo Stato il 3% degli incassi complessivi. E a titolo di concessione paghiamo una cifra di 250 mila euro per la durata dello show, che s’interromperà solo in coincidenza con il Festival delle Letterature a Massenzio. Per tutti gli acquirenti dei biglietti — è scritto nella presentazione dell’evento — e in accordo con la Soprintendenza, sarà riservato un percorso di accesso alla Domus Arena che permetterà l’affaccio sui Fori in notturna dall’alto della terrazza”. Per evitare proteste per i decibel, è stato previsto un sistema T Max, una ‘gabbia acustica’ che convoglierà i suoni in una direzione precisa.