AGI - Sarà proiettato venerdì prossimo, 15 marzo, alle 16 in anteprima nazionale a Roma, alla Casa del cinema di Villa Borghese il documentario 'Le cicogne di Chernobyl', scritto e diretto da Karim Galici. Protagonisti sono i bambini nati nelle terre contaminate dal disastro della centrale nucleare del 1986 e ospitati per le vacanze estive e di fine anno da famiglie italiane (e non solo) attraverso i 'Progetti Chernobyl', concepiti per consentire ai piccoli di allontanarsi e di ridurre quindi l'assorbimento di radioattivita' nel loro organismo. Dai primi anni '90 e sino agli inizi del 2020 l'Italia ha accolto circa 600 mila bambini bielorussi e oltre 100 mila ucraini, cioè oltre il 60% di tutti i piccoli bielorussi ospitati all'estero nei programmi di accoglienza solidale.
Il regista racconta le loro storie, come quelle di tre fratelli cresciuti separati in tre orfanotrofi e poi riuniti da una grande famiglia o di una ragazza che ha trovato lavoro e stabilità in Sardegna ma poi ha deciso di tornare in patria per amore. A Cagliari, nel cuore del quartiere Marina, dal 2004 esiste la biblioteca interculturale 'Rodnoe Slovo', allestita nella parrocchia di Sant'Eulalia coi libri che i bambini del 'Progetto Chernobyl' hanno portato in Sardegna in segno di amicizia e riconoscenza. "C'è sempre la possibilità di rinascere" è il sottotitolo del docufilm, dedicato alle centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa per il disastro di Chernobyl, ai 'liquidatori' che hanno affrontato l'ignoto per mitigare le conseguenze dell'incidente nucleare e alle centinaia di migliaia di famiglie in Italia e nel resto del mondo che hanno accolto nelle loro case i bambini dell'area contaminata dalle radiazioni.
Oltre il 70% del materiale radioattivo rilasciato si è riversato principalmente in Bielorussia. Qui Galici è riuscito ad avvicinarsi sino a 30 chilometri dalla centrale nucleare. "Abbiamo potuto intervistare chi è sopravvissuto al disastro", ha raccontato il regista a Cagliari, in occasione della presentazione del lungometraggio che in Sardegna debutterà il 19 marzo alle 20 al cinema Greenwich d'Essai di Cagliari. "Siamo entrati nelle zone che furono evacuate con chi ha la fortuna di poter adesso raccontare quei momenti ma ha pagato il prezzo altissimo di perdere la propria casa, la propria cittadina e, in alcuni casi, la propria famiglia. Storie di distruzione che è stato bello raccontare col punto di vista della ricostruzione, a iniziare dalle singole persone sino ai popoli coinvolti e ai loro territori".
La colonna sonora è un mix di composizioni inedite o pezzi eseguiti e interpretati apposta per il documentari, fra i quali la Liturgia di San Giovanni Crisostomo di Tchaikovsky eseguita dal Coro Cattedrale Ortodossa di Minsk e un'originale interpretazione di 'Nanneddu Meu' del gruppo Music Kvatro Plus. Il lungometraggio è l'ultimo capitolo di una trilogia che Galici, assieme all'associazione 'Cittadini del mondo' che promuove i 'Progetti Chernobyl', ha voluto dedicare all'incontro fra culture e nazionalità diverse, con focus sull'Europa Orientale. L'opera è stata finanziata col sostegno della Fondazione di Sardegna e della Regione.