AGI - Nel 2003 Sandra Milo lavorò con Pupi Avati in uno dei suoi film più fortunati, 'Il cuore altrove', candidato alla Palma d'Oro a Cannes e vincitore del David di Donatello per la regia oltre al Nastro d'Argento a Neri Marcorè per la miglior interpretazione maschile.
"La convinsi a fare il mio film soprattutto perchè volevo avere sul set un personaggio che era stato vicino a Federico Fellini, un'attrice a cui rivolgere domande e curiosità sul mio mito cinematografico. E lei era prodiga di dettagli", racconta il regista bolognese in un'intervista telefonica all'AGI. "Quando la chiamai per quel film molto fortunato abbiamo parlato e le prime volte pensavo che quello dell'oca giuliva, della svampita, fosse un ruolo che si era costruita e che non fosse cosi' - ricorda Avati - e invece era tutto vero: Sandra Milo era una persona perennemente stupefatta, ma era di un'ingenuità intelligente, era quasi inconsapevole".
Malgrado abbia recitato con i più grandi registi della storia, "è straordinario che pur essendo un'interprete della storia nobile del cinema italiano, sul set fosse sempre modesta, avesse sempre come un senso di inadeguatezza, un'insicurezza. Al termine di un ciak mi guardava e cercava la mia approvazione - racconta - con lei c'era un rapporto eccezionale in tutto, ma credo che nessuno possa dire che Sandra Milo fosse mai stata negativa in qualcosa. Lei andava sul set come se fosse la prima volta, era sempre innamorata di un progetto e stava vicino a tutti".
Una persona che Pupi Avati ricorda con grande affetto e con la quale, malgrado non avessero più lavorato insieme, si continuava a sentire. "L'amicizia con lei è proseguita nel tempo - racconta - era una donna che voleva bene alle cose, aveva mantenuto un senso di riconoscenza, un entusiasmo e un'ingenuità che in una persona con alle spalle vicende non sempre felici era una cosa eccezionale e sul set portava la sua carica". Ed è proprio questo, confessa Pupi Avati, il suo segreto e il motivo per cui con Federico Fellini si era stabilito un rapporto anche professionale cosi' forte: "Era una batteria sempre carica - spiega il regista - inoltre come altri attori quali, per esempio, Ugo Tognazzi, lei era prevaricante nei riguardi dei personaggi che interpretava. In tutti a uscir fuori prima del ruolo era sempre Sandra Milo".
Alcuni anni fa l'attrice aveva criticato, proprio parlando con l'AGI, l'atteggiamento di alcune colleghe saltate sul carro del movimento #MeToo. "Non capisco chi dice di essere stata molestata da un produttore e poi ci fa tre film: dovevi denunciarlo subito e non guardarlo più in faccia, non continuare a lavorare con lui", aveva detto Sandra Milo. Pupi Avati sorride e dà ragione alla sua ex attrice: "Lei era consapevole dei rapporti che si instauravano sul set come tutti coloro che fanno cinema da più di 20, 30 o 40 anni - spiega - oggi quelle rivendicazioni sono giuste e sacrosante, ma lei riteneva come me che scandalizzarsi dopo tanti anni non ha molte giustificazioni".