AGI - Uno, nessuno e centomila. Regista teatrale di decine di spettacoli, conduttore radiofonico, attore con personaggi come Massimo Troisi e Alberto Sordi, scrittore, docente universitario e, naturalmente, conduttore televisivo.
Michele Mirabella è tante cose in una, un vulcano in piena attività che domani compie 80 anni (è nato a Bitonto il 7 luglio del 1943) tra mille progetti, sempre attraversati da una cultura dalle venature sulfuree e anticonformiste dietro la bonomia e affabilità che lo hanno reso noto. Parla con l’AGI mentre si dirige in aeroporto, a Fiumicino: direzione Sud, prima Bari, poi Napoli, dove domani il volto di ‘Elisir’ festeggerà la ricorrenza a cifra tonda.
“Non mi chiami professore”, esordisce, lui che insegna all’università da 23 anni. “Da ragazzo facevo il supplente alle medie, poi dopo la laurea hanno cominciato a chiamarmi dottore. A teatro quando sei giovane invece ti chiamano per nome, quando sei meno giovane, ma succede di rado, maestro. Eduardo, con cui da ragazzo ho lavorato, voleva essere chiamato direttore, non ho mai capito perché. Io invece ora che ho raggiunto questa veneranda età in effetti preferisco maestro, mi piace, lo associo al concetto di magister, mentre il professore, come il magnifico rettore, è una creazione umoristica della commedia dell’arte, per carità”.
Per strada, è inevitabile, tutti lo riconoscono soprattutto per Elisir, il programma di salute e benessere di Rai3, ma di tutte le sue “incarnazioni”, Mirabella ne preferisce una: quella del regista. “Regista teatrale, ovviamente. Ho diretto più di 60 titoli di prosa e 35 opere liriche. Anche qualche cortometraggio, ma lì ero solo un abile professionista, nel teatro invece mi realizzo di più”.
Pochi, ma fulminanti, i ruoli al cinema, accanto ai protagonisti del cinema italiano, a partire da Massimo Troisi, con cui ha recitato in Ricomincio da tre: “Massimo mi sentiva alla radio, non mi conosceva”, racconta. “La radio, un altro mestiere che amo molto. E insomma, volle conoscermi, perché gli serviva qualcuno in grado di recitare un ruolo difficilissimo, quello dell’amico malato di mente che però non deve dare nessun segnale esterno di questa malattia. Parlammo a lungo di quel ruolo. Poi siamo rimasti amici. Un buon giocatore di biliardo, spiritosissimo, intelligente”.
Altro incontro memorabile, quello con Alberto Sordi, in Troppo forte di Carlo Verdone (con cui Mirabella ha lavorato anche con una piccola parte in Acqua e Sapone): “Le racconto questa: io facevo l’avvocato serio, rigoroso, mentre Sordi faceva quello un po’ sopra le righe, per non dire pazzo. Al secondo giorno di riprese vado da Verdone e gli dico ‘Carlè, sono caduto dalla moto, ho il braccio sinistro bloccato. Fai così, hai solo un giorno di girato, trovane un altro’. In quel momento arriva Sordi, che aveva sentito tutto, e fa: ‘Eh no, che siete pazzi Michele rimane e finisce il film’.
Morale della favola, Verdone studiò per il resto delle riprese delle inquadrature per la mia parte che nascondessero il problema al braccio”. Una bella esperienza, quella del cinema, con incontri trasformati in amicizie “come quella con Pupi Avati, un amico vero”. Ma, sorride Mirabella, “diciamolo: lo facevo per pagarmi il pane. Intendiamoci, ho sempre rifiutato quelle cialtronate scollacciate che ogni tanto si fanno, e dove peraltro neanche si guadagnava poi così tanto”.
Il capitolo principale, tuttavia, è in tv, e si chiama ‘Elisir’. Programma che va in onda addirittura dal 1996: “Mi ha reso un volto Rai – ammette – e io sono devotissimo alla Rai”. 27 anni in cui è successo di tutto, dall’allarme aviaria al caso Di Bella, dalla mucca pazza all’ultima, drammatica pandemia di Covid:
“Qualche volta anche a me chiedono qualche consiglio medico – scherza Mirabella – ma in genere declino. In tutti questi anni il mondo è cambiato, c’è stata un’enorme accelerazione della diffusione delle verità scientifiche, poche, e delle puttanate, troppe. Pensi che io ho fatto tre denunce perché qualcuno usava la mia immagine, persino filmati senza audio, per pubblicizzare delle inutili creme. Bisognerebbe fare leggi più stringenti che controllino questa roba, soprattutto online, i social… il termine virale mi fa schifo, ma purtroppo è proprio così: la disinformazione si diffonde come una malattia, e in campi sensibili come la salute è ancora più grave. Guardi cos’è successo col Covid”.
Una marea di false notizie, attacca Mirabella, “che creano panico, confusione, e obliterano le grandi fatiche della ricerca scientifica. Per fortuna ‘Elisir’ ha un comitato scientifico rigorosissimo, e un conduttore che non dice falsità. In 27 anni, neanche una denuncia”. Malgrado tutto, però, il pubblico è migliorato: “E’ più competente, sì. Più informato, soprattutto nelle età più avanzate. Anche, me lo lasci dire, perché c’è ‘Elisir’: la divulgazione medica dopo di noi è avanzata, ci sono diversi programmi”.
E il futuro? “Dovrei riprendere il programma anche la prossima stagione. Dico dovrei per ragioni scaramantiche. Poi continuo a tenere conferenze all’università, e coltivo i miei interessi letterari, in particolare Dante e Shakespeare”.
E la Rai, che sta vivendo una fase di cambiamento con diversi volti noti che traslocano altrove? “Non mi interessano queste cose. Rispetto le scelte dei colleghi, di chi viene, di chi se ne va, ma francamente sono vicende che non mi appassionano”. Ora è tempo di festeggiamenti per gli 80 anni: in serata l’arrivo in Puglia, “dove mi aspetta la mia sorella gemella. Lì ci abbracceremo, aspetteremo la mezzanotte, festeggeremo insieme, ci facciamo i maccheroni al forno. Poi a Napoli, dove si presentano i palinsesti Rai. E se vado lì – si congeda malizioso – un motivo ci sarà…”.