AGI - A meno di quattro anni dal precedente album di inediti, è uscito oggi “Ti amo come un pazzo” di Mina. Anche stavolta la Tigre di Cremona si è messa all’opera per trovare le canzoni che potessero reggere la forza della sua voce e del mito che ormai la accompagna.
“Mina è una musicista e ragiona da musicista per fare le sue scelte – dice all’AGI Massimiliano Pani, figlio e suo produttore - lei ha una curiosità enorme e una cultura musicale che spazia tra tanti generi, a cominciare dalla classica per arrivare al jazz e tutto quello che c’è in mezzo, il suo rapporto con la musica non è mai cambiato”.
Dodici brani, due cover, “Don Salvato’” di Enzo Avitabile e il capolavoro “Tutto quello che un uomo” di Sergio Cammariere, terzo al Festival di Sanremo del 2003; “Mina nelle canzoni cerca l’emozione – prosegue Pani - cerca qualcosa che veramente arrivi. Questa cosa non è relativa a un genere solo, ci può essere un pezzo che ti strappa l’anima in una 'ballad jazz' come in un pezzo napoletano. Stessa cosa per quanto riguarda l’esecuzione, non cerca la perfezione tecnica ma l’emozione”.
All’interno dell’album anche “Un briciolo di allegria”, il 'featuring' con BLANCO che tanta curiosità ha destato nelle scorse settimane, presente anche nell’album del cantautore vicentino 'Innamorato', uscito la scorsa settimana".
“BLANCO ci ha mandato il pezzo quando il disco era quasi finito – racconta ancora Pani - il pezzo era molto carino, è piaciuto a Mina e quindi lo ha fatto. È bello che un ragazzo del 2003 abbia Mina come suo punto di riferimento e sia quella l’artista che vuole nel suo disco. Questo è anche interessante come riflessione, perché in qualche modo testimonia che Mina è sempre trasversale nel tempo, è contemporanea, è sempre riuscita a inventarsi qualcosa di nuovo da proporre".
"Poi lei ha scelto BLANCO – prosegue - perché BLANCO, insieme a Madame, è sicuramente uno di quelli più talentuosi della nuova generazione”. Massimiliano Pani il 18 aprile ha compiuto 60 anni, il suo lavoro è talmente legato a quello della madre che ormai nella discografia è considerato un po' un custode di quel patrimonio musicale, di quella che è forse la più ricercata e amata voce della storia della musica italiana, l’icona assoluta che viene in mente quando si parla di vocalità femminile.
“Tutta l’equipe che lavora con Mina sente una responsabilità, che è quella di essere all’altezza di quello che lei vuole ottenere. Lei ha una grande competenza in tanti generi musicali e nei suoi dischi c’è di tutto, quindi bisogna essere in grado di passare da una ballad jazz a un pezzo in napoletano, da una bossa nova a un pezzo funk, da un rock a qualunque cosa lei in quel momento abbia in mente, quindi servono musicisti che abbiano un’apertura mentale, pronti a mettere il meglio delle loro capacità al suo servizio. Quindi la responsabilità c’è, si – conclude - ma per cercare di essere all’altezza di quello che il capo vuole”, e ride.