AGI - “Il foglietto con il messaggio di Zelensky letto da Amadeus è un’umiliazione all’Ucraina”. Convinto che, a due settimane dal primo anniversario del conflitto russo-ucraino, in Italia sia in atto una sorta di “rimozione psicologica”, anche lo psichiatra Paolo Crepet si unisce al coro di chi, nonostante la presenza all’Ariston dell’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk e l’omaggio musicale all’Ucraina, giudica inadeguato lo spazio che sarà concesso stasera al presidente Zelensky.
“Nell’anniversario delle foibe, Amadeus ha giustamente sottolineato il valore della memoria, ma se vogliamo davvero ricordare questa guerra la modalità scelta stasera è un’ipocrisia politica - chiarisce Crepet all’Agi - forse per farsi davvero sentire il presidente ucraino avrebbe dovuto chiedere di cantare, visto che sia nei brani sia sul palco si può dire di tutto, come abbiamo visto con il sex toy di Rosa Chemical”.
Secondo Crepet utilizzare il Festival per riportare l’attenzione su una guerra che ci coinvolge ma che stiamo gradualmente dimenticando sarebbe stata una grande opportunità. “Invece pur di non parlarne si è preferito puntare sulla panna montata, sulle polemiche inutili, sui monologhi di chi non conosce il valore della privacy come la Ferragni, sulle provocazioni di Fedez e sull’esasperazione dei look genderless – sottolinea - Il festival ha alzato una cortina di fumo e polvere dando vita a un dibattito politico su temi sociali che ormai non sono più vissuti come problemi dalla gente. E alla fine più del talento di Mengoni nella nostra memoria rimarrà la scenataccia di Blanco”.