L a 73esima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo si apre con l’inno nazionale cantato da Gianni Morandi dinanzi a Mattarella, primo Presidente della storia a presenziare al Festival di Sanremo. Poi Roberto Benigni legge e commenta la Costituzione (qualcuno gli regali un altro libro). E ancora non sono partiti con la musica. Per tutti quelli impauriti dalla durata astrofisica di questo Festival da 28 (ventotto) artisti in gara, basti pensare che Amadeus oggi ha salutato la sala stampa con un preoccupante “Ci vediamo dall’altra parte”. Lo show assume un senso verso la mezzanotte; sul palco pura macelleria per i social: BLANCO durante l’interpretazione del suo nuovo singolo non sente la voce in cuffia dunque pensa bene di distruggere il roseto piazzato alle sue spalle. Abbiamo anche la prima classifica, nella top five in ordine Marco Mengoni, Elodie, Coma_Cose, Ultimo e Leo Gassmann; secondo noi meritavano qualcosa in più gIANMARIA e Mara Sattei, ma tutto sommato è un risultato abbastanza prevedibile.
Anna Oxa - "Sali (Canto dell'anima)" – Voto 6: Anna Oxa, in versione Patti Smith e diretta da Biff Tannen, canta un brano particolarmente “alto”, forse troppo per un Festival di Sanremo, che anzi lei in certi punti stropiccia un po' con un’interpretazione a tratti esagerata, regalando immediatamente materiale per innumerevoli meme. L’ultimo posto è totalmente ingiusto.
gIANMARIA - "Mostro" – Voto 7: gIANMARIA, simpatico ibrido tra Jim Morrison, un NSYNC e uno appena uscito da un after, canta con il giusto trasporto, la giusta scoordinazione, che poi è un suo marchio di fabbrica, un brano totalmente suo; ovvero nostalgico ma senza sprofondare in inutili ermetismi ma, soprattutto, onesto, che non insegue l’efficacia a buon mercato, che non vuole accontentare nessuno. Bene.
Mr. Rain - "Supereroi" – Voto 6: Mr. Rain è un po' una versione ripulita, meno pretenziosa e più credibile di Achille Lauro, infatti il brano non è affatto male, purtroppo non affonda mai e scorre abbastanza liscio. Il coro di bambini è delizioso e perfino funzionale al pezzo, nel senso che i bimbi cantano anche meglio di lui; ma la scenetta finale, quando due di loro, con le ali di cartapesta attaccate sulla schiena, si alzano e vanno incontro per prendersi per mano, farebbe salire la nausea anche a SpongeBob.
Marco Mengoni - "Due vite" – Voto 8,5: Già ve lo vedete dentro l’ultima inquadratura di questa edizione del Festival, vero? E fate bene perché è un pezzo meraviglioso, che emoziona senza rinunciare ai lineamenti pop, che resta non perché ti tira dentro ad un tranello ma perché ciò che dice, semplicemente, resta.
Ariete - "Mare di guai" – Voto 5,5: Ariete è il meglio che ha da offrire al momento il pop adolescenziale (e non sia percepito come una qualsivoglia squalifica), “Mare di guai” è un buon pezzo, costruito con i colori nostalgici che caratterizzano la musica di Ariete, è solido e significativo. Peccato l’esibizione condizionata da troppa emozione, con gli ascolti salirà, al momento, spiace, non è sufficiente.
Ultimo - "Alba" – Voto 6: Il brano viene scalato da un crescendo costante, niente ritornello, si parte con un parlato, a dir la verità, un po' approssimativo, per crescere, nelle intenzioni e anche nell’interpretazione, fino, ad un certo punto, a diventare praticamente un dramma, a tal punto che questa cosa un po' ti fa uscire dall’ascolto ed esclamare: “Oh, Nic, calma, anche meno, non è successo niente! Non si risolvono così le cose!”. Comunque, si tratta di un tipico brano di Ultimo, solido come tutti i brani di Ultimo, leggero e ridondante come tutti i brani di Ultimo. Il problema infatti è che forse ci aspettavamo qualcosa di speciale, e invece.
Coma_Cose - "L'addio" – Voto 8: Brano nostalgico e totalmente, totalmente, autentico, ci si sente quasi dei voyeur, questa canzone non si ascolta, si origlia e poi si piange e poi si sorride e poi vorresti riascoltarla come fanno i bambini con la favola preferita. Emozionante anche l’interpretazione; bravissimi.
Elodie - "Due" – Voto 5: Elodie, stasera a metà tra Beyoncé e Giacomo Poretti a Mai dire Gol vestito da avvoltoio, è l’indiscussa regina del pop italiano, un pop che, anche grazie al suo contributo, si fa sempre più evanescente. “Due” in radio andrà bene ma non tocca mai, passerà.
Leo Gassmann - "Terzo cuore" – Voto 7,5: Bisogna dire che la combo Gassmann/Zanotti, inteso come il frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, che ha composto il brano, funziona proprio bene. Mai visto un Leo Gassmann così, come se fosse improvvisamente sbocciato, finalmente centrato, divertito, presente. Il brano è leggero, colorato e ricco di intuizioni. Ottime notizie insomma.
I Cugini di Campagna - "Lettera 22" – Voto 5: Il brano, scritto da La Rappresentante di Lista, potrebbe anche essere valido, ma è totalmente slegato dai Cugini di Campagna, sotto ogni punto di vista. È una questione di scelta del pezzo, perché loro fanno la loro parte cantando bene, forse meglio di tutti; ma è tutto poco credibile. Non era meglio provare a ripresentarsi con un brano più colorato? Più immediato?
Gianluca Grignani - "Quando ti manca il fiato" – Voto 5: Brano molto personale, talmente personale che più che in gara o come ospite, Grignani sembra essere salito sul palco per dire la sua cosa, la dice, alla sua maniera, e poi se ne va. Legittima l’emozione sua nel cantarla e certamente di qualcuno nel sentirla, ma il brano non è entusiasmante; forse guadagnerà punti una volta inciso.
Olly - "Polvere" – Voto 4: Olly potrebbe essersi inventato il cafonal pop, questa “Polvere”, infarcita di autotune e movenze incomprensibili, non va proprio, respinge ancor prima di convincerti ad accennare un ancheggiamento. Bocciato.
Colla Zio - "Non mi va" – Voto 4,5: I Colla Zio sono la risposta italiana ai Party Posse, la boy band di Bart, Nelson, Milhouse e Ralph in una nota puntata dei Simpson. Il brano funzionerà molto meglio in streaming; così, dal vivo, a primo ascolto, ne percepiamo la freschezza, ma al contempo desideriamo non sentirlo mai più nella nostra vita.
Mara Sattei - "Duemilaminuti" – Voto 6,5: Brano particolarmente incisivo che Mara Sattei condisce con la sua interpretazione, perfetta anche quando in certi punti cede, quando lascia spazio a respiri profondi, imperfezioni, che rendono il pezzo umano, vicino, efficace.