AGI - “L'età dell'oro delle serie tv si sta improvvisamente affievolendo”, titola il New York Times. Meglio, l’era della “peak tv”, del “picco della tv”, l’età dell’oro, dell’affollamento dei programmi televisivi sta progressivamente scemando.
Ovvero, “la fornitura infinita di nuova programmazione che ha contribuito a definire l'era dello streaming - generando spettacoli a un ritmo vertiginoso ma anche travolgendo gli spettatori con troppe occasioni di scelta - sembra finalmente rallentare”, analizza il New York Times, tant’è che, dati alla mano, “il numero di serie sceneggiate per adulti ordinate da reti televisive e società di streaming destinate al pubblico statunitense è diminuito del 24% nella seconda metà di quest'anno, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso”, stando ad Ampere Analysis, società di ricerca. Rispetto al 2019, si tratta di un calo del 40%. Cosa significa questo?
Secondo il Times, ”il calo è il risultato di una resa dei conti più ampia all'interno dell'industria dell'intrattenimento”, in quanto per anni i dirigenti televisivi “hanno investito miliardi di dollari in serie Tv per aiutare a costruire i loro servizi di streaming e inseguire gli abbonati”, ciò che si è però rivelato un affare solo “per scrittori e produttori dal profilo elevato che hanno portato a casa accordi a otto o nove cifre”. Chi ci ha guadagnato sarebbero gli attori, i registi e le maestranze in genere impiegate in gran numero ma gli investimenti non si sono rivelati altrettanto fruttuosi per le società, specie dopo che Netflix dalla primavera scorsa ha annunciato di aver perso abbonati per la prima volta nel corso del decennio. E così negli ultimi mesi le produzioni dedite al mercato dell’intrattenimento hanno cominciato a preoccuparsi sono sempre più per il rallentamento dell'economia e per un mercato pubblicitario via via più problematico. E questo si è riflesso inevitabilmente sul fatto che dall’estate scorsa decine di dirigenti sono stati bruscamente licenziati, sono state adottate rigide misure di riduzione dei costi e l’esodo del personale ha preso piede in tutto il settore.
Lo stesso è accaduto per le serie, il cui recente calo negli ordini ha seguito la stessa traiettoria. E se per esempio il numero di quelle ordinate nei primi sei mesi dell'anno non ha mostrato in un primo momento segni di cedimento, nei mesi successivi quel mercato si è prosciugato in fretta, tant’è che “gli addetti ai lavori di Hollywood hanno ritenuto inevitabile un taglio sugli ordini complessivi delle serie, specialmente quando molti dirigenti non davano importanza ai margini di profitto e ordinavano però serie complete senza nemmeno dare uno sguardo ad una sceneggiatura”, riferisce il Times. Come a dire, troppi sprechi.
Per fare un esempio, solo la Warner Bros. Discovery, società costituita ad aprile, deve già affrontare un debito di circa 50 miliardi di dollari ed è dovuta ricorrere ai ripari con un intransigente taglio dei costi. Insomma, tutto poco conveniente.